(Fonte: "Affari&Finanza")
(...) Intelligenza artificiale, autonomazione e robotica sono alcune delle innovazioni tecnologiche che avranno nei prossimi anni un forte impatto sul mondo del lavoro.
Uno scenario che preoccupa, visto da alcuni come una minaccia per via della disoccupazione che potrebbe scaturirne, considerato che le macchine andranno in molti casi a sostituire gli esseri umani. Mentre altri guardano a questa evoluzione come a un'opportunità: diversi studi evidenziano infatti come queste innovazioni potrebbero creare nuove prospettive professionali, a patto di saperle sfruttare aggiornando le proprie competenze e continuando a formarsi.
Una recente indagine Ocse sottolinea come nei paesi industrializzati un posto di lavoro su due potrebbe essere presto sostituito dall'intelligenza artificiale; quasi certamente uno su sei. Mentre secondo uno studio del World Economic Forum (...) entro il 2025 i robot potranno gestire il 52% dei compiti attualmente svolti dagli esseri umani, ossia quasi il doppio rispetto a oggi.
Riqualificando il personale e aggiornandone le competenze, alla fine però il bilancio potrebbe essere positivo, con la creazione di più posti rispetto a quelli che verranno cancellati. Infatti, a fronte dei 75 milioni di posti di lavoro in via di estinzione fino al 2022, secondo lo studio l'affermarsi delle nuove tecnologie potrebbe creare 133 milioni di nuovi ruoli. I più interessati dalla sotituzione dei robot saranno i settori industriale, della contabilità, della gestione clienti, postale e di segreteria. Si salveranno i lavori in cui sono fondamentali le "abilità umane" come vendite, marketing e servizio clienti, insieme all'e-commerce e alla gestione dei social media.
Guardando all'Italia, secondo l'organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, il 15% dei posti è "a rischio automazione" mentre il 35,5% presenta un "rischio significativo".
(...)
Gli italiani si mostrano positivi verso le nuove tecnologie. Non temono, infatti, l'intelligenza artificiale, ma guardano a questa innovazione come a un'opportunità. Due terzi dei dipendenti coinvolti nell'indagine ritiene che automazione, robotica e intelligenza artificiale influenzeranno positivamente il proprio lavoro nei prossimi cinque o dieci anni e l'80% considera positivamente il crescente impatto della tecnologia sul mondo del lavoro.
(...)
Solo il 9% delle aziende prevede, nei prossimi due anni, di ridurre il numero dei suoi dipendenti grazie alle funzioni di automazione. La maggior parte (69%) ritiene che il numero dei dipendenti complessivamente non cambierà. Inoltre il 18% sostiene addirittura che la forza lavoro aumenterà proprio grazie all'automazione. Su quest'ultimo fronte, i maggiori incrementi di personale sono previsti nei dipartimenti It. Mentre torna anche in questo caso con forza il ruolo centrale della formazione: la maggior parte del campione coinvolto (...) intende infatti formare e aumentare le competenze dei dipendenti che già sono in azienda per orientarli verso percorsi di crescita, piuttosto che cercare all'esterno nuovi talenti.
(Conosci già il nostro sito? Si chiama QualitiAmo - La Qualità gratis sul web ed è pieno di consigli per chi si occupa di Qualità, ISO 9001 e certificazione)
(...) Intelligenza artificiale, autonomazione e robotica sono alcune delle innovazioni tecnologiche che avranno nei prossimi anni un forte impatto sul mondo del lavoro.
Uno scenario che preoccupa, visto da alcuni come una minaccia per via della disoccupazione che potrebbe scaturirne, considerato che le macchine andranno in molti casi a sostituire gli esseri umani. Mentre altri guardano a questa evoluzione come a un'opportunità: diversi studi evidenziano infatti come queste innovazioni potrebbero creare nuove prospettive professionali, a patto di saperle sfruttare aggiornando le proprie competenze e continuando a formarsi.
Una recente indagine Ocse sottolinea come nei paesi industrializzati un posto di lavoro su due potrebbe essere presto sostituito dall'intelligenza artificiale; quasi certamente uno su sei. Mentre secondo uno studio del World Economic Forum (...) entro il 2025 i robot potranno gestire il 52% dei compiti attualmente svolti dagli esseri umani, ossia quasi il doppio rispetto a oggi.
Riqualificando il personale e aggiornandone le competenze, alla fine però il bilancio potrebbe essere positivo, con la creazione di più posti rispetto a quelli che verranno cancellati. Infatti, a fronte dei 75 milioni di posti di lavoro in via di estinzione fino al 2022, secondo lo studio l'affermarsi delle nuove tecnologie potrebbe creare 133 milioni di nuovi ruoli. I più interessati dalla sotituzione dei robot saranno i settori industriale, della contabilità, della gestione clienti, postale e di segreteria. Si salveranno i lavori in cui sono fondamentali le "abilità umane" come vendite, marketing e servizio clienti, insieme all'e-commerce e alla gestione dei social media.
Guardando all'Italia, secondo l'organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, il 15% dei posti è "a rischio automazione" mentre il 35,5% presenta un "rischio significativo".
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Gli italiani si mostrano positivi verso le nuove tecnologie. Non temono, infatti, l'intelligenza artificiale, ma guardano a questa innovazione come a un'opportunità. Due terzi dei dipendenti coinvolti nell'indagine ritiene che automazione, robotica e intelligenza artificiale influenzeranno positivamente il proprio lavoro nei prossimi cinque o dieci anni e l'80% considera positivamente il crescente impatto della tecnologia sul mondo del lavoro.
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Solo il 9% delle aziende prevede, nei prossimi due anni, di ridurre il numero dei suoi dipendenti grazie alle funzioni di automazione. La maggior parte (69%) ritiene che il numero dei dipendenti complessivamente non cambierà. Inoltre il 18% sostiene addirittura che la forza lavoro aumenterà proprio grazie all'automazione. Su quest'ultimo fronte, i maggiori incrementi di personale sono previsti nei dipartimenti It. Mentre torna anche in questo caso con forza il ruolo centrale della formazione: la maggior parte del campione coinvolto (...) intende infatti formare e aumentare le competenze dei dipendenti che già sono in azienda per orientarli verso percorsi di crescita, piuttosto che cercare all'esterno nuovi talenti.
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