martedì 31 luglio 2018

Meno ore al lavoro ma senza social network

La ricetta sperimentata da un'azienda bavarese: 30 ore invece di 40 per i dipendenti ai quali però vengono vietati cellulari, email e internet a uso personale. Social e pausa pranzo sacrificati in nome del tempo libero. Ce ne parla "la Repubblica". E voi cosa ne pensate?

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lunedì 30 luglio 2018

Stipendio, per l'86% degli italiani è ora di un aumento

La ricerca di Monster: per il 64% la richiesta sarebbe leggermemente superiore e per il 22% nettamente superiore. Per sei intervistati su dieci il momento migliore per richiedere un aumento di stipendio è al termine di un buon lavoro svolto. Ce ne parla "la Repubblica".

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venerdì 27 luglio 2018

15 domande intelligenti da porre alla fine di un colloquio di lavoro

Quali domande dovreste porre una volta terminato un colloquio di lavoro? "Business Insider Italia ce ne suggerisce qualcuna".

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giovedì 26 luglio 2018

L’open space finisce sotto accusa

Un altro articolo sui danni che l'open space crea negli ambienti di lavoro. La fonte è "Il Corriere della Sera".

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mercoledì 25 luglio 2018

Poka Yoke

Il Poka Yoke è uno strumento che qualsiasi professionista della qualità conosce bene.
Quello che magari si sa meno bene è che esistono due tipologie distinte di Poka Yoke:

il Control Poka Yoke che si ha quando si rende impossibile fare un errore all'interno di un processo e il cui esempio classico è la presa USB che non è possibile inserire al contrario in un alloggiamento apposito

il Warning Poka Yoke che è un sistema che, mediante una segnalazione visiva o sonora, fa in modo di non farvi commettere un errore. Un classico esempio sono le automobili che hanno un allarme sonoro che scatta ogni volta che abbandonate la macchina lasciando le luci accese.
Le macchine che, invece, spengono da sole le luci quando spegnete il motore applicano il Control Poka Yoke, cioè non richiedono l'intervento umano.

In ogni caso, per applicare il Poka Yoke bisogna passare attraverso quattro step:
  1. prendere coscienza che tutti commettono errori ma che chi ricopre il ruolo di responsabile dell'area ne è responsabile;
  2. verificare quali errori vengono commessi in maggiore quantità all'interno di un processo (si potrebbe parlare anche di "vital few"). L'impatto che deriva dall'applicare dei metodi di controllo per evitare che gli errori "vital few" capitino è incredibilmente maggiore rispetto a quello che si ottiene cercando di ridurre a caso gli errori che si verificano;
  3. affrontare gli errori più comuni mediante l'analisi della loro causa scatenante (con la metodologia dei 5 perché o con il diagramma di Ishikawa) e applicare poi il control Poka Yoke o il Warning Poka Yoke per evitare che si ripetano;
  4. l'ultimo passaggio è quello di redigere una procedura (ed eventualmente una checklist) che impedisca alla gente di sbagliare e formare le persone in base ad essa
Chi di voi applica questo strumento?

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martedì 24 luglio 2018

Perché le aziende non si fidano dei cloud?

"Il Corriere della Sera" ci racconta come mai le aziende ancora non si fidino dei cloud. Quali sono le vostre esperienze in merito?

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lunedì 23 luglio 2018

Ricevere mail maleducate in ufficio ci rende più stressati

Un articolo de: "la Repubblica" spiega cosa ci succede quando riceviamo email maleducate. Voi vi fate coinvolgere?

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venerdì 20 luglio 2018

Lo strumento dei 5 perché

Dello strumento dei 5 perché abbiamo parlato spesso su QualitiAmo (qui trovate anche un modulo per applicarlo) ma questo articolo (qui la traduzione eseguita col traduttore di Google) mi ha fornito l'occasione per riproporlo alla vostra attenzione perché è uno degli strumenti più semplici da applicare ma non è affatto banale e funziona benissimo con problemi che abbiano una o poche cause scatenanti.

Lo strumento è anche estremamente utile per coinvolgere le persone nel processo perché è estremamente difficile che qualcuno non abbia una propria idea in merito a ciò che sta succedendo in una faccenda con la quale ha familiarità.
Attenzione, però, a mettere le persone a loro agio e a non costringerle ad avere paura nel caso di un'osservazione errata o con questo strumento non andrete da nessuna parte. Il suggerimento di Deming di eliminare la paura è sempre validissimo! Più paura avranno le persone che utilizzano un certo strumento e meno probabilità ci saranno che abbiano davvero voglia di apportare qualche cambiamento.

Voi usate questo strumento? Volete raccontarci qualcosa?

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giovedì 19 luglio 2018

Ci si licenzia soprattutto a causa del capo

Oggi vi propongo questa riflessione che ho letto su LinkedIn (è in inglese ma cercherò di riportarvi i punti fondamentali) e che mi è sembrata interessante.

Si parte con un numero impressionate riportato da "Forbes": due lavoratori su tre si licenziano perché non si sentono abbastanza apprezzati dai loro superiori.
Si ritorna, quindi, su un concetto che è già stato affrontato su queste pagine: le persone non si licenziano da realtà nelle quali non si trovano bene ma da capi con i quali non riescono a lavorare.

Le persone non sono oggetti di cui avvalersi quando ne abbiamo bisogno e fino a quando i manager non capiranno questa semplice verità sarà difficile per loro ottenere una fidelizzazione dei collaboratori.

I collaboratori non avranno nessuna voglia di rimanere a lavorare per qualcuno che:
  • non li apprezza e non li supporta
  • non offre loro alcuna opportunità per crescere e imparare
  • non ha integrità
  • non ha fiducia in loro e non li rispetta
  • non riconosce il lavoro che fanno e non fa in modo di ricompensarli adeguatamente
  • li controlla in maniera ossessiva
Cosa ne pensate?

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mercoledì 18 luglio 2018

Ore libere come incentivo aziendale

"Il Corriere della Sera" ci racconta come in molte realtà le persone abbiano iniziato a scegliere di avere a disposizione più tempo libero invece di più soldi nella busta paga. Cosa ne pensate?

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martedì 17 luglio 2018

Perché si sbaglia a fare una valutazione dei rischi (4)

Per cercare di porre rimedio a tutti i fattori che possono influenzare negativamente un'analisi dei rischi si può adottare un approccio chiamato "RISK" dalle iniziali delle parole:
  • Realize ("Capire, comprendere, rendersi conto") - in questa prima fase il management deve avviare il progetto in maniera formale mettendo a disposizione tutto ciò che serve. Vanno compresi e analizzati tutti i rischi potenziali e le ipotesi ad essi collegati e previste le eventuali azioni necessarie per mitigarli
  • Instigate ("Far partire") - le attività necessarie per mitigare i rischi (e le eventuali misurazioni ad esse associate) vanno avviate. Si raccolgono i risultati per introdurre la fase successiva
  • Substantiate ("Convalidare") - mediante i dati raccolti nel tempo, si riesaminano le azioni decise e applicate in precedenza per vedere se hanno avuto effetto ed, eventualmente, si apportano gli aggiustamenti necessari
  • Know ("Costruire la conoscenza") - si prepara un report formaleper identificare tutto ciò che si è imparato in questo progetto (fattori critici che hanno portato al suo successo o al suo insuccesso, costi, benefici, ecc.). Lo scopo è quello di mantenere la conoscenza acquisita e, se possibile  trasferirla a progetti simili
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lunedì 16 luglio 2018

Perché si sbaglia a fare una valutazione dei rischi (3)

Il terzo motivo che porta a una valutazione dei rischi errata è non avere ben chiaro il nostro obiettivo.

Anche se può sembrare assurdo, un obiettivo poco chiaro fa in modo che gli strumenti e i metodi scelti per il risk assessment possano non essere i più adatti e che nella nostra valutazione non vengano inclusi alcuni fattori che, invece, sarebbero fondamentali.

Ad esempio, alcune organizzazioni separano i rischi per il cliente da quelli che potrebbero mettere in difficoltà l'organizzazione stessa.
Avere ben chiaro il nostro obiettivo ci porterà a fare una valutazione più corretta, precisa e centrata.

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venerdì 13 luglio 2018

Perché si sbaglia a fare una valutazione dei rischi (2)

Il secondo motivo per cui spesso si sbaglia a fare una valutazione dei rischi se, ad esempio, proviamo a ragionare su un prodotto è che non si tiene conto del suo intero ciclo di vita.

Sebbene la valutazione dei rischi potenziali si faccia, solitamente, in team per avere una visione quanto più completa possibile dei potenziali accadimenti, se non abbiamo in mano dei dati certi dobbiamo basarci solamente su ipotesi e speculazioni.
Le decisioni migliori, ovviamente, vengono prese usando le informazioni reali e, quando è possibile, bisognerebbe farlo in tutto l'arco di vita di un prodotto perché i rischi cambiano a seconda della particolare situazione in cui si trova. Se non è possibile basarsi su una raccolta dati perché dobbiamo stimare i rischi associati - ad esempio - a un nuovo prodotto, ecco che dovremmo aggiornare il nostro risk assessment periodicamente, seguendo il prodotto durante tutta la sua vita.

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giovedì 12 luglio 2018

Perché si sbaglia a fare una valutazione dei rischi

Saper fare un'attenta valutazione dei rischi è considerato, ormai, una competenza normale per un professionista della qualità.
Vediamo, allora, quali sono le cause più frequenti che portano a una valutazione dei rischi fatta male.

Il primo fattore è sicuramente la scelta di criteri per la valutazione non sono adatti.
Ci troviamo in questa situazione ogni volta che, per valutare un rischio, ci affidiamo a criteri che non si relazionano correttamente al rischio potenziale e che non sono quindi in grado di cogliere ciò che deve essere gestito per liminare o mitigare il rischio.

Questa è una situazione che ritroviamo di frequente nelle organizzazioni che hanno cercato di basare la valutazione dei rischi copiando gli spunti di altre realtà e che hanno tralasciato del tutto il percorso di adattamento ai loro prodotti, ai valori dell'azienda, al contesto in cui opera, agli uomini che vi lavorano, ecc.

Domani vedremo insieme la seconda causa che porta a una valutazione dei rischi fallimentare. nel frattempo volete provare a compilare voi un elenco?

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martedì 10 luglio 2018

Vicini di scrivania

(Fonte: "Il Venerdì")

Basta azzeccare il vicino di scrivania e i profitti aumentano. Lo dice uno studio della Harvard business school e della Cornerstone (...), secondo cui l'incompatibilità tra due lavoratori collocati l'uno accanto all'altro può far crollare performance e produttività.

L'indagine, durata un biennio, ha coinvolto duemila assunti tra America ed Europa e ha rilevato come una giusta combinazione di scrivanie possa creare un incremento del 15 per cento di risultati.

Ma non basta il (buon) carattere per essere "colleghi perfetti". varie le tipologie: i Produttivi (producono molto ma sono carenti in qualità), i Qualitativi (offrono alta qualità a scapito della produttività) e i Generalisti (una via di mezzo).
Il mix vincente? Mettere vicini due estremi o due omogenei.

Infine, secondo una ricerca di Eu Osha (l'Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro), il 60 per cento sa che litigare col collega è la prima fonte di stress da lavoro correlato. Ma spesso non lo evita.

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lunedì 9 luglio 2018

Domande strane fatte a un colloquio di lavoro

"Business Insider Italia" ci racconta in un video (potete vederlo senza volume, la descrizione è tutta scritta) quali domande sono state fatte durante alcuni colloqui per lavorare alla Apple.
Strane, vero?

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venerdì 6 luglio 2018

Operai, tecnici, venditori e ingegneri: i profili più difficili da trovare

Il 37% delle aziende in Italia fatica a trovare lavoratori con le giuste competenze. Ce ne parla "Il Corriere della Sera".


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giovedì 5 luglio 2018

Quella tazzina di caffè che migliora il lavoro di squadra

Secondo una ricerca pubblicata sul Journal of Psychopharmacology, quando si lavora in gruppo la caffeina ci rende più performanti. Ce lo racconta "la Repubblica".

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mercoledì 4 luglio 2018

Restare nella stessa azienda per più di 2 anni deprime il proprio stipendio

Il mensile statunitense Forbes incoraggia a cambiare lavoro per strappare miglioramenti in busta paga tra il 10 e il 20%. Ma i cacciatori di teste avvertono: molte imprese sono diffidenti verso chi si sposta a ritmo continuo, come i giovani manager della generazione Millennials.
Ce ne parla "la Repubblica".

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martedì 3 luglio 2018

Ribellatevi per essere felici

Essere ribelli per inseguire il successo? Cosa ne pensate?
Ce ne parla: "Il Corriere della Sera".

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lunedì 2 luglio 2018

Al lavoro con il cane: meno stress e più produttività

Che chi ama gli animali abbia piacere di lavorare in aziende per friendly non mi pare una grande scoperta ma "Il Corriere della Sera" ci racconta che stare a contatto con cani e gatti farebbe diminuire lo stress e aumentare la produttività. Voi cosa ne pensate?


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