venerdì 31 agosto 2018

Quali lavori in futuro non potranno essere svolti da robot?

Ci sono almeno una decina di lavori che, anche in un futuro estremamente robotizzato, non potranno mai essere svolti da macchine. Volete scoprire quali sono? Ce lo racconta questo articolo (traduzione automatica).


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giovedì 30 agosto 2018

Come negoziare un aumento di stipendio

Il New York Times (l'inglese utilizzato è abbastanza semplice, spero sia comprensibile a tutti. In caso contrario ricorrete al traduttore automatico) ci spiega come negoziare un aumento di stipendio.

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mercoledì 29 agosto 2018

Siete stressati? Ecco come reagire

Quando siamo sottoposti a troppo stress iniziamo a stare male. Questo articolo (traduzione automatica) ci insegna come reagire a situazioni stressanti. Voi mettete già in pratica qualcuno di questi suggerimenti?

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martedì 28 agosto 2018

I meccanismi mentali alla base delle decisioni che prendiamo

Su "Donna Moderna" mi hanno segnalato e ho letto l'intervista a Francesca Gino, economista con la passione per la psicologia, che studia i meccanismi mentali che stanno alla base delle decisioni che prendiamo.

Vi riporto i brani dell'intervista che ritengo più interessanti.

(...)

Crede che il lavoro sia fonte di frustrazione?

In molte delle aziende che analizzo è così. Dopo un certo periodo i dipendenti si disinteressano e sprecano sempre di più il loro tempo, il che li rende infelici e frustrati. Perché succede?

Già, perché?

Perdiamo la novità, quindi l'eccitazione. Si insinua la noia. Ci ho riflettuto durante il mio progetto di ricerca sulla ribellione, che è diventato un libro: "Talento ribelle. Perché paga rompere le regole sul lavoro e nella vita".

Di cosa parla?

Di come faccia bene infrangere la routine: arricchisce la nostra vita. Quando rompiamo le regole troviamo più divertimento nel lavoro e nelle interazioni con gli altri. Abbiamo tutti bisogno di più ribellione nelle nostre vite.

(...)

Ci vuole coraggio a ribellarsi

Si impara pian piano, cambiando la routine.

(...)

Da ribelli non è più dura in ufficio?

Al contrario. Il ribelle, a suo agio in situazioni nuove, si adatta naturalmente a un mondo sempre più incerto. Incoraggiare il giusto tipo di violazione delle regole è ciò che i leader di oggi devono fare. Noi però pensiamo ai ribelli nel modo sbagliato. Non sempre sono persone come Steve Jobs, creativi ma difficili da gestire, che non vorresti avere come capo né come dipendente. Ribelle non significa emarginato o piantagrane: è chi trasgredisce in modo positivo e produttivo.

(...)

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lunedì 27 agosto 2018

DMAIC e sistema qualità

Prendo spunto da una discussione che ho visto su LinkedIn per chiedervi se, a vostro giudizio, il ciclo DMAIC possa costituire la base di un sistema qualità.

Chi ne parlava (trovate la discussione qui) riassumeva in questo modo i diversi punti DMAIC per la  gestione di un sistema qualità:

D ("Define", Definire) = Stabilire la politica per la qualità, scrivere le procedure, individuare gli indicatori da mantenere monitorati, determinare i bisogni e i desideri dei clienti, identificare e dare una priorità ai requisiti, pensare e pianificare tenendo conto di rischi e opportunità

M ("Measure", Misurare) = Qui entriamo nel campo dell'Assicurazione Qualità attraverso gli audit, il processo di raccolta dati e informazioni, la raccolta di non conformità, l'identificazione di possibilità di miglioramenti

A ("Analyze", Analizzare) = Rientrano in questa fase l'analisi delle cause e quella di rischi e opportunità

I ("Improve", Migliorare) = Azioni preventive e correttive, revisione integrale dei processi
C ("Control", Controllo) = Questo è il campo del Controllo Qualità basato su test, ispezioni, controlli statistici, riduzione della varianza, verifiche e validazioni

Vi lascio anche l'articolo citato nei commenti su LinkedIn perché è sempre interessante leggerlo (o rileggerlo). E' in inglese ma spero che non sia un problema...

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venerdì 24 agosto 2018

Siete più intelligenti della media?

A volte i conflitti nel mondo del lavoro nascono anche perché ci si crede più intelligenti degli altri. Ma lo siamo veramente o sarebbe meglio ridimensionarci?
In questo video di "Business Insider Italia", per quello che può servire, ci sono 5 segnali che dovrebbero farci capire se abbiamo un'intelligenza superiore alla media (potete togliere tranquillamente il volume, è tutto scritto...)

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giovedì 23 agosto 2018

Su "Business Insider Italia" possiamo leggere come alcune caratteristiche personali che possono essere positive nel mondo del lavoro si rivelino problematiche nella vita di coppia.

Coraggio, è agosto...ci stanno anche testi come questo! 

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mercoledì 22 agosto 2018

Usate Gmail? Una serie di trucchi che possono servirvi

"La Stampa" ci illustra 14 trucchi utili a tutti coloro che utilizzano Gmail (magari anche per gestire le email di lavoro). Buona lettura!

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martedì 21 agosto 2018

Il momento migliore per chiedere una promozione


Se state cercando una promozione, il momento giusto per agire è nel secondo trimestre. Dopo aver esaminato i dati di 3,5 milioni di dipendenti in circa 80 società, Visier Analytics, fornitore di analisi della forza lavoro ha scoperto che l'estate è il momento migliore per chiedere di essere promossi.
Tradizionalmente, le organizzazioni offrono promozioni come riconoscimento per un buon anno di prestazioni e, di solito, seguono un ciclo che inizia con la valutazione della persona fatta all'inizio dell'anno (gennaio/febbraio) e termina con gli aumenti e le promozioni che vengono elargiti subito dopo l'estate.Il momento peggiore per chiedere una promozione cade alla fine del terzo trimestre quando le aziende stanno facendo il punto sull'anno in corso e stanno facendo un riepilogo dell'andamento finanziario. Questo è il momento in cui si cerca di chiudere l'anno rispettando gli obiettivi stabiliti e si pensa ad obiettivi nuovi per l'anno a venire. In momenti come questo non si pensa alle promozioni perché si è troppo occupati a fare altro. È una sorta di ciclo naturale guidato dal calendario finanziario.
Ovviamente è meglio chiedere un aumento quando si ottiene un feedback positivo e si è quindi sicuri di aver fatto bene e di aver contribuito al raggiungimento delgi obiettivi dell'organizzazione.


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lunedì 20 agosto 2018

L’industria dove l’innovazione si fa a colpi di “like”

(Fonte: "la Repubblica")

Una media azienda familiare italiana. Una piattaforma "social" in cui postare idee, proposte e progetti per migliorare i prodotti, i processi, l'organizzazione dell'impresa. Oltre 600 iscritti (sui 1.200 dipendenti dello stabilimento), oltre 400 attivi con idee, commenti, opinioni, o semplicemente con un "like". Centotrenta idee generate, 27 delle quali innovative per la storia, il business e l'organizzazione dell'azienda. Cinque selezionate e in corso di valutazione da parte del management. Entro fine anno almeno una diventerà prassi. Montecchio Maggiore, provincia di Vicenza, profondo Nord manifatturiero. La Fis è un'azienda chimica da 381 milioni di fatturato (in crescita costante dai 132 di dieci anni orsono) e 106 di margine operativo. Il suo nome è sconosciuto al grande pubblico perché produce intermedi e principi attivi per le case farmaceutiche, dunque è un'azienda "business to business". È controllata dalla famiglia Ferrari, da quattro generazioni, e a giudicare dai numeri non ha grandi problemi nel generare profitto. Se non che - come per tutte le aziende che si confrontano sui mercati internazionali - la competizione sui costi rischia di comprimere i margini. La chance per dribblare questo rischio si chiama innovazione.

Nel triangolo industriale lombardo-emiliano-veneto le piccole multinazionali manifatturiere destinano alla voce ricerca e sviluppo quote significative dei propri profitti: la Fis, per esempio, ha investito quasi 200 milioni negli ultimi sei anni. Il punto, come spiega Enzo Baglieri, docente di Gestione tecnologia e innovazione della Sda Bocconi, è che "le aziende si interrogano su come fare innovazione non più solo sui prodotti, in molti casi già buoni, e non solo attraverso le strutture tradizionalmente dedicate. Oggi si può fare innovazione ricorrendo a tutte le risorse disponibili, raccogliendo spunti anche da soggetti fin qui non considerati. Se si riesce a socializzare il confronto sulle proposte allora si aggiunge all'impresa un vantaggio competitivo".

Per le multinazionali americane l'"open innovation" è una consuetudine, soprattutto nel mondo delle tecnologie (Apple, Microsoft, Ibm, Nasa...). Per il manifatturiero italiano, aziende gestite dall'imprenditore che le ha fondate o dai suoi familiari, una strada che si è appena cominciato a esplorare. "Alla Fis - racconta Franco Moro, il manager che guida l'azienda - abbiamo coinvolto i membri dell'ultima generazione della famiglia proprietaria fin dall'inizio, anche nel gruppo di "ambasciatori" che sono andati a vedere come si fa nelle aziende californiane. E da subito si sono convinti che valesse la pena dare un'opportunità a tutte le idee di essere ascoltate e liberate, con un approccio indipendente dalle classiche strutture aziendali".

Su questo principio è nato il "Laboratorio delle idee", che ha come base una piattaforma software accessibile a tutti i 1.200 dipendenti dello stabilimento di Montecchio. Con un massiccio lavoro di comunicazione interna - formazione, manifesti, newsletter, Intranet e perfino brevi meeting nei reparti e monitor in mensa - l'azienda ha creato una comunità predisposta alla generazione di nuove idee. Progetti postati sulla piattaforma e "socializzati": ciascun dipendente ha potuto leggerli, commentarli, proporre modifiche, votarli. Una prima scrematura ha reindirizzato un centinaio di idee alle tradizionali strutture dell'azienda e ne ha selezionate 27 tra le più originali. Poi un'altra selezione per individuare i cinque progetti su cui costruire un vero e proprio business plan, e tra i quali scegliere la prima idea da adottare e concretizzare.
Tra quelle arrivate sulle scrivanie dei manager c'è anche l'idea di un operaio specializzato che propone la modifica di uno degli strumenti utilizzati nel suo reparto, opportunità riservata fin qui agli ingegneri. E quella di un tecnico che ipotizza il recupero dei principi attivi contenuti nei farmaci scaduti.

Idea "dirompente", secondo il giudizio degli stessi manager del gruppo veneto, se sarà verificata l'effettiva possibilità di applicazione e se sarà in grado di reggere un business plan profittevole.
Nel caso, potrebbe addirittura allargare il perimetro di attività dell'azienda, o generare una start up, una nuova azienda costruita intorno all'idea di partenza. Un piccolo miracolo dell'innovazione "social".


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venerdì 17 agosto 2018

Più fa caldo meno si produce

Quando fa tanto caldo la produttività cala. Ce lo racconta "Business Insider Italia".

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giovedì 16 agosto 2018

Non solo Linkedin. I siti migliori per cercare lavoro

"Business Insider Italia" ci racconta quali sono i siti migliori per cercare lavoro. Buona lettura e in bocca al lupo!

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martedì 14 agosto 2018

I sei principi della persuasione di Cialdini

Chi frequenta QualitiAmo da parecchio tempo ricorderà sicuramente di essersi imbattuto più volte nel nome di Robert Cialdini. In particolare, si ricorderà dei sei principi illustrati dallo studioso che possono riuscire a persuadere qualcuno a darvi retta.

Partiamo dalla reciprocità che possiamo più o meno tradurre in questo modo: comportarsi con gli altri come vorremmo che gli altri si comportassero con noi. Se vogliamo ottenere qualcosa, dunque, diamo qualcosa noi per primi. L'ordine in cui avverranno le due cose è estremamente importante: prima si dà qualcosa e poi si ottiene qualcosa in cambio. Questo è un buon punto di partenza per cercare di convincere qualcuno a fare qualcosa.

Anche l'autorevolezza è importante perché le persone tendono a seguire l'esempio di chi giudicano più esperto di loro. Per farci ascoltare cerchiamo di mostrare, dunque, ciò di cui siamo esperti e di dare i consigli giusti.

La coerenza è il terzo fattore che ci permetterà di convincere i nostri interlocutori. Chi cambia idea ogni momento difficilmente diventerà un riferimento per qualcuno. Al contrario, chi agisce come pensa e dimostra nei fatti di credere a quello che dice e di fare quello che chiede agli altri, avrà maggiore probabilità di venire ascoltato.

Il quarto fattore si basa sulla ricerca del consenso. Le persone spesso fanno quello che vedono fare e apprendono i comportamenti che vedono ripetersi attorno a loro. Se vogliamo, dunque, che qualcuno si comporti in un certo modo facciamo vedere che altri stanno seguendo questa strada.

E arriviamo così al principio della scarsità. Le persone hanno paura di perdere ciò che possiedono e questo concetto può servire a rafforzare quello legato ai vantaggi ottenibili agendo in un certo modo. Comportarsi in un modo diverso da come ci si comporta adesso può portare vantaggi ma, soprattutto, ci metterà al riparo dalla possibilità di perdere qualcosa che abbiamo conquistato nel tempo.
Le persone, ad esempio, hanno paura di cambiare. Spiegate loro cosa rischiano di perdere se si ostinano a voler semplicemente mantenere lo status quo.

L'ultimo principio, se ci riflettete per un attimo, è anche il più logico: le persone adorano compiacere coloro che amano. Ma chi sono le persone che ci piacciono? Secondo Cialdini appartengono a tre categorie:
  1. gli individui che consideriamo simili a noi
  2. coloro che ci fanno i complimenti
  3. le persone che collaborano con noi per raggiungere obiettivi comuni
C'è bisogno di dirvi come mettere in pratica questo ultimo principio?

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lunedì 13 agosto 2018

La teoria dei vincoli

Chi di voi conosce la teoria dei vincoli? Interessante vero?
Se riuscite a capire il francese o a leggere l'inglese questo video offre qualche spunto utile.
Buona visione!

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venerdì 10 agosto 2018

Lo smartphone riduce la capacità cognitiva del 20%

Davvero lo smartphhone ci può far diventare un po' più sciocchi? Sembra proprio di sì. Ce lo racconta "Business Insider Italia".

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giovedì 9 agosto 2018

Come licenziarsi

Su CNN Money ho trovato alcuni consigli interessanti su come lasciare un posto di lavoro. Provo a riassumervi i più utili.

Assicuratevi di conoscere bene le condizioni che avete sottoscritto al momento dell'assunzione. Molte aziende fanno firmare ai nuovi assunti patti di non concorrenza che possono impedirvi di lavorare nel settore per un certo periodo di tempo. Se non siete sicuri di ciò che avete formato, chiedete al dipartimento delle risorse umane o al vostro responsabile una copia del contratto e di ciò che avete firmato e fate una verifica. Meglio non avere brutte sorprese!

Se avete deciso di andarvene, parlatene sempre al vostro responsabile per primo. Potreste essere tentati di confidarvi con amici e colleghi di lavoro ma le voci corrono e possono arrivare al vostro responsabile nel modo sbagliato.
Scegliete il momento giusto (quando entrambi siete liberi da altri impegni) e ritagliatevi il tempo necessario per spiegare i motivi che vi hanno portato all'idea di licenziarvi.

Cercate di dare tutto il preavviso necessario in modo che chi prenderà il vostro posto non sia costretto ad improvvisare.Non è sempre possibile dare la massima disponibilità all'azienda per la quale si lavora perché, a volte, la nuova realtà sollecita una presenza immediata ma cercate di trovare un buon compromesso che aiuti a lasciare un buon ricordo della vostra collaborazione professionale. Se non vi sentite in dovere di farlo umanamente, ricordate che il mondo è piccolo e che in futuro potrebbe capitare di essere danneggiati dal giudizio negativo del vostro ex datore di lavoro. 


Preparate una lettera per formalizzare le dimissioni. Parlare col capo, ovviamente, non basta. Al termine dell'incontro dovrete formalizzare quanto detto con una lettera che riassuma le condizioni che avete concordato per le vostre dimissioni.

Tenete a freno la rabbia. Per i motivi visti sopra, cercate di non farvi trascinare dal nervoso quando spiegherete perché avete deciso di andarvene. Se pensate che ne valga la pena e che l'organizzazione possa imparare qualcosa da questa esperienza, illustrate il vostro punto di vista ma senza animosità.

Una volta consegnate le dimissioni, non approfittatene e continuate a fare il vostro lavoro in maniera professionale, rispettando le scadenze e portando a termine, quando possibile, tutti i progetti aperti. Continuate a presentarvi al lavoro puntuali e non dilatate all'infinito le pause caffé. Siate professionali fino all'ultimo giorno.

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mercoledì 8 agosto 2018

Ronaldo ci può insegnare qualcosa sulla leadership?

Spero che non abbiate anche voi la nausea per le notizie che vengono riproposte fino allo sfinimento per ogni argomento che "va di moda" come, ad esempio, in questo periodo succede per quelle che riguardano Cristiano Ronaldo.
Come sapete non seguo il calcio e non ne so praticamente nulla ma mi è arrivato un input che considero interessante e che voglio proporvi, dato che verte su un argomento di cui parliamo spesso qui su QualitiAmo: la leadership.

Si può diventare campioni sul lavoro seguendo l'esempio di uno dei calciatori più noti del pianeta? Secondo la master coach Marina Osnaghi sì. Vediamo come.

Cristiano Ronaldo vanta una carriera costellata di successi ottenuti grazie a una fortissima personalità. La leadership di un fuoriclasse può condurre un team a grandi successi, dallo sport al lavoro, attraverso 4 imprescindibili capacità.

Cristiano Ronaldo è un esempio non solo per gli appassionati di calcio, poiché rappresenta un modello di leadership di se stesso e degli altri. Il DNA del nuovo acquisto della Juventus è quello del leader, il portoghese possiede tratti caratteristici che possono portare a risultati ottimali e diventare il segno distintivo di una ‘singolarità’ che rappresenta l’uomo e l’individuo.

Se nel palmarès di CR7 risplendono innumerevoli titoli e se la sezione “Record” della sua pagina Wikipedia è di una lunghezza impressionante, non è solo merito di doti naturali, ma anche di tanto duro lavoro e, soprattutto, della sua capacità di guidare il gruppo in cima alla vetta. Per raggiungere i traguardi da lui conquistati, occorre perseguire con costanza il successo, una parola che deriva dal latino successus, ovvero avvenimento, buon esito, quindi rappresenta la capacità di far accadere qualcosa, ciò che si desidera e si vuole, la cosa migliore in assoluto.

La leadership si può riconoscere da alcuni tratti caratteristici. Persino le parole che comunemente usiamo nel linguaggio ci riportano a una storia di comportamenti che possono cambiare il risultato.
Sono 4 le capacità indispensabili per essere un campione sul lavoro come CR7 lo è sul campo: 
  • Capacità di disciplinarsi a seguire regole. È un aspetto che di certo non manca a Cristiano Ronaldo che afferma di allenarsi molto anche lontano dai campi di calcio. È fondamentale ricordare che la competenza tecnica e la precisione si conquistano attraverso lo studio e la ripetizione dei gesti. Per questo motivo, la capacità di disciplinarsi diventa fondamentale per avere un metodo da seguire ed ottenere i risultati attesi. 
  • Capacità relazionale. Per diventare uomini e donne di successo servono empatia e capacità comunicativa: dobbiamo usare la parola, i gesti e il corpo per trasmettere i nostri messaggi, senza temere la fatica comunicativa che rappresenta una sfida che va raccolta. Se non ci si dedica a questo aspetto, anche il miglior piano diventa fallimentare perché non viene correttamente trasferito o capito da chi lo deve realizzare. Un capitano, un allenatore, un Leader, vivono costantemente la necessità di realizzare un gioco che funzioni come un orologio, sapendo quando essere i protagonisti e quando tirarsi indietro e ingaggiare la squadra a portare a termine gli schemi di gioco migliori con tecnica e cuore. 
  • Capacità di guidare. Determinazione significa ‘cosa deliberata’; è proprio l’etimo di questa parola a suggerirci quanto sia importante lottare per far succedere qualcosa secondo le proprie intenzioni. Per raggiungere il successo dobbiamo, quindi, essere determinati: un aspetto non banale, dato che bisogna aggiungere una bella dose di coraggio per esporsi e agire come guida verso un risultato che si promuove in prima persona, comunicando anche al gruppo che quella è la strada migliore. 
  • Capacità di vivere le proprie emozioni con efficacia. Pensate all’espressione che si dipinge sul volto di Cristiano Ronaldo prima delle sue chirurgiche punizioni: si tratta di una lucida freddezza, un’emozione, che si connette alla più attenta concentrazione. Le emozioni ci mettono in movimento, sono la nostra forza propulsiva. Dobbiamo imparare a non farci travolgere, lasciarle fluire e nello stesso tempo orientarle poiché senza le emozioni un leader non sarebbe un leader. 
Senza farvi travolgere dall'amore (o dall'odio) per la squadra citata, cosa ne pensate di queste riflessioni?

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martedì 7 agosto 2018

I robot ci rubano il lavoro?

Con riferimento alla notizia che abbiamo pubblicato ieri (l'introduzione dei robot e i cambiamenti nel mondo del lavoro), eccovi un altro punto di vista sempre sullo stesso argomento. La fonte è Business Insider Italia.

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lunedì 6 agosto 2018

Troppi robot nelle fabbriche Seul: più tasse alle aziende

(Fonte: "La Stampa")

Durante le recenti Olimpiadi invernali, la Corea del Sud ha dispiegato ben 85 robot in 11 diversi luoghi, compreso il tedoforo Hubo che ha portato la torcia olimpica per 150 metri, si è fermato a trapanare un muro e ha passato il testimone al suo creatore. Poteva sembrare una dimostrazione di sviluppo tecnologico, ma qualcuno ci ha visto invece una metafora di un futuro distopico in cui i robot non solo occuperanno tutti i posti di lavoro nelle industrie automobilistiche ed elettroniche, ma sostituiranno anche gli atleti. 

Secondo le Statistiche Mondiali sui robot rilasciate alcune settimane fa, la Corea del Sud ha raggiunto un record che per alcuni è invidiabile,ma per altri rappresenta un problema: è di gran lunga il Paese con la più alta densità di robot occupati in diversi lavori nell’industria manifatturiera. 
Si parla di 631 robot ogni 10mila lavoratori coreani, una cifra che è otto volte la media internazionale. Un robot è spesso più efficiente di un lavoratore umano. Non si stanca, non abbassa il ritmo di produzione, non va al bagno, non beve caffè o tè, ma soprattutto non dorme. Quindi, quei 631 posti di lavoro vanno moltiplicati per tre turni di fabbrica di otto ore ciascuno, ottenendo così quasi 1900 posti di lavoro su 10 mila lavoratori, il che equivale al 20% della forza lavoro nel settore manifatturiero. 

Dietro la Corea del Sud al secondo posto si trova Singapore, al terzo la vicina Germania. Al quarto posto c’è il Giappone, con 303 robot ogni 10 mila lavoratori, e dove la penetrazione sociale degli «schiavi meccanici» è la più alta al mondo, considerato sia il fatto che il Giappone è il massimo produttore di robot al mondo sia che è la nazione dove esistono già badanti-robot, preti-robot e partner sessuali-robot (se così si può dire). 
L’Italia occupa l’ottavo posto (davanti a Usa e Danimarca), con 185 robot ogni 10mila lavoratori dell’industria manifatturiera. La Cina ha solo 68 robot per 10 mila lavoratori, al momento, ma si stima che entro il 2020 diventerà la nazione più automatizzato al mondo, con l’obiettivo di vendere centomila robot l’anno. L’Asia detiene il più alto tasso di crescita di installazioni robotiche negli ultimi anni, con un 9 per cento dal 2010 al 2016 in rapporto al 7 per cento nelle Americhe e il 5 per cento in Europa. 

Ecco perché una prima soluzione al problema sembra arrivare proprio dalla Corea del Sud. Forse il presidente Moon Jae-In, nell’annunciare la riduzione alle agevolazioni fiscali alle aziende che investono in automazione e robotica, si è ispirato a questo ragionamento di Bill Gates: «Il reddito di un dipendente che lavora per un valore di 50 mila dollari l’anno viene tassato sempre. Se un robot fa lo stesso lavoro, sarebbe da immaginarsi che il robot verrà tassato nello stesso modo». 
Così Seul ha ridotto la detrazione fiscale di aziende robotizzate dal 7 per cento al 2 per cento. Non esattamente una tassa-robot, ma una riduzione nelle detrazioni equivale comunque a un aumento della pressione fiscale. Non che sia molto, ma è un’inversione di tendenza. Non più incentivi statali alla modernizzazione e alla crescita e sviluppo della robotizzazione, ma un decremento di questi incentivi per coprire i buchi causati dalla disoccupazione. Le industrie manifatturiere che sostituiscono gli operai con i robot stanno però generando una preoccupante riduzione di introiti fiscali, e nel contempo stanno producendo più disoccupati che devono essere assistiti da uno Stato che può al contrario contare su meno entrate. 

La conclusione logica del governo sud-coreano all’invasione dei robot nel mondo del lavoro è questa: approvare la prima tassa sui robot.

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venerdì 3 agosto 2018

Troppe email di lavoro e la coppia si divide

(Fonte: "la Repubblica")

Non aprite quella email. O meglio, apritela solo se siete in ufficio e non lasciatevi infastidire dai toni tranchant del capufficio, dalle incomprensioni con quel collega che continua a sottolineare i vostri errori, o dalle vane attese infinite di una risposta alle email che avete mandato voi. Perché, ricorda ora uno studio pubblicato sul Journal of Organizational Behaviour, l'inciviltà via email può avere un impatto negativo anche sulla vita privata, sul rapporto con il partner e perfino sulla produttività di quest'ultimo, oltre che sulla motivazione del lunedì successivo. "È colpa del cosiddetto "svuotamento dell'io": abbiamo una quantità limitata di energie mentali e durante le situazioni lavorative stressanti - che sono più frequenti via email, dove manca quel contesto, come il tono di voce e gli sguardi, che aiuta a interpretare e magari ridimensionare le questioni - consumiamo buona parte della nostra riserva energetica", spiega l'autrice dello studio, YoungAh Park, psicologa dell'università dell'Illinois. "La conseguenza è un calo di motivazione e l'impulso a risparmiare energie sul lavoro".

È tanto vero che il consiglio comunale di New York ha di recente discusso una proposta sul "diritto di staccare", vale a dire rivendicare l'irreperibilità via email al di fuori dell'orario di lavoro. Potrebbe così diventare la prima città a proibire esplicitamente questa pratica, che per l'American psychological association riguarda più di metà dei lavoratori americani. "Lo stress che dall'inbox invade la vita è causato soprattutto dal nostro rimuginare. Messaggi con critiche o toni impropri, letti senza che ci sia il tempo di chiarire la situazione a voce, fa sì che il nostro cervello etichetti la vicenda come "questione irrisolta"", chiarisce Park.
"L'effetto è un fastidioso strascico: il cervello continua a cercare di risolverla, anche quando in realtà dovremmo rilassarci e ricaricare le batterie". Come nel weekend.
Lo spiega anche Alberto Pellai psicoterapeuta e ricercatore all'università di Milano: "Bisogna disconnettersi nei fine settimana e in vacanza. Per avere almeno una giornata senza cellulare e, quando lo si utilizza, vanno stabilite delle fasce orarie in cui non ci sia spazio per la tecnologia. Le email che arrivano anche in camera da letto ci allontanano dalla felicità. Consiglio anche ai miei pazienti di accendere il cellulare la mattina solo una volta usciti di casa. Sono regole che valgono per tutta la famiglia. Abbiamo bisogno di tempo per le relazioni, solo questo può renderci felici".

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giovedì 2 agosto 2018

Over 50, da esuberi a protagonisti del mercato

(Fonte: "Tuttosoldi")
 
Nel 2000 erano poco più di mezzo milione, nel 2016 hanno sfondato quota 1,5 milioni, tre volte tanto. È questa la cavalcata delle pantere grigie, i lavoratori over 55 che, grazie alla longevità e ad alcune misure previdenziali, sono passati dai paria degli esuberi alla categoria a più alta crescita del mercato del lavoro.
L’età si allunga, la pensione si allontana: è ora di costruire una strategia efficace per questa parte della forza lavoro. Non è possibile tenere in stand by centinaia di migliaia di over 50 in attesa della pensione, senza investire su di essi, senza dare vita a una rivoluzione formativa, organizzativa e culturale, un nuovo patto di ingaggio per la quarta età. Il numero di occupati italiani tra i 55 e i 64 anni, pari a 569.287 nel 2000, è salito a 1.588.923 nel 2016.
È la sfida che emerge dallo studio dell’Osservatorio di Itinerari Previdenziali: «Nel 2001 la strategia di Lisbona fissava al 50% l’obiettivo del tasso di occupazione per la fascia 55-64 anni; a fronte di una media Ue che allora si assestava al 38%, il tasso italiano era al 28,1%. Nel 2017, il tasso di occupazione italiano in questa fascia di età si è spinto fino al 52,2%: il differenziale europeo resta ampio (57,1%), ma l’obiettivo è stato raggiunto e con ritmi proporzionalmente superiori agli altri Paesi».
Motivare. Non si può in ogni caso fare del trionfalismo, dal momento che le strategie sono spesso solo indicate e scarsamente applicate. In questa crescita, per esempio, non rientrano gli espulsi e gli esodati: negli ultimi anni quando un over 50 perde il lavoro non riesce più a salire sulla giostra e farsi assumere.
Anche le poche pratiche di staffetta generazionale non hanno dato risultati auspicabili: è una favola quella che prevede l’uscita morbida di over 55 in cambio di assunzioni di giovani, per diverse ragioni non funziona. Gli over sono deboli nel mercato oggi concentrato sulla rivoluzione digitale, diventano osbsoleti e con competenze da recuperare. 
Quali abilità possono essere fornite ai più anziani? Quanto è diffuso il reverse mentoring (gli anziani trasmettono l’esperienza ai giovani, i giovani insegnano agli anziani le tecnologie)? È possibile uno scambio di competenze? Oltre alla flessibilità in uscita, è necessario creare ambienti lavorativi più favorevoli agli occupati senior. Si possono usare soluzioni d’orario flessibile oppure di telelavoro e smart working. Uno degli ostacoli alla fruizione digitale è anche rappresentato dalla non conoscenza della lingua inglese.
Secondo l’Osservatorio, i lavoratori anziani non sono invogliati a rimanere al lavoro e, anche quando costretti, non sono spesso messi nelle condizioni migliori per farlo. Cercasi imprese che favoriscano un uso strategico degli over 50.

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mercoledì 1 agosto 2018

Disponibili al lavoro? Attenti alle rivalità

Comportarsi troppo bene potrebbe provocare invidie. Questo per le strategie legate alla competizione. Ce ne parla "la Repubblica".

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