mercoledì 30 settembre 2015

Un po' di verde aiuta a concentrarci?

(Fonte: "Sette")

L'autunno è iniziato, la routine dell'ufficio è ripresa. Passeggiate estive e relax all'aria aperta sono un ricordo, ma per stare bene dovremo far entrare la natura nella nostra vita, tutti i giorni e il più possibile, anche nei prossimi mesi. Perché ci cura, letteralmente: due ricerche statunitensi hanno appena dimostrato come avere a portata spazi "verdi e blu", ovvero ricchi di piante e acqua aiuti a invecchiare in buona salute fisica e mentale e come, per esempio, sia l'ideale per dormire meglio, con tutti i benefici che un sonno di qualità apporta all'organismo.

(...)

Stare nel verde fa bene ad ogni età perché tiene sotto controllo ansia e stress, riducendo la produzione di ormoni come il cortisolo, e migliora il tono dell'umore anche in chi soffre di depressione.
Per di più è un balsamo di benessere per il nostro cervello multitasking, stando alla cosiddetta "teoria del recupero dell'attenzione": gli spazi urbani ci distraggono con mille stimoli che comportano affaticamento cognitivo, così immergersi in un ambiente naturale serve a "staccare" per essere poi più vitali, concentrati e  produttivi.
Non mancano gli effetti biologici: il contatto con la natura riduce la pressione e la frequenza cardiaca, la tensione muscolare, addirittura lenisce il dolore.

(...)

Occorre combattere le abitudini contemporanee che ci portano a stare troppo a lungo davanti agli schermi di computer, tablet e smartphone, allontanandoci dal contatto con l'ambiente naturale e aumentando così il rischio di depressione, isolamento e perfino la mortalità.

Sì a un pizzico di natura in casa e in ufficio: sistemare piante nelle stanze aiuta a stare meglio. A tutto vantaggio della produttività, come ha dimostrato una recente ricerca condotta in due grossi uffici commerciali in Olanda e Regno Unito, secondo cui le piante rendono gli impiegati più soddisfatti, li aiutano a concentrarsi, migliorano la percezione della qualità di vita e purificano l'aria: risultato, la resa cresce del 15%.

Rivolgere la scrivania dell'ufficio verso una finestra per poter guardare fuori appena si staccano gli occhi da libri o computer è importantissimo. L'ideale sarebbe vedere un paesaggio naturale, se non è possibile aiutiamoci con una pianta sul tavolo.

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Parliamo ancora di indicatori

Tempo fa avevamo preparato una pagina che risulta essere una delle più consultate di tutto il sito di QualitiAmo e che comprende una raccolta dei principali indicatori della qualità declinati per processo aziendale.

Col tempo ce ne sono venuti in mente altri (applicabili o meno a seconda dei settori) che inseriamo qui e che verranno linkati in calce alla pagina in modo che possiate sempre avere in un unico posto tutto ciò che vi serve per le vostre future consultazioni.

Commerciale

- numero delle fatture in ritardo per il pagamento da parte dei clienti;

Progettazione

- tempo necessario per esaminare ed, eventualmente, processare una modifica di progetto;
- tempo che trascorre prima che si verifichi un malfunzionamento nel prodotto

Produzione

- tempo necessario per i test sul prodotto


Manutenzione

- tempistiche di indisponibilità delle parti di ricambio richieste

Logistica

- livello magazzini (quantità dei materiali presenti)


Sicurezza

- tempo perso per incidenti sul lavoro

Management

- percentuale di straordinario
- differenze rispetto al budget
- numero dei suggerimenti derivanti dal personale

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martedì 29 settembre 2015

Migliorare le conversazioni con i propri uomini (4)

Gli incontri a tu per tu con il manager di riferimento servono anche affinché i collaboratori possano chiedere ciò che non è chiaro o offrire gli input che desiderano far arrivare al loro superiore.

Queste brevi chiacchierate possono essere vissute anche come un momento di reciproco apprendimento: i vostri uomini capiranno cosa volete da loro e come fare per raggiungere i risultati che vi attendete e voi saprete in ogni momento cosa non funziona dal loro punto di vista. 
Questa sinergia porterà a migliorare il lavoro, a rimuovere eventuali ostacoli che impediscono di svolgere al meglio le singole attività, aiuterà ad anticipare eventuali criticità e a capire quali risorse occorranno per svolgere alcuni lavori e quali problematiche si dovranno affrontare prima che questi problemi si trasformino in ostacoli insormontabili.

E cosa devono fare quei manager che gestiscono persone in luoghi fisici diversi, magari addirittura in città e Paesi lontani? Il telefono potrebbe essere un buon ripiego: invece della chiacchierata quotidiana potete pensare a una telefonata settimanale o a una videochat.
Insomma...gli strumenti non mancano, sta a voi applicarli al meglio per ottenere lo scopo che vi sta a cuore! 

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lunedì 28 settembre 2015

Migliorare le conversazioni con i propri uomini (3)

Venerdì scorso abbiamo spiegato come dovrebbero essere strutturate le conversazioni che ogni manager ha il dovere di condurre con i propri uomini.

La domanda successiva - ce ne rendiamo conto - è quante persone si possano gestire in questo modo, dato che molti voi potrebbero pensare di non riuscire assolutamente a dedicare tutto questo tempo alle chiacchiere visto che ci sono moltissime cose da fare ogni giorno.

Parliamoci chiaro: ogni manager avrà capacità diverse dai colleghi e, dunque, non esiste una risposta univoca che possa andare bene per tutti. La cosa certa - però - è che se, non siete in grado di mantenere una conversazione regolare con i vostri uomini, non li state gestendo affatto e - dunque - non potete considerarvi dei veri e propri manager.

Se gestite otto persone, potete parlare con ognuna di loro brevemente una volta al giorno o dedicare ad ogni collaboratore un quarto d'ora una volta alla settimana. Se ne dovete gestire sedici, sarà più difficile ma potete ancora farcela. Con più uomini, invece, è possibile che abbiate sotto di voi una sorta di catena del comando già strutturata, cioè che possiate avvalervi di uomini inquadrati a livelli intermedi che possono darvi una mano parlando direttamente con le persone che gestiscono, in modo che voi possiate concentrarvi solamente sui manager che gestite direttamente.

Sarà vostra cura, però, spiegare bene loro a  cosa servano queste chiacchierate e come strutturarle al meglio. All'inizio, magari, potreste addirittura prevedere di condurle insieme.

Fate in modo di avere sempre le idee ben chiare su ciò che sta andando bene, non funziona o va migliorato per ogni manager che conduce questi feedback al posto vostro. Dovete avere le idee chiare su cosa fare e su quali siano gli step successivi.
Ogni persona dovrà sapere:
  • quali standard e procedure operative seguire durante la chiacchierata;
  • come riassumervi ogni singola situazione nel modo più snello possibile;
  • eventualmente, come preparare una checklist per strutturare al meglio la conversazione;  
  • come aiutare i collaboratori a focalizzarsi su azioni concrete;
  • come monitorare, misurare e documentare le performance di ogni persona
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venerdì 25 settembre 2015

Migliorare le conversazioni con i propri uomini (2)

Ieri abbiamo introdotto l'argomento delle conversazioni strutturate che ogni manager dovrebbe condurre con i propri uomini.

Ma cosa si intende esattamente per "conversazione strutturata"?
Quali sono le caratteristiche che identificano una semplice chiacchierata come potente strumento manageriale e la distinguono da una mera perdita di tempo?

Prima di tutto occorre che chieste conversazioni vengano condotte con regolarità.
L'ideale sarebbe farle su base quotidiana, riducendole il più possibile all'osso. Meglio un paio di minuti tutti i giorni che un'ora una volta al mese.
Se lavorate con molte persone, dedicatevi a 4 o 5 di loro ogni giorno e cercate comunque di parlare con tutti i vostri collaboratori almeno una volta alla settimana o, al massimo, ogni due.
Se pensate di non avere tempo perché il vostro ruolo vi impone di fare cose più importanti, ricordate che parlare con i vostri uomini è uno dei compiti principali di chi vuole davvero dedicarsi al management. Non si tratta di tempo perso ma di gettare le basi per far girare al massimo il vostro team.

E' importante, poi, che queste conversazioni siano discussioni reali, cioè condotte su due vie: dal manager al collaboratore e viceversa. Una chiacchierata in cui parla solamente il manager non ha alcun senso e non serve a nulla.

Per risparmiare tempo e per mirare dritti al risultato che volete ottenere con queste chiacchierate ben strutturate, preparatele precedentemente e chiedete ai vostri uomini di fare la stessa cosa.
Seguite lo stesso schema per tutti gli interlocutori ed, eventualmente, personalizzatelo a seconda dei ruoli o delle singole situazioni.

Partite sempre affrontando quelle che ritenete essere le priorità, le questioni aperte e i lavori in corso.
Fate in modo che durante la chiacchierata non si divaghi. Se il vostro interlocutore vuole parlarvi di qualcosa di non urgente e che non è previsto nei punti da trattare, spiegategli che potrà farlo in un'altra chiacchierata che fisserete con lui.

Ci aggiorneremo lunedì. A presto!

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giovedì 24 settembre 2015

Migliorare le conversazioni con i propri uomini

I manager parlano ogni giorno con i loro collaboratori ma queste conversazioni di routine spesso non vengono condotte al meglio e non riescono a portare tutti i vantaggi potenziali che avrebbero delle chiacchierate ben strutturate.

Per tirare fuori il meglio dai collaboratori e per migliorare la relazione professionale che avete con loro l'unica strada è costruire e mantenere un canale di conversazione quotidiano a tu per tu per:
  • rendere chiare le proprie aspettative nei loro confronti;
  • dare un feedback sulle loro performance;
  • fornire tutto il supporto necessario, indicare la direzione da seguire;
  • assumersi la responsabilità della crescita professionale dei propri uomini;
  • riconoscere il buon lavoro di ognuno di essi;
  • dare una mano a chi non riesce ad essere all'altezza delle aspettative
Domani vedremo meglio come impostare conversazioni di questo tipo.
Intanto avete voglia di raccontarci se i vostri superiori mettono in pratica qualcosa del genere con voi o se voi, in qualità di manager, lo fate con i vostri uomini?



A presto.

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mercoledì 23 settembre 2015

Ieri manager, oggi e-leader

Le nostre organizzazioni sono pronte alla grande rivoluzione digitale? Ce lo racconta questo articolo tratto da: "Affari & Finanza".

E le vostre aziende come sono messe?


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martedì 22 settembre 2015

La procrastinazione (4)

Se vi siete riconosciuti nel ciclo della procrastinazione che abbiamo descritto nei giorni scorsi, forse avete perso la speranza di riuscire in qualche modo a uscirne.
Niente paura. Prendere coscienza del problema, come sempre, è il primo passo per risolverlo e per spezzare questo meccanismo. 
Non siamo costretti per sempre ad essere procrastinatori perché non ci manca nulla per non esserlo più. Possiamo provare a sforzarci per cambiare le nostre abitudini quotidiane.

Uno dei problemi enormi con la procrastinazione, però, è che spesso non decidiamo in maniera cosciente di rimandare. Perché, in caso contrario, ci ridurremo in questo modo, dato che ci fa stare ogni volta così male? Non avrebbe senso, eppure lo facciamo.

La prima cosa da fare è chiedersi perché ogni volta ci ritroviamo nelle condizioni di dover procrastinare.
In teoria dovrebbe essere facile rispondere, no? Evitiamo di fare ginnastica perché non ci piace sudare o perché siamo semplicemente pigri, mangiamo troppo perché ci piace la buona cucina, evitiamo di mettere in ordine la casa perché è noioso ma perché procrastiniamo?
A volte rispondere non è così immediato, soprattutto quando rimandiamo le cose spiacevoli ma anche quelle piacevoli, cose che richiederebbero solamente pochi minuti e compiti importanti per la realizzazione dei nostri obiettivi professionali.

Ognuno di noi ha motivazioni diverse per rimandare qualcosa ma, una volta che saremo in grado di individuarle chiaramente, sarà facile affrontarle adottando la giusta strategia.
Individuare il motivo che ci porta a rimandare all'infinito lo svolgimento dei nostri compiti ci farà scendere a patti con la nostra avversione a gestire quelle emozioni negative che temiamo potrebbero emergere durante il lavoro.
Dobbiamo imparare a controllare i nostri impulsi, a gestire meglio le nostre abitudini. E' su questo che dobbiamo lavorare per affrontare tutte le volte che non abbiamo voglia di fare qualcosa e ci mentiamo dicendoci: "lo farò domani".

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lunedì 21 settembre 2015

La procrastinazione (3)

Il quarto stadio del ciclo della procrastinazione lo possiamo riconoscere facilmente perché è quel momento in cui ci sentiamo estremamente scoraggiati e sappiamo che ci stiamo prendendo in giro ma abbiamo ancora una remota speranza che riusciremo a finire tutto in tempo.

Realizziamo di essere nel quinto stadio quando ormai nessuna scusa regge più e iniziamo a realizzare ancora una volta che il problema siamo noi.
Iniziamo a confrontarci con gli altri chiedendoci cosa abbiano in più di noi e torniamo a chiederci cosa ci sia di sbagliato nella nostra persona.

Lo step finale - il sesto - porta alla decisione finale se fare o non fare una certa cosa, cioè se abbandonare definitivamente il progetto o se provare a portarlo avanti col pochissimo tempo a disposizione e col rischio di dover trascurare tutto il resto. 
Stranamente, anche quando riusciamo ad arrivare al termine del nostro compito, non ne siamo felici perché sappiamo bene di non esserci impeganti al massimo delle nostre potenzialità.

Tutto questo vi suona familiare?
Se è così, tornate a leggerci domani per le considerazioni finali. A presto!

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venerdì 18 settembre 2015

La procrastinazione (2)

Il primo dei sei stati che compongono il ciclo della procrastinazione che abbiamo introdotto ieri è quello in cui si pensa che questa volta inizieremo subito a dedicarci alla nostra nuova attività e non rimanderemo il suo svolgimento per nessun motivo al mondo.

Non ci ridurremo all'ultimo minuto questa volta.
Magari non partiremo proprio in questo momento o oggi a dedicarci a questo nuovo compito ma, di sicuro, inizieremo a lavorarci sopra il prima possibile.

Se arriviamo al secondo stadio - e ci arriviamo di sicuro se siamo davvero dei procrastinatori - sappiamo bene che partire presto nel dedicarci all'attività che ci è stata affidata, purtroppo non è più possibile.
Però non è ancora passato troppo tempo e non ci siamo ancora ridotti all'ultimo minuto.
Inizia a montare l'ansia ogni volta che pensiamo a ciò che dobbiamo fare.

Il terzo stadio è difficile da affrontare perché iniziamo a chiederci cosa succederà se non ci decideremo a svolgere questo lavoro.
L'ottimismo del primo step se n'è andato irrimediabilmente e realizziamo, finalmente, di essere entrati di nuovo in quel cerchio che ci porterà, inevitabilmente, a maturare ansia e depressione.

A questo punto, è assolutamente normale per qualsiasi procrastinatore iniziare a dedicarsi a tutto fuorché a ciò che sta mandando in ritardo.
Una cosa dopo l'altra si trasforma in facili scuse per rimandare e, sorprendentemente, ogni volta che ci accingiamo a dedicarsi allo svolgimento della nostra attività procrastinata, succede qualcosa che ci distrae e sposta immediatamente altrove la nostra attenzione.

Vi siete riconosciuti in questo percorso? Siete curiosi di conoscere le ultime tre fasi che chiudono il ciclo della procrastinazione?
Ne parleremo lunedì. Non mancate!

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giovedì 17 settembre 2015

La procrastinazione

Tutti noi nella nostra professione abbiamo tardato a fare qualcosa almeno una volta nella vita, ma non tutti i ritardi possono essere identificati come procrastinazione.  
A volte, infatti, ci sono state ottime ragioni che ci hanno portato a dare la precedenza ad altri compiti e altre volte, semplicemente, non avevamo tutti gli elementi necessari per poter procedere. 

La procrastinazione è, invece, qualcosa di completamente differente che va biasimato perché comporta un ritardo volontario relativo a qualcosa che è nel nostro interesse fare, potremmo fare, abbiamo le risorse per fare ma scegliamo di non portare avanti.  

La causa principale è quasi sempre una nostra resistenza verso il compito che dovremmo svolgere.

Ecco perché, appena individuiamo una minima ragione alla quale possiamo aggrapparci, cambiamo i nostri piani ed evitiamo di dedicarci all'attività che non abbiamo voglia di svolgere.

La procrastinazione segue un ciclo comune a tutti e semrpe uguale che si compone di sei fasi. 
Questo ciclo può avvenire in ore, giorni, settimane o mesi ma non cambia mai. I pensieri e le emozioni che stanno alla base della successione delle fasi, infatti, sono assolutamente similari per tutti coloro che rimandano all'infinito lo svolgimento di un compito.

Sieti curiosi di sapere come si compone? 
Ne parleremo domani, così sarete in grado di stabilire se siate o meno dei procrastinatori.

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martedì 15 settembre 2015

Soft skill - Il talento segreto

(Fonte: "Donna moderna")

A scuola era il compagno di classe senza infamia né lode. Non si ammazzava sui libri, si accontetava del 6 politico e ogni volta la sfangava.
Poi lo rivedi dopo parecchi anni e scopri che ha fatto una carriera strabiliante. Senza super lauree né master. 

Possibile?
Certo, merito delle soft skill, le competenze leggere, trasversali, "morbide" come certi poteri oggi tanto potenti. Ed essenziali nel mondo del lavoro.

(...)

Le soft skill oggi sono competenze richiestissime perché più del 110 e lode, che non è detto porti al successo, vale il giusto mix di talento.

Il cocktail perfetto? Capacità di problem solving al di là delle proprie conoscenze tecniche, visione d'insieme, attitudine alla leadership perché il successo dei singoli contribuisca a quello della società, pragmatismo e concretezza, abilità digitali come la diffusione dei saperi e networking. Aspetti particolarmente rilevanti nei prossimi anni, quando si svilupperanno nuovi modelli di lavoro.

(...)

Le competenze tecniche e una forte motivazione sono un prerequisito, da sole non bastano.
Soprattutto nelle occupazioni di alto livello sono le soft skill a distinguere una prestazione nella media da una eccezionale.

(...)

Ci sono due tipi di soft skill: quelle che si esercitano verso gli altri cioè il saper comunicare, motivare, esercitare una leadership, negoziare ed essere empatici. E poi quelle individuali: l'ottimismo, la tensione al risultato, la flessibilità, la creatività e l'intraprendenza.

Come svilupparle?
Per esempio cominciando a pensare che ogni problema ha una soluzione. Per negoziare, invece, il segreto è prendere tempo e non avere fretta di chiudere la trattativa. Bisogna saper interrompere la discussione e rinviare.
Si può imparare anche ad avere fiducia in se stessi, definendo piccole sfide da vincere.

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lunedì 14 settembre 2015

Sweatworking: una parola con la quale bisognerà familiarizzare?

(Fonte: "Donna Moderna")

Dite addio ai pranzi di lavoro. 
Secondo il prestigioso giornale economico Forbes, il business non si fa più a tavola: il nuovo trend è lo sweatworking. Cioè fare networking durante un'attività sportiva, mentre si suda ("to sweat" significa sudare), che questo capiti in palestra, durante una sessione di spinning o durante una corsa nel parco all'ora di pranzo.

Negli Stati Uniti non hanno dubbi: buisogna fare più sport e mangiare meno.
In più, per dimostrare di essere bravi nel proprio nel proprio mestiere si deve apparire in forma, approfittando degli appuntamenti di lavoro.

Chi è più sportivo, è più dinamico anche dal punto di vista professionale, sembra essere il messaggio.

Nessun timore, allora, a esibire la canotta fradicia davanti a un cliente o al proprio capo? 
No, secondo gli americani, che stanno iniziando a usare questa tecnica anche durante i colloqui di selezione.

Se doveste ricevere la chiamata di un head hunter, presentatevi in calzoncini e scarpe di jogging!

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venerdì 11 settembre 2015

Quanto siete predisposti al cambiamento?

Prima di avviare un cambiamento, è fondamentale cercare di capire da dove state partendo.

Fare un'autoanalisi può esservi estremamente utile per concentrarvi su quelle componenti che, nel loro insieme, contribuiscono al successo di qualsiasi progetto di cambiamento.
Cercate di essere onesti nelle vostre risposte, rispondendo "vero" o "falso" con la massima sincerità.

Ricordate che la maggioranza delle organizzazioni vivacchia tra i due e i quattro "vero", quindi anche se il risultato non sarà ottimale avrete almeno la certezza di trovarvi in buona compagnia e di aver preso coscienza di quali siano i fattori sui quali iniziare da subito ad agire.


Siete pronti?
Eccovi le domande!

La vostra organizzazione:
  1. ha una cultura che vi aiuta a pianificare facilmente il cambiamento e a realizzarlo in maniera efficace VERO o FALSO?
  2. vi fornisce abbastanza risorse (tempo, uomini, soldi, ecc.) per poter avviare con successo un progetto di cambiamento VERO o FALSO?
  3. fa in modo di avere dalla sua parte chiunque sia coinvolto dal cambiamento progettato e ne debba subire le conseguenze VERO o FALSO?
  4. ha un'idea chiara della strada che intende seguire per allineare vision e strategia VERO o FALSO?
  5. identifica, realizza e monitorizza i benefici pianificati che dovrbebero derivare dal cambiamento effettuato VERO o FALSO?
  6. incorpora e sostiene nel lungo termine i cambiamenti apportati VERO o FALSO?
  7. spende tempo e soldi per fare in modo che persone e ambiente siano pronti al cambiamento che si progetta di implementare VERO o FALSO?
Ovviamente, più "vero" avrete nel vostro carniere e più sarete predisposti ad avviare bene un cambiamento che vi sta particolarmente a cuore...

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giovedì 10 settembre 2015

I segni e i sintomi dello stress (7)

(Fonte: "Gestire lo stress for dummies")
  Scoprire le cause dello stress lavorativo

Molto bene, siete stressati sul luogo di lavoro. Uno dei passaggi chiave nel gestire lo stress lavorativo è sapere da dove arriva. Spuntate, tra gli elementi della lista, quelli che ritenete siano le vostre maggiori fonti di stress:
  • Sovraccarico di lavoro (troppe cose da fare)
  • Sottocarico di lavoro (troppo poche cose da fare)
  • Troppa responsabilità
  • Troppo poca responsabilità
  • Insoddisfazione rispetto alla propria carriera/scelta lavorativa
  • Insoddisfazione rispetto al ruolo o mansioni attuali
  • Cattivo ambiente di lavoro (rumore, isolamento, pericolo, e così via)
  • Orari troppo pesanti
  • Mancanza di feedback positivi o di riconoscimenti
  • Precarietà lavorativa
  • Pessima paga
  • Eccessiva durata del tragitto casa - luogo di lavoro
  • Possibilità limitate di promozione
  • Discriminazione di genere, razza, religione, età, disabilità, oppure orientamento sessuale
  • Problemi con il capo o i responsabili
  • Problemi con i clienti
  • Problemi con i colleghi
  • Difficili rapporti di potere in uffici
  • Trasferte lunghe o faticose

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mercoledì 9 settembre 2015

I segni e i sintomi dello stress (6)

(Fonte: "Gestire lo stress for dummies")
 

Interpretare i segnali dello stress lavorativo


Alcune persone sono corroborate dalle scariche di adrenalina, e si tuffano più che volentieri nelle “sfide” che incontrano al lavoro. Ma se voi non vi sentite stimolati e, anzi, vi sembra di annegare, allora forse avete un problema di stress lavorativo.

Provate a riconoscere i segnali. Spuntate i sintomi che vi descrivono:
  • Siete spesso irritabili
  • Avete problemi a concentrarvi
  • Siete stanchi
  • Avete perso il senso dell’umorismo
  • Litigate più del solito
  • Siete meno produttivi
  • State male più spesso
  • Vi importa meno del vostro lavoro
  • Fate fatica a uscire dal letto nei giorni lavorativi
  • Avete meno interesse nella vostra vita fuori dal lavoro
A un certo punto delle proprie vite professionali, la maggior parte delle persone spunterà uno o due di questi elementi. Tuttavia, se sentite che i punti elencati vi descrivono in maniera consistente, o se sentite che sono divenuti una grossa fonte di turbamento, forse potreste voler cercare un aiuto qualificato. Iniziate col prendere appuntamento con il vostro medico di famiglia.

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martedì 8 settembre 2015

I segni e i sintomi dello stress (5)

(Fonte: "Gestire lo stress for dummies") 


3 Gestire le reazioni allo stress

Anche se non riuscite a eliminare un potenziale stressor o a cambiare il modo in cui vedete tale situazione, potete gestire lo stress padroneggiando altre abilità. 

Potete cambiare il modo in cui reagite, scoprire come rilassare il corpo e placare la mente. 

(...)


Accordare il violino: trovare il giusto equilibrio

Lo stress fa parte della vita. Non si può eliminarlo completamente, e in fondo sono sicuro che nessuno lo vorrebbe. 

Di certo, l’ideale sarebbe provare solo lo stress buono o quello che sopraggiunge attraverso le sfide e le delusioni quotidiane. Troppo stress (o stress prolungato) può diventare una forza negativa che priva della maggior parte delle gioie dell’esistenza. Dall’altro lato, sperimentarne troppo poco implica il vivere una vita piatta, con pochi rischi e poche soddisfazioni. 

Trovare la giusta quantità è come trovare la giusta tensione delle corde di un violino. Troppa tensione e la corda può spezzarsi; troppa poca e non c’è musica.

Cercate di sentire la musica senza spezzare le corde.


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lunedì 7 settembre 2015

I segni e i sintomi dello stress (4)

(Fonte: "Gestire lo stress for dummies") 


2 Modificare i pensieri

Anche se non potete cambiare in modo significativo le situazioni e gli eventi che innescano lo stress, potete cambiare il modo in cui li percepite. 

Convinzioni, pensieri, percezioni e interpretazioni – sono fondamentali per determinare quanto stress avvertite. 
Quando percepite una situazione o un evento come soverchiante, oppure oltre il vostro controllo, o quando pensate di non potercela fare, siete sotto stress.

Potreste scoprire che la maggior parte delle tensioni è autoindotta e che potete affrontare le cose in modo differente. Quindi, se capitate in una lunga fila, forse penserete: “Non lo sopporto! Odio aspettare! Perché non trovano un modo migliore per smaltirla? Odio le file! Odio le file! Odio le file!”. Ci sono buone possibilità che vi stiate creando parecchio nervosismo più del necessario. Se, invece, penserete: “Perfetto! Ora ho il tempo di leggere questi interessanti articoli sui cuccioli di alieni e sulla cellulite delle celebrità su “Pettegolezzi Moderni”, vi tranquillizzerete. 

I vostri pensieri giocano un ruolo più grande di quel che potreste credere nella creazione dello stress.

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venerdì 4 settembre 2015

I segni e i sintomi dello stress (3)

(Fonte: "Gestire lo stress for dummies") 


Gestire lo stress: un approccio a tre punte

Questo modello a tre punte vi fornirà uno strumento utile per capire i molti modi in cui gestire e controllare lo stress. Avete tre possibilità, esposte dalle prossime sezioni:

1 Gestire gli stressor

Gli eventi che scatenano lo stress possono spaziare dal futile al drammatico. Possono essere molto piccoli, per esempio grattacapi, come un laccio della scarpa rotto, la metropolitana affollata o la fila più lenta del mondo. Possono essere più grandi, come perdere il portafogli, essere rimproverati dal capo o ritrovarsi con un brutto taglio di capelli una settimana prima del matrimonio. 

La lista degli stressor più gravi può essere ancor più drammatica: un divorzio, una malattia grave, la perdita del lavoro o di una persona amata. Il numero di stressor potenziali è infinita.

(...)

Di seguito, alcuni esempi:

Stressor potenziale - Un tragitto affollato
Stressor modificato - Uscire di casa prima o dopoStressor potenziale - Ritardo costante 
Stressor modificato - Imparare a gestire il tempoStressor potenziale - Conflitto con i parenti 
Stressor modificato - Passare meno tempo con loroStressor potenziale - Rabbia per la partita di golf Stressor modificato - Prendere lezioni di golfStressor potenziale - Una casa disordinata Stressor modificato - Diventare più ordinatiStressor potenziale - Insoddisfazioni lavorative Stressor modificato - Cercare un altro lavoroStressor potenziale - Resoconti delle carte di credito alti Stressor modificato - Spendere meno

Stressor potenziale - Sforare le scadenze Stressor modificato - Avviare i progetti prima

Stressor potenziale - Ansia per la metropolitana Stressor modificato - Prendere l’autobus
Mi sembra di sentirvi mentre dite: “Su quale pianeta vive, questo tipo? Non posso lasciare il lavoro! Devo vedere i miei noiosi parenti!”. In molti casi avete ragione: non potete cambiare il mondo e nemmeno quello che succede in casa vostra. Volete cambiare quello che gli altri pensano o fanno? Buona fortuna! 

Ma a volte potete minimizzare o persino eliminare un potenziale stressor. Questa abilità è rafforzata se avete capacità rilevanti. 

(...)

Cambiare il vostro mondo non è sempre possibile, ma, quando lo è, spesso si rivela la strada più veloce per alleviare lo stress.

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giovedì 3 settembre 2015

I segni e i sintomi dello stress (2)

(Fonte: "Gestire lo stress for dummies")

Per riuscire a gestire lo stress è fondamentale sapere come è fatto

Le reazioni possono assumere forme diverse: cambiamenti corporei, emotivi o comportamentali; questa sezione vi fornirà un quadro più chiaro delle varie casistiche. Sebbene sembrino molto diversi, costituiscono tutte le possibili reazioni che potreste avere di fronte a una situazione stressante.

Le reazioni del corpo

 
Quando siete in modalità combatti o fuggi, il vostro sistema fisiologico va su di giri. Spesso, il corpo vi avverte: potreste notare che state respirando in modo più accelerato del normale e che le mani sono fredde e umidicce. 

Ma questi sono sintomi da principianti. Se riusciste a vedere cosa sta succedendo sotto la superficie, notereste altri cambiamenti. Il vostro sistema nervoso simpatetico, una delle due parti del sistema nervoso autonomo, sta producendo altre reazioni nel vostro corpo. L’ipotalamo, una piccola parte del cervello posizionata sotto il tronco encefalico, stimola la pituitaria, una piccola ghiandola vicina alla base del cervello. Questa rilascia nel flusso sanguigno un ormone chiamato adrenocorticotropo (ACTH). Quando l’ormone raggiunge le ghiandole surrenali, esse producono adrenalina aggiuntiva 
(conosciuta anche come epinefrina), insieme ad altri ormoni chiamati glucocorticoidi (tra cui il cortisolo).
Questo effetto domino biochimico causa un assortimento di cambiamenti notevoli.


(...)

Ecco alcuni effetti più specifici:
  • La frequenza cardiaca e la pressione sanguigna aumentano (viene pompato più sangue verso muscoli e polmoni).
  • Il respiro diventa più affannato e le narici si dilatano, causando una maggiore erogazione di aria.
  • La digestione rallenta (chi ha tempo per mangiare?).
  • Il sangue viene dirottato dalla pelle e dagli organi interni e smistato al cervello e ai muscoli scheletrici. I muscoli si tendono. Vi sentite più forti. Siete pronti per l’azione.
  • Il sangue si coagula più velocemente, pronto a riparare qualsiasi danno delle arterie.
  • Le pupille si dilatano, quindi vedete meglio.
  • Il fegato converte glicogeno in glucosio, che si unisce agli acidi adiposi liberi per rifornirvi di carburante ed energia (probabilmente ne avrete bisogno).
In breve, il vostro intero corpo subisce una serie di drammatici cambiamenti fisiologici che vi preparano all’emergenza. Chiaramente, lo stress ha un potenziale di sopravvivenza adattativa: è lo strumento che la natura ci ha dato per tenerci in vita.

Cambiamenti di umore e comportamento

Gli stressor non solo provocano reazioni corporee, ma azionano anche sentimenti ed emozioni. Una lista parziale di sintomi emotivi include ansia, turbamento, rabbia, tristezza, senso di colpa, insoddisfazione, disperazione, paura o sopraffazione. Le reazioni emotive possono essere modeste (“Sono un po’ annoiato” o “Sono un po’ preoccupato”) o smodate (“Sono furioso!” o “Sono parecchio ansioso!”).


Insieme, le risposte fisiologiche e le reazioni emotive possono provocare cambiamenti comportamentali. Questi cambiamenti vi aiutano a lottare o a fuggire. Lottare o fuggire potrebbero non essere conseguenze appropriate a una situazione innocua come perdere le chiavi o non superare l’esame per la patente, ma la giusta quantità di ansia può motivare comportamenti adattativi, stimolandovi a fare del vostro meglio e a lavorare per raggiungere traguardi importanti. 


Ricordate che troppa ansia, rabbia o qualsiasi altro innesco emozionale, possono portarvi a reagire in modo sproporzionato: la noia può diventare rabbia, mentre la preoccupazione può trasformarsi in ansia. Emozioni eccessive possono comportare manifestazioni inappropriate; potreste agire in modo rabbioso, litigioso, per poi pentirvi di quel che avete detto o fatto. Se vi sentite ansiosi o impauriti, potreste andare in direzione opposta, potreste rinunciare e rassegnarvi troppo in fretta.

Quello che rende lo stress un problema – sia fisiologico sia emotivo – è che può essere continuo e costante. La vita moderna pretende molto da noi, e accontentare tutte le pretese comporta molto stress.
Uno stressor qua e uno là, uno ora e uno poi… in poca quantità potete gestirlo. Se vi stressate solo ogni tanto, non c’è da preoccuparsi. Il corpo e la mente reagiscono, ma vi riprendete velocemente e tornate a uno stato più rilassato. Troppo spesso, però, affrontiamo un flusso quasi continuo di stressor. Non abbiamo tempo sufficiente per ricaricarci e riprenderci.


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mercoledì 2 settembre 2015

I segni e i sintomi dello stress

(Fonte: "Gestire lo stress for dummies")

I segni e i sintomi dello stress spaziano dall’innocuo al drammatico, dal sentirsi semplicemente stanchi alla fine della giornata ad avere un attacco di cuore. 

I problemi più seri provengono da periodi di stress intenso e prolungato. Di tali disordini e malattie tratterò più avanti (...). Qui mi limito a elencare alcuni dei segni e dei sintomi più benigni e più comunemente sperimentati. Molti vi saranno parecchio familiari.

Segni fisici dello stress:

Stanchezza, affaticamento, letargia.
Palpitazioni, battito accelerato, respirazione affannosa.
Muscoli tesi e doloranti.
Tremori, tremolii, tic, contrazioni.
Bruciore di stomaco, cattiva digestione, diarrea, stitichezza.
Agitazione.
Bocca e gola secca.
Sudorazione eccessiva, mani umide, mani e/o piedi freddi.
Eruzioni cutanee, orticarie, pruriti.
Mangiarsi le unghie, arricciare i capelli, tirarli.
Orinazione frequente.

Calo della libido.
Mangiare troppo, perdita dell’appetito.
Difficoltà a dormire.
Abuso di alcol e/o droghe e medicinali.

Segni psicologici dello stress:

Irritabilità, impazienza, rabbia, ostilità.
Preoccupazione, ansia, panico.
Umore incostante, tristezza, turbamento.
Pensieri invadenti e/o frenetici.
Perdite di memoria, difficoltà nella concentrazione, indecisione.
Assenze frequenti dal lavoro, produttività ridotta.
Sentirsi sopraffatti.
Perdita del senso dell’umorismo.


Domani vedremo insieme come capire i segni dello stress.

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martedì 1 settembre 2015

Guida al colloquio perfetto (5)

(Fonte: "Cosmopolitan")

INTERVISTE NO: ECCO COME SUPERARLE

SELEZIONATORI ARROGANTI, LINGUA FIN TROPPO SCIOLTA... TRE DONNE CHE POI HANNO FATTO CARRIERA TI RACCONTANO COME HANNO AFFRONTATO IL LORO PRIMO PEGGIOR COLLOQUIO

CREDI IN TE STESSO FINO IN FONDO
Cristina Scocchia, amministratore delegato L'Oréal «Al mio primo colloquio mi hanno chiesto come mi vedevo da lì a 15 anni. Ho risposto: “Alla guida di una grande azienda”. Mi sono stupita io stessa, non sapevo se ce l’avrei fatta. E invece...».

GLI STR***I POSSONO SEMPRE CAPITARE
Melissa Allen, Integrated Product Team Lead, The Boeing Company «Il selezionatore di uno stage mi aveva umiliato chidendomi cose che non avevo ancora studiato. Ho chiamato mia madre in lacrime: avevo
fallito! Lei mi ha ricordato che ero sveglia e di talento. E aveva ragione».

PENSA DUE VOLTE PRIMA DI PARLARE
Kristen Welker, Corrispondente dalla Casa Bianca per NBC News «Ero agli inizi. A fine colloquio saluto il produttore dicendogli: “Se mi offre il lavoro, posso pensarci prima di dire sì?”. Me l'avevano suggerito
i miei, ma in caso di proposta definitiva! Poi ho imparato a controllarmi».

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