martedì 16 aprile 2019

L'identikit dei capi

(Fonte: "L'Economia")

Chi tra i più senior non ha mai ricevuto dai più giovani una domanda sulle modalità con cui impostare il percorso di carriera? E  ognuno ha dato una risposta soggettiva, sulla base della propria sensibilità, dividendosi tra rallentisti e accelerazionisti. I primi con la convinzione che sia meglio accelerare lo sviluppo professionale non troppo speditamente e che sia utile ogni tanto riprendere fiato e respirare un po'. I secondi convinti che i tracciati debbano procedere in gran velocità, per non rimanere impigliati nel conformismo della tradizione. Ma allora come si arriva davvero ai vertici delle aziende? Esistono delle esperienze che possano fare da buone pratiche? Quali sono gli ingredienti per raggiungere nel modo più adeguato la posizione di amministratore delegato?

Uno studio appena ultimato della Sda Bocconi illustra il percorso per raggiungfere la vetta. 
(...)
La ricerca voleva far emergere quali tratti comuni caratterizzano le carriere dei ceo italiani, comparando i dati emergenti con quanto avviene all’estero. Dei 540 personaggi sono state recuperate informazioni demografiche (genere, età), formazione (studi universitari e post universitari) e gli ultimi tre ruoli precedenti quello attuale. Ecco di seguito le più interessanti sorprese:
  • 1) L’età media dei ceo del nostro Paese è di 48 anni, praticamente in linea con quella degli analoghi colleghi americani e europei, che è di 50 anni circa.
  • 2) Le donne sono una netta minoranza (solo il 6%), come d’altra parte nel resto del mondo (molte altre indagini falsificano la leggenda che vede il genere femminile più rappresentato nelle nazioni nordiche e anglosassoni rispetto alle nazioni mediterranee).
  • 3) Gli studi universitari sono prevalentemente in economia e ingegneria e molto poco rappresentate sono invece le facoltà di informatica e di computer science, che invece sono assai diffuse nei track record manageriali in America e in Asia. Ovviamente l’educazione universitaria è più diffusa nelle aziende grandi e medio grandi, meno nelle piccole dimensioni.
  • 4) La presenza dei diplomi Mba è ancora abbastanza scarso nel nostro Paese, ma risulta in crescita nelle medie e piccole imprese, dove i ceo sono più giovani. I più anziani hanno conseguito l’Mba all’estero (in prevalenza negli Stati Uniti), mentre i manager sotto i quarant’anni lo hanno fatto per lo più in Italia o in Europa, grazie anche alla crescita recente del numero e della qualità delle business school nel nostro continente.
  • 5) Il tempo medio per raggiungere il ruolo di ceo dalla laurea è di 23 anni nelle aziende grandissime e di 13,8 anni nelle aziende più piccole. Ciò significa che chi diventa ceo di un’azienda piccola ci mette meno tempo, anche se poi sconta di rimanere imprigionato nella rete delle minori dimensioni. Nelle aziende più grandi ci si mette più tempo, ma vi è più possibilità di spostarsi successivamente da azienda a azienda e da settore a settore.
  • 6) Le aziende maggiori prendono meno rischi e tendono ad assumere nel ruolo di amministratore delegato persone che hanno già acquisito tale posizione nell’esperienza precedente, mentre le piccole sono più propense a rischiare assumendo un ceo di prima nomina. Per tutto ciò le aziende più piccole risultano interessanti trampolini di lancio intermedio per progredire verso il top.
  • 7) La permanenza nello stesso settore industriale è un’altra variabile degna di nota: nelle imprese grandi e grandissime si richiede una esperienza continuativa nel settore, mentre invece nelle dimensioni minori si verificano spesso cambi di industria nei livelli apicali.
  • 8) L’esperienza precedente in società di consulenza strategica viene valutata un acceleratore di carriera per un quarto dei ceo analizzati.
  • 9) Le filiere professionali più apprezzate sono nell’ordine commerciale, finanza e operations, a differenza di Usa e Asia dove prevalgono invece percorsi di strategia e high tech.
  • 10) Avere un curriculum internazionale (esposizione alla globalizzazione o permanenza all’estero) è un fattore determinante per tutti i profili esaminati. Ciò caratterizza in modo marcato i ceo italiani, come quelli europei, contrariamente ai ceo statunitensi dove solo 1 su 4 ha lavorato cross border.
  • 11) Un tema spesso in discussione è quanto un manager debba rimanere nello stesso ruolo. C’e’ chi sostiene che non bisogna rimanere troppo poco (l’eccessiva mobilità non paga e dà percezione esterna di eccessivo rampantismo e di superficialità), ma c’è anche chi considera demotivante starci troppo (l’abitudine deprime l’achievement e il senso di sfida). Nel campione esaminato si vede che in media le persone sono rimaste nella stessa posizione da 2,5 a 5 anni. Gli high flyers sono più presenti nelle aziende di grandissime dimensioni, dove spesso il turnover politico circostante preme per un avvicendamento anche del top management aziendale.
In sintesi questi dati riflettono i gusti che gli odierni azionisti esprimono nei confronti dei loro cinquantenni capi azienda: stabilità; competenza nel settore; perseveranza nello sforzo; esperienza nelle funzioni di linea e di finanza.
Sarebbe curioso interrogarsi quanto questi ingredienti vadano a genio agli attuali manager 30-35enni, che saranno alla testa delle organizzazioni tra 10 anni. Infatti, dalla sensazione che molti hanno su tale più giovane generazione, risulterebbe un disallineamento rispetto alle precedenti attitudini: essi non credono troppo nella stabilità e vanno invece alla ricerca di mobilità sia aziendale che settoriale; sono avvezzi alla despecializzazione e al general management fin da subito; lavorano molto sulla componente soft (change management, strategia, dinamiche organizzative) e considerano le competenze hard come qualcosa di necessario ma non cruciale per il successo. C’è tempo nei prossimi dieci anni per una loro folgorazione sulla via del vertice organizzativo, con conseguente riorientamento del loro profilo oppure magari una simile ricerca nel 2030 vedrà una fotografia del ceo totalmente diversa?

(Conosci già il nostro sito? Si chiama QualitiAmo - La Qualità gratis sul web ed è pieno di consigli per chi si occupa di Qualità, ISO 9001 e certificazione)

Nessun commento: