(Fonte: "Il Corriere della Sera")
Se sei donna, più sali più ti arrabbi con i colleghi uomini.
Le alte gerarchie aziendali, infatti, almeno dal punto di vista del gap salariale uomo donna, non sono per niente virtuose. Lo si deduce dall’indagine «Executive compensation outlook 2018» realizzata
dalla società di recruiting Badenoch & Clark, in collaborazione con JobPricing specializzata in analisi retributive.
Se infatti si considera l’intero mercato dei dirigenti, lo scarto nelle buste paga esiste ma non è drammatico: 94.315 euro lordi annui di retribuzione fissa per le donne, 103.405 per gli uomini, il 9,6% in più.
Più marcato e molto significativo diventa il gap se si passa alle società quotate in Borsa ma si resta nella fascia bassa dei dirigenti, i non executive, quelli cioè che non fanno parte delle direzioni aziendali. In quest’area le retribuzioni medie oscillano tra i 47.352 euro delle donne e i 65.576
dei corrispettivi uomini (+38,5%).
La disuguaglianza diventa infine formidabile se si resta nelle società quotate ma si considerano solo i profili executive: 276.156 euro se sei donna, 470.675 per il pari grado maschio, cioè ben il 70,4%
in più.
Un divario eccessivo? C’è di peggio. Perché se si va a segmentare il mercato delle quotate per livelli di fatturato, in certe situazioni le retribuzioni maschili diventano più del doppio di quelle femminili. E’ il caso per esempio dei presidenti dei consigli di amministrazione di aziende con alto giro d’affari (oltre gli 800 milioni di euro): le donne in questo caso subiscono un gap retributivo addirittura del
133,2%. C’è però una significativa attenuazione di queste differenze abissali se si vanno ad esaminare i ruoli apicali più operativi. Infatti una donna amministratore delegato di un’azienda quotata, posizione che riesce a raggiungere solo 5,6 volte su 100, fa ridimensionare il gap fino al
15,7%.
«È una fotografia impietosa (...) che mette bene in evidenza il ritardo notevole del nostro paese rispetto ad altri in ambito di carriera e retribuzioni delle donne. Eppure non mancano studi che dimostrano una correlazione positiva fra un elevato tasso di gender diversity dirigenziale e il successo di un’azienda». In definitiva, pur se negli ultimi dieci anni sia cresciuto di quasi sei volte
il numero delle donne presenti nei board aziendali, passando dal 5.9 % al 33,6% del 2017 (ma solo all’11,3% nelle quotate) ciò non ha intaccato le disuguaglianze retributive.
(Conosci già il nostro sito? Si chiama QualitiAmo - La Qualità gratis sul web ed è pieno di consigli per chi si occupa di Qualità, ISO 9001 e certificazione)
Se sei donna, più sali più ti arrabbi con i colleghi uomini.
Le alte gerarchie aziendali, infatti, almeno dal punto di vista del gap salariale uomo donna, non sono per niente virtuose. Lo si deduce dall’indagine «Executive compensation outlook 2018» realizzata
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Se infatti si considera l’intero mercato dei dirigenti, lo scarto nelle buste paga esiste ma non è drammatico: 94.315 euro lordi annui di retribuzione fissa per le donne, 103.405 per gli uomini, il 9,6% in più.
Più marcato e molto significativo diventa il gap se si passa alle società quotate in Borsa ma si resta nella fascia bassa dei dirigenti, i non executive, quelli cioè che non fanno parte delle direzioni aziendali. In quest’area le retribuzioni medie oscillano tra i 47.352 euro delle donne e i 65.576
dei corrispettivi uomini (+38,5%).
La disuguaglianza diventa infine formidabile se si resta nelle società quotate ma si considerano solo i profili executive: 276.156 euro se sei donna, 470.675 per il pari grado maschio, cioè ben il 70,4%
in più.
Un divario eccessivo? C’è di peggio. Perché se si va a segmentare il mercato delle quotate per livelli di fatturato, in certe situazioni le retribuzioni maschili diventano più del doppio di quelle femminili. E’ il caso per esempio dei presidenti dei consigli di amministrazione di aziende con alto giro d’affari (oltre gli 800 milioni di euro): le donne in questo caso subiscono un gap retributivo addirittura del
133,2%. C’è però una significativa attenuazione di queste differenze abissali se si vanno ad esaminare i ruoli apicali più operativi. Infatti una donna amministratore delegato di un’azienda quotata, posizione che riesce a raggiungere solo 5,6 volte su 100, fa ridimensionare il gap fino al
15,7%.
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il numero delle donne presenti nei board aziendali, passando dal 5.9 % al 33,6% del 2017 (ma solo all’11,3% nelle quotate) ciò non ha intaccato le disuguaglianze retributive.
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