(Fonte: "Corriere Economia")
Il welfare aziendale funziona, non tocca, va esteso e gli incentivi offerti saranno confermati anche nella nuova Finanziaria. A dirlo è il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, intervenuto nel convegno che si è tenuto la scorsa settimana "Welfare che fare. Il bilancio della riforma" (...)
"La sua crescita deve proseguire ed è anche il momento di potenziarlo ulteriormente - ha detto Durigon - . Per farlo occorre per prima cosa superare la distanza che separa i lavoratori dalle aziende che, conoscendone i benefici, implementano progetti ampi ed estesi, da quelli che lavorano in realtà che al contrario lo considerano un costo e un impegno che non vale la pena affrontare.
Per estendere la platea dei beneficiari, un contributo importante deve venire dagli enti bilaterali e dalla contrattazione più in generale. Ampliare il numero delle persone che potrebbero godere dei servizi e beni del welfare aziendale svilupperebbe un nuovo sistema del lavoro che offre vantaggi ai dipendenti, crea ricchezza sul territorio e contribuisce all'emersione del nero dato che ogni transazione dovrebbe essere fatturata".
E' vero che soprattutto le piccole e micro aziende sono ancora, come prevedibile, un po' ai margini del processo, ma dal rapporto Welfare Index Pmi (...) arrivano buone nuove. Il numero di imprese attive è passato dal 25,5 % del 2016 al 41,2 % del 2018 e nelle realtà minori dimensioni cresce la propensione a stringere alleanze per realizzare sistemi di welfare aziendale condiviso sul territorio: reti di imprese, partecipazione a consorzi, adesioni a servizi comuni.
(...)
Ma quali sono le tre aree di welfare sulle quali le aziende indirizzano gli sforzi per soddisfare le esigenze dei dipendenti? Al primo posto troviamo la salute e l'assistenza. Secondo i dati 2018, il 42% delle imprese attua almeno una iniziativa in questo macro area garantendo l'accesso alle cure e ai servizi di prevenzione e sostenendo le famiglie nel caso di assistenza degli anziani e di persone non autosufficienti. Un terzo considera prioritario farlo nei prossimi anni.
Cresce e raddoppia l'attenzione ai temi della conciliazione, coerentemente con il cambiamento di stile di vita. Il 59,4% delle Pmi proprone iniziative di questo tipo, fra queste lo smart working ma non solo. Vi sono anche fra gli altri: il sostegno ai genitori, i permessi aggiuntivi a quelli contrattuali, le integrazioni del congedo di maternità, le convenzioni con asili e scuole.
Terzo, fra i benefit più diffusi, il sostegno all'istruzione e l'orientamento dei giovani con iniziative specifiche per favorire la mobilità sociale e la formazione dei dipendenti.
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Il welfare aziendale funziona, non tocca, va esteso e gli incentivi offerti saranno confermati anche nella nuova Finanziaria. A dirlo è il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, intervenuto nel convegno che si è tenuto la scorsa settimana "Welfare che fare. Il bilancio della riforma" (...)
"La sua crescita deve proseguire ed è anche il momento di potenziarlo ulteriormente - ha detto Durigon - . Per farlo occorre per prima cosa superare la distanza che separa i lavoratori dalle aziende che, conoscendone i benefici, implementano progetti ampi ed estesi, da quelli che lavorano in realtà che al contrario lo considerano un costo e un impegno che non vale la pena affrontare.
Per estendere la platea dei beneficiari, un contributo importante deve venire dagli enti bilaterali e dalla contrattazione più in generale. Ampliare il numero delle persone che potrebbero godere dei servizi e beni del welfare aziendale svilupperebbe un nuovo sistema del lavoro che offre vantaggi ai dipendenti, crea ricchezza sul territorio e contribuisce all'emersione del nero dato che ogni transazione dovrebbe essere fatturata".
E' vero che soprattutto le piccole e micro aziende sono ancora, come prevedibile, un po' ai margini del processo, ma dal rapporto Welfare Index Pmi (...) arrivano buone nuove. Il numero di imprese attive è passato dal 25,5 % del 2016 al 41,2 % del 2018 e nelle realtà minori dimensioni cresce la propensione a stringere alleanze per realizzare sistemi di welfare aziendale condiviso sul territorio: reti di imprese, partecipazione a consorzi, adesioni a servizi comuni.
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Ma quali sono le tre aree di welfare sulle quali le aziende indirizzano gli sforzi per soddisfare le esigenze dei dipendenti? Al primo posto troviamo la salute e l'assistenza. Secondo i dati 2018, il 42% delle imprese attua almeno una iniziativa in questo macro area garantendo l'accesso alle cure e ai servizi di prevenzione e sostenendo le famiglie nel caso di assistenza degli anziani e di persone non autosufficienti. Un terzo considera prioritario farlo nei prossimi anni.
Cresce e raddoppia l'attenzione ai temi della conciliazione, coerentemente con il cambiamento di stile di vita. Il 59,4% delle Pmi proprone iniziative di questo tipo, fra queste lo smart working ma non solo. Vi sono anche fra gli altri: il sostegno ai genitori, i permessi aggiuntivi a quelli contrattuali, le integrazioni del congedo di maternità, le convenzioni con asili e scuole.
Terzo, fra i benefit più diffusi, il sostegno all'istruzione e l'orientamento dei giovani con iniziative specifiche per favorire la mobilità sociale e la formazione dei dipendenti.
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