martedì 1 dicembre 2015

Identikit di un boss perfetto - 2

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Un capo vincente è ovvio che piaccia di più, ma ognuno vuole sentire come propria almeno un pezzetto di quella vittoria. Se il boss è capace di dare merito al team, quest'ultimo si impegnerà di più.

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E il boss più amato?
Primo: non abbaia gli ordini, ma li comunica coinvolgendo: "Ehy Jane, se riuscissimo ad avere quel modello entro settimana prossima lo potremmo lanciare nel meeting di fine mese".
Secondo: considera la felicità dei dipendenti un business critico. Per ogni infelice manifesto, si sa che ce ne sono altri cinque che fingono di non esserlo.
Terzo: non guarda la lattuga appassita in giardino dicendo "che schifo di lattuga". Si interroga sul perché non ha creato le condizioni ideali affinché la sua insalata crescesse più buona delle altre.

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I top manager di casa nostra (...) come se la cavano?

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Le cose per fortuna stanno migliorando anche da noi (...) complice la crisi, che ha creato uno shock favorevole al cambiamento, si fa strada oggi un modello di leader che definiamo responsabile. Attento cioè agli interessi di tutti i suoi stakeholders (portatori di interessi): che siano l'azionista, i clienti, i fornitori, l'ambiente sociale in cui l'azienda opera e - infine ma non ultimi - i dipendenti. 
Il capo dev'essere in grado di andare oltre il quarter, il risultato economico immediato. Questa capacità di visione di lungo termine, diventa il valore aggiunto.

Dalla ricerca condotta da Magni & Co. in Bocconi, su circa 3.000 casi, emerge una situazione con margini di miglioramento: appena il 16% dei leader è oggi definito responsabile, il 36% è in una situazione intermedia, il 48% invece ha ancora una visione di breve periodo: guida accentrata e scarso coinvolgimento dei lavoratori, spesso pensa solo al fatturato e a i bonus.

Secondo due ricerche condotte da Wyser (...) e dal sito InfoJobs, agli italiani piace un boss carismatico, decisionista e autorevole (ma non autoritario), che si comporta da mentore (accettando le critiche). (...) Il boss dei sogni è quello che da un lato alimenta il cosiddetto role-modeling - diventa cioè un modello a cui ispirarsi o ambire - e dall'altro applica il walk the talk: dimostra coerenza fra intenzioni e azioni. Solo così il team può dare il meglio, diventando il primo alleato del capo. 
Perché, come dice efficacemente John Maxwell (...) chi pensa di guidare gli altri e non ha nessuno che lo segue, sta solo facendo una passeggiata.

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