(Fonte: "Italia Oggi")
Con la laurea breve si guadagna meno che col diploma di scuola superiore. I lavoratori in possesso di una laurea triennale percepiscono infatti una retribuzione media pari a 29.411 euro l’anno, mentre
coloro che hanno conseguito un diploma hanno un reddito lavorativo di 29.891 euro.
Non solo. La differenza tra la laurea quinquennale e quella breve, in termini di Ral 2016, è di oltre 12 mila euro l’anno.
È quanto emerge, tra l’altro, dal Jp Salary Outlook 2017, studio dell’Osservatorio Job-Pricing su base semestrale con le evidenze del mercato retributivo italiano e dei cambiamenti in atto. Per quanto riguarda le differenze di salario per livello di istruzione, la Ral media dei laureati è di
39.743 euro, mentre quella dei non laureati di 27.782 euro, con uno scostamento pari al 43%. In particolare, emerge una netta differenza retributiva tra i lavoratori che hanno terminato un percorso di studi di laurea almeno quinquennale e coloro che invece si sono fermati alla laurea breve o non si sono laureati: la prima categoria presenta una Ral media superiore ai 41 mila euro lordi annui, la seconda non arriva mediamente ai 30 mila euro.
La differenza tra le categorie di laureati e non si assottiglia spostando l’analisi sull’inquadramento professionale: solamente fra i dirigenti esiste infatti una differenza media di quasi 9 mila euro fra i laureati e i non laureati (6,5%), mentre la distanza fra gli impiegati (circa 1.200 euro in valore assoluto), non è così netta. Non c’è invece alcuna differenza tra i quadri, mentre è leggermente negativa tra gli operai. Dall’indagine emerge che la differenza retributiva alla base del titolo di studio conseguito non si valorizza tanto all’interno dello stesso inquadramento professionale, quanto con la maggiore possibilità di ambire a una qualifica manageriale. Tra i non laureati, infatti, solo il 3% occupa una posizione apicale, mentre fra i laureati la percentuale sale al 25%: un laureato su quattro è almeno quadro, mentre solo tre non laureati su cento diventano quadro o dirigente. Nel dettaglio, il 42% di coloro che sono in possesso di un dottorato di ricerca è dirigente o quadro, percentuale che scende al 39% per il master di secondo livello, al 28% per la laurea magistrale, al 27% per il master di primo livello e solo al 5% per la laurea triennale. Andando ad analizzare i trend delle retribuzioni tra il 2015 e il 2016, emerge che i non laureati hanno beneficiato di un aumento del Ral, in media, del 2,4%, mentre i laureati di solo lo 0,6%.
Vi sono in particolare alcuni livelli di istruzione a cui è associato un trend positivo e superiore anche ai due punti percentuali, come il diploma di qualifica professionale, la laurea breve e il master di
I livello. Analizzando le singole qualifi che si può invece notare come i trend siano maggiormente differenziati.
I trend più significativi sono tra i dirigenti, quadri e operai a lavoratori con la sola scuola
dell’obbligo, mentre tra gli impiegati il trend più elevato colpisce i lavoratori con un master di primo livello.
(Conosci già il nostro sito? Si chiama QualitiAmo - La Qualità gratis sul web ed è pieno di consigli per chi si occupa di Qualità, ISO 9001 e certificazione)
Con la laurea breve si guadagna meno che col diploma di scuola superiore. I lavoratori in possesso di una laurea triennale percepiscono infatti una retribuzione media pari a 29.411 euro l’anno, mentre
coloro che hanno conseguito un diploma hanno un reddito lavorativo di 29.891 euro.
Non solo. La differenza tra la laurea quinquennale e quella breve, in termini di Ral 2016, è di oltre 12 mila euro l’anno.
È quanto emerge, tra l’altro, dal Jp Salary Outlook 2017, studio dell’Osservatorio Job-Pricing su base semestrale con le evidenze del mercato retributivo italiano e dei cambiamenti in atto. Per quanto riguarda le differenze di salario per livello di istruzione, la Ral media dei laureati è di
39.743 euro, mentre quella dei non laureati di 27.782 euro, con uno scostamento pari al 43%. In particolare, emerge una netta differenza retributiva tra i lavoratori che hanno terminato un percorso di studi di laurea almeno quinquennale e coloro che invece si sono fermati alla laurea breve o non si sono laureati: la prima categoria presenta una Ral media superiore ai 41 mila euro lordi annui, la seconda non arriva mediamente ai 30 mila euro.
La differenza tra le categorie di laureati e non si assottiglia spostando l’analisi sull’inquadramento professionale: solamente fra i dirigenti esiste infatti una differenza media di quasi 9 mila euro fra i laureati e i non laureati (6,5%), mentre la distanza fra gli impiegati (circa 1.200 euro in valore assoluto), non è così netta. Non c’è invece alcuna differenza tra i quadri, mentre è leggermente negativa tra gli operai. Dall’indagine emerge che la differenza retributiva alla base del titolo di studio conseguito non si valorizza tanto all’interno dello stesso inquadramento professionale, quanto con la maggiore possibilità di ambire a una qualifica manageriale. Tra i non laureati, infatti, solo il 3% occupa una posizione apicale, mentre fra i laureati la percentuale sale al 25%: un laureato su quattro è almeno quadro, mentre solo tre non laureati su cento diventano quadro o dirigente. Nel dettaglio, il 42% di coloro che sono in possesso di un dottorato di ricerca è dirigente o quadro, percentuale che scende al 39% per il master di secondo livello, al 28% per la laurea magistrale, al 27% per il master di primo livello e solo al 5% per la laurea triennale. Andando ad analizzare i trend delle retribuzioni tra il 2015 e il 2016, emerge che i non laureati hanno beneficiato di un aumento del Ral, in media, del 2,4%, mentre i laureati di solo lo 0,6%.
Vi sono in particolare alcuni livelli di istruzione a cui è associato un trend positivo e superiore anche ai due punti percentuali, come il diploma di qualifica professionale, la laurea breve e il master di
I livello. Analizzando le singole qualifi che si può invece notare come i trend siano maggiormente differenziati.
I trend più significativi sono tra i dirigenti, quadri e operai a lavoratori con la sola scuola
dell’obbligo, mentre tra gli impiegati il trend più elevato colpisce i lavoratori con un master di primo livello.
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