Qual è la differenza tra un oratore alle prime armi che è terrorizzato dall'idea di parlare a un pubblico e un oratore esperto?
Ancora una volta la leggiamo su "Riza Scienze":
Ritratto di un oratore focalizzato su se stesso
Prima di entrare in scena ripassa mentalmente quello che dirà, il più delle volte non ricordando nulla, avvertendo un senso di vuoto nella sua mente.
Ripete a se stesso di non avere paura.
Spera di non fare brutta fgura e si immagina scene in cui arranca di fronte alla platea.
Controlla i battiti del suo cuore e si augura che le mani non sudino troppo.
Quando parla è focalizzato sulla scaletta che ha preparato, si preoccupa di non saltare nemmeno un punto e di essere inappuntabile.
La cosa migliore che gli possa capitare, pensa, è ricevere un lungo applauso finale e che le persone si complimentino con lui. Vuole fare bella figura!
Ritratto di un oratore perfetto
Sorride prima di entrare in scena: lo fa perché il cuore batte, ha il giusto timore e sa che almeno sorridendo convincerà se stesso di essere un po' più calmo e vivrà quei minuti un po' meglio.
Sbircia il pubblico, non per controllare quanto ce ne sia in sala, ma per capire che tipologia di persone avrà di fronte e quale potrebbe essere il modo migliore di iniziare e a quale volume dovrà portare la sua voce.
Quando arriva il momento di entrare in scena non sa esattamente cosa dirà, ma non importa: si tratta solo di salutare e sorridere.
Quando poi tiene il discorso non smette di avere paura, provare timore, sentire il cuore che batte all'impazzata, semplicemente queste sensazioni passano in secondo piano sostituite dal calore e dall'attenzione che dedica al messaggio che vuole trasmettere perché chi ha di fronte lo colga.
Non perde il filo e raramente ha intoppi, ma se si verificano l'unico a farci caso è lui e i pochi che se ne accorgono non li vivono come un problema, ma solo come normali tentennamenti.
Se dimentica una parte del discorso, si ferma per rileggere i propri appunti: non si giustifica, sa che non c'è nulla di male nel farlo.
Nel rispondere a una domanda, guarda negli occhi il suo interlocutore. Tuttavia non commette l'errore comune di rivolgersi a una sola persona perché ciò che conta è far arrivare il messaggio a tutti e, quindi, si rivolge d'istinto a ogni persona presente condividendo il dibattito. Non si inceppa e, se accade, si ferma per un istante, ci scherza e ricomincia a parlare.
Domani vedremo alcuni esempi pratici che ci insegneranno come costruire una relazione con il pubblico che ascolta.
(Conosci già il nostro sito? Si chiama QualitiAmo - La Qualità gratis sul web ed è pieno di consigli per chi si occupa di Qualità, ISO 9001 e certificazione)
Ancora una volta la leggiamo su "Riza Scienze":
Ritratto di un oratore focalizzato su se stesso
Prima di entrare in scena ripassa mentalmente quello che dirà, il più delle volte non ricordando nulla, avvertendo un senso di vuoto nella sua mente.
Ripete a se stesso di non avere paura.
Spera di non fare brutta fgura e si immagina scene in cui arranca di fronte alla platea.
Controlla i battiti del suo cuore e si augura che le mani non sudino troppo.
Quando parla è focalizzato sulla scaletta che ha preparato, si preoccupa di non saltare nemmeno un punto e di essere inappuntabile.
La cosa migliore che gli possa capitare, pensa, è ricevere un lungo applauso finale e che le persone si complimentino con lui. Vuole fare bella figura!
Ritratto di un oratore perfetto
Sorride prima di entrare in scena: lo fa perché il cuore batte, ha il giusto timore e sa che almeno sorridendo convincerà se stesso di essere un po' più calmo e vivrà quei minuti un po' meglio.
Sbircia il pubblico, non per controllare quanto ce ne sia in sala, ma per capire che tipologia di persone avrà di fronte e quale potrebbe essere il modo migliore di iniziare e a quale volume dovrà portare la sua voce.
Quando arriva il momento di entrare in scena non sa esattamente cosa dirà, ma non importa: si tratta solo di salutare e sorridere.
Quando poi tiene il discorso non smette di avere paura, provare timore, sentire il cuore che batte all'impazzata, semplicemente queste sensazioni passano in secondo piano sostituite dal calore e dall'attenzione che dedica al messaggio che vuole trasmettere perché chi ha di fronte lo colga.
Non perde il filo e raramente ha intoppi, ma se si verificano l'unico a farci caso è lui e i pochi che se ne accorgono non li vivono come un problema, ma solo come normali tentennamenti.
Se dimentica una parte del discorso, si ferma per rileggere i propri appunti: non si giustifica, sa che non c'è nulla di male nel farlo.
Nel rispondere a una domanda, guarda negli occhi il suo interlocutore. Tuttavia non commette l'errore comune di rivolgersi a una sola persona perché ciò che conta è far arrivare il messaggio a tutti e, quindi, si rivolge d'istinto a ogni persona presente condividendo il dibattito. Non si inceppa e, se accade, si ferma per un istante, ci scherza e ricomincia a parlare.
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