Prendo ancora spunto da "Emotional capitalists", il libro di Martyn Newman di cui abbiamo iniziato a parlare ieri, per completare il pensiero dell'autore che crede che il capitale emozionale su cui può contare un'organizzazione si componga di tre elementi ben precisi:
(Conosci già il nostro sito? Si chiama QualitiAmo - La Qualità gratis sul web ed è pieno di consigli per chi si occupa di Qualità, ISO 9001 e certificazione)
- il capitale emozionale esterno, ovvero il valore delle sensazioni e delle percezioni dei clienti. Per avere successo in molti campi è decisamente più importante attirare clienti emozionali che razionali, facendo appello alla loro immaginazione e alle loro sensazioni. Ricordatevi sempre che le persone vogniono acquistare da aziende che amano e che trovano simili a loro
- quello interno che corrisponde al coinvolgimento emozionale della gente che lavora in azienda e che poggia su una condivisione di valori. Se le relazioni con i clienti esterni sono importantissime, quelle con i clienti interni sono addirittura VITALI. Le persone che lavorano in una società dovrebbero essere considerate come dei veri e propri investitori emozionali perché ogni giorno portano al lavoro con loro cervello e cuore e se iniziassero a non farlo, l'azienda ne risentirebbe immensamente
- e quello interpersonale che è tipico di chi cerca di rendere più positivo un ambiente di lavoro ispirando chi gli lavora a fianco (o demoralizzandolo, a seconda dei casi)
(Conosci già il nostro sito? Si chiama QualitiAmo - La Qualità gratis sul web ed è pieno di consigli per chi si occupa di Qualità, ISO 9001 e certificazione)
Nessun commento:
Posta un commento