(Fonte: "La Stampa")
La crisi non è stata ancora superata: il fatturato dell’industria italiana è sceso del 2% nel 2016 per il quarto anno consecutivo. Un calo che senza l’auto sarebbe stato ancora più marcato e su cui ha pesato la difficile congiuntura del settore energia. A scattare questa fotografia dell’industria Made in Italy è la tradizionale ricerca sui «Dati cumulativi di 2065 imprese italiane» presentata dall’Area Studi di Mediobanca, che la aggiorna dal 1961.
In dettaglio il rapporto, che ha analizzato società che rappresentano il 51% del fatturato industriale, il 50% di quello manifatturiero, il 35% dei trasporti e il 37% della grande distribuzione, rivela che a tirare il freno quest’anno sono stati il comparto petrolifero (-19,5%) e dell’energia (-7,1%). A salire sono invece le vendite delle imprese manifatturiere (+1,9%) per il
terzo anno consecutivo. Le grandi imprese sono cresciute del 4,4% e quelle medie dell’1,3%. Per le prime è stato il quarto rialzo in 4 anni, mentre le seconde non hanno mai perso ricavi in 7 anni.
A spingere l’industria manifatturiera, secondo l’area studi di Mediobanca, è stata l’auto cresciuta del 9,5% e, senza l’apporto delle attività italiane di Fca, si sarebbe limitato al +2,2%. Bene anche le tv, cresciute del 58% grazie al canone in bolletta per la Rai, segno meno invece per gli elettrodomestici (-8,1%), a causa della concorrenza estera e dei tagli alla produzione italiana. In
ripresa gli investimenti, saliti del 4,9% tra le imprese private e del 7,3% tra quelle manifatturiere, che hanno raggiunto il massimo dal 2010, mentre restano ancora indietro il settore del
terziario (-13,4%) e, soprattutto, il pubblico (-26,9%).
Le cattive notizie balzano agli occhi se si guarda ai livelli pre-crisi del 2008: il fatturato è
ancora sotto del 6,4%, soprattutto per le imprese pubbliche (-17,8%), anche se terziario
(+2,8%) e manifattura (+0,8%) hanno fatto meglio grazie anche al sostegno delle medie imprese (+6,7%). Inferiori del 15,9%, poi, i margini operativi (Mol) rispetto al 2007. In questo
caso pubblico (-15,1%) e privato (-16,2%) si sono sfidati a chi ha fatto peggio e la manifattura
(-7,5%) è andata un po’ meglio.
Si salvano solo le medie imprese, il cui Mol è cresciuto in 10 anni del 9,5%. Mediobanca punta poi il dito sugli investimenti, in calo del 25,8% rispetto al 2007, con un’influenza negativa
del 13,4% sulla competitività delle aziende ed un invecchiamento degli impianti del 43%.
Anche il Financial Times certifica che le ferite della crisi finanziaria non si sono ancora
rimarginate. In una analisi sottolinea come l’Italia, assieme alla Grecia e al Portogallo, sia
tra i pochi Paesi a non essere tornati ai livelli del 2007. Tra i più lenti a recuperare ci sono
infatti il Portogallo, con un Pil inferiore del 2,4% rispetto al 2007, l’Italia (-6,2%) e soprattutto la Grecia (-24,8%).
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La crisi non è stata ancora superata: il fatturato dell’industria italiana è sceso del 2% nel 2016 per il quarto anno consecutivo. Un calo che senza l’auto sarebbe stato ancora più marcato e su cui ha pesato la difficile congiuntura del settore energia. A scattare questa fotografia dell’industria Made in Italy è la tradizionale ricerca sui «Dati cumulativi di 2065 imprese italiane» presentata dall’Area Studi di Mediobanca, che la aggiorna dal 1961.
In dettaglio il rapporto, che ha analizzato società che rappresentano il 51% del fatturato industriale, il 50% di quello manifatturiero, il 35% dei trasporti e il 37% della grande distribuzione, rivela che a tirare il freno quest’anno sono stati il comparto petrolifero (-19,5%) e dell’energia (-7,1%). A salire sono invece le vendite delle imprese manifatturiere (+1,9%) per il
terzo anno consecutivo. Le grandi imprese sono cresciute del 4,4% e quelle medie dell’1,3%. Per le prime è stato il quarto rialzo in 4 anni, mentre le seconde non hanno mai perso ricavi in 7 anni.
A spingere l’industria manifatturiera, secondo l’area studi di Mediobanca, è stata l’auto cresciuta del 9,5% e, senza l’apporto delle attività italiane di Fca, si sarebbe limitato al +2,2%. Bene anche le tv, cresciute del 58% grazie al canone in bolletta per la Rai, segno meno invece per gli elettrodomestici (-8,1%), a causa della concorrenza estera e dei tagli alla produzione italiana. In
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terziario (-13,4%) e, soprattutto, il pubblico (-26,9%).
Le cattive notizie balzano agli occhi se si guarda ai livelli pre-crisi del 2008: il fatturato è
ancora sotto del 6,4%, soprattutto per le imprese pubbliche (-17,8%), anche se terziario
(+2,8%) e manifattura (+0,8%) hanno fatto meglio grazie anche al sostegno delle medie imprese (+6,7%). Inferiori del 15,9%, poi, i margini operativi (Mol) rispetto al 2007. In questo
caso pubblico (-15,1%) e privato (-16,2%) si sono sfidati a chi ha fatto peggio e la manifattura
(-7,5%) è andata un po’ meglio.
Si salvano solo le medie imprese, il cui Mol è cresciuto in 10 anni del 9,5%. Mediobanca punta poi il dito sugli investimenti, in calo del 25,8% rispetto al 2007, con un’influenza negativa
del 13,4% sulla competitività delle aziende ed un invecchiamento degli impianti del 43%.
Anche il Financial Times certifica che le ferite della crisi finanziaria non si sono ancora
rimarginate. In una analisi sottolinea come l’Italia, assieme alla Grecia e al Portogallo, sia
tra i pochi Paesi a non essere tornati ai livelli del 2007. Tra i più lenti a recuperare ci sono
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