(Fonte: "Il Sole 24 Ore")
Torna la voglia di assumere tra le imprese italiane. Per ora si tratta solo di una stima preliminare,
che dovrà essere confermata dai dati definitivi attesi a settembre, ma il numero dei posti vacanti rilevati dall’Istat, quelli per i quali le aziende sono a caccia di candidati, sembra preannunciare un effetto positivo sul mercato del lavoro. Nel secondo trimestre dell’anno, dopo una lunga stasi, durata dalla primavera del 2015 all’autunno 2016 e l’incremento costante degli tempi, il tasso totale dei posti vacanti è arrivato a toccare lo 0,9% (+0,1 sul trimestre precedente), il massimo da quando
l’Istat ha iniziato la serie storica, nel 2010.
Un piccolo boom, per la ricerca di nuovi dipendenti da parte delle imprese, che interessa in particolare il settore dei servizi, dove il tasso è cresciuto ad 1 punto percentuale, confermando una crescita costante iniziata nel terzo trimestre 2016, mentre è rimasto stabile allo 0,7% nel settore industria, in linea con il dato rilevato a partire dal II trimestre 2015. Nel lessico degli statistici i “posti vacanti” sono quei posti di lavoro retribuiti, nuovi o già esistenti, purché liberi o sul punto di esserlo, per cui il datore di lavoro cerchi attivamente un candidato adatto al di fuori dell’impresa e sia disposto a fare uno sforzo supplementare per trovarlo. Per questo, un incremento del tasso di riferimento - che riguarda solo le imprese con più di 10 dipendenti – “anticipa” una buona notizia per il mercato del lavoro, indicando una prospettiva positiva di assunzione di nuovo personale. Ma c’è anche il rovescio della medaglia: in alcuni casi, infatti, un valore alto del tasso di rifermento può nascondere uno squilibrio tra domanda e offerta di lavoro. In altre parole, le imprese cercano
personale che non trovano sul mercato del lavoro, perché magari le competenze richieste sono differenti da quelle disponibili. Però, in linea di massima, quando il tasso dei posti vacanti si alza vuol dire che si sta innescando una ripresa e viceversa.
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Torna la voglia di assumere tra le imprese italiane. Per ora si tratta solo di una stima preliminare,
che dovrà essere confermata dai dati definitivi attesi a settembre, ma il numero dei posti vacanti rilevati dall’Istat, quelli per i quali le aziende sono a caccia di candidati, sembra preannunciare un effetto positivo sul mercato del lavoro. Nel secondo trimestre dell’anno, dopo una lunga stasi, durata dalla primavera del 2015 all’autunno 2016 e l’incremento costante degli tempi, il tasso totale dei posti vacanti è arrivato a toccare lo 0,9% (+0,1 sul trimestre precedente), il massimo da quando
l’Istat ha iniziato la serie storica, nel 2010.
Un piccolo boom, per la ricerca di nuovi dipendenti da parte delle imprese, che interessa in particolare il settore dei servizi, dove il tasso è cresciuto ad 1 punto percentuale, confermando una crescita costante iniziata nel terzo trimestre 2016, mentre è rimasto stabile allo 0,7% nel settore industria, in linea con il dato rilevato a partire dal II trimestre 2015. Nel lessico degli statistici i “posti vacanti” sono quei posti di lavoro retribuiti, nuovi o già esistenti, purché liberi o sul punto di esserlo, per cui il datore di lavoro cerchi attivamente un candidato adatto al di fuori dell’impresa e sia disposto a fare uno sforzo supplementare per trovarlo. Per questo, un incremento del tasso di riferimento - che riguarda solo le imprese con più di 10 dipendenti – “anticipa” una buona notizia per il mercato del lavoro, indicando una prospettiva positiva di assunzione di nuovo personale. Ma c’è anche il rovescio della medaglia: in alcuni casi, infatti, un valore alto del tasso di rifermento può nascondere uno squilibrio tra domanda e offerta di lavoro. In altre parole, le imprese cercano
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