(Fonte: "Italia Oggi")
Meno Stati Uniti e più mete con differenze culturali più marcate. Il 40% degli studenti italiani delle superiori partito (...) tra il 2007 e il 2012 per un soggiorno di studio all'estero compreso tra un trimestre e un intero anno scolastico ha scelto una destinazione latina o asiatica. Ben un quinto, infatti, ha studiato in America Latina o Asia. Il dato emerge dall'ultima indagine dell'Osservatorio sull'internazionalizzazione delle scuole e la mobilità studentesca.
Per oltre la metà del campione di (...) ex adolescenti partiti tra il 1977 e il 2012 la destinazione preferita è stata un Paese anglofono. In testa gli Stati Uniti, scelto dal 49%, a cui si aggiunge l'11% che ha optato per un'altra meta anglofona. Tuttavia, se prima del 1998 preferiva gli Usa ben il 72%, tra il 1998 e il 2007 la percentuale era già scesa al 43%, per arrivare dopo il 2007 al 29%.
Dimezzate anche le scelte per altri Paesi in cui si parla l'inglese: dal 2007 incassano appena il 6% delle preferenze. Viceversa sono cresciute vertiginosamente le mete asiatiche, latinoamericane e africane: nel complesso passate dal 5% prima del 1998 al 18% tra il 1998 e il 2007, per impennarsi a ben il 40% dopo il 2007. Una tendenza nelle destinazioni preferite oggi dagli studenti partiti nel 2016 confermata dai presidi. Si confermano principalmente gli States, scelti dal 38% degli alunni, con una crescita del 7%, e il Regno Unito (13%), seguiti da Australia (6%), in calo, Canada (5%) e Irlanda ($%).
E' interessante la crescita dei Paesi dell'America Latina, che negli ultimi cinque anni raddoppiano le presenze, raccogliendo l'8% delle preferenze, e degli altri Paesi, al 9% rispetto al 4% del 2014. Mentre calano drasticamente i Paesi scandinavi (-85%) e la Germania (-5%) precipitata (...) dal 2011.
Stabile la Cina al 4%. L'Asia è anche l'area che maggiormente attirerebbe oggi gli ex partecipanti ai programmi che, invece, durante le scuole superiori hanno studiato in altri Paesi esteri: la sceglierebbe il 21%, soprattutto se era partito per Usa o Paesi dell'Europa non anglofona.
Se nei Paesi anglofoni diversi dagli Stati Uniti "è più facile coltivare nuovi interessi e nuove aspirazioni per la vita futura", spiega l'Osservatorio, "chi si è spinto più lontano presenta più accentuati i tratti di apertura verso l'altro e la voglia di cambiamento". Per oltre due terzi di chi è stato in Paesi asiatici o latinoamericani il rispetto verso gli altri diventa preponederante. E sviluppa di più, 35%, la necessità di aiutare gli altri rispetto a un più modesto 28% di chi è rientrato da Paesi anglofoni, Usa inclusi. Chi ha studiato in Paesi orientali o latinoamericani sceglie di più un lavoro nel non profit: 16% contro il 10% della media.
In generale, qualsiasi meta si scelga, la mobilità studentesca aiuta l'occupazione: ben l'83% degli ex partecipanti a programmi di studio all'estero non ha avito difficoltà a trovare lavoro o a cambiarlo e il tasso di disoccupazione complessivo è al di sotto del 9%, contro la media italiana del 14% tra i 20 e i 54 anni.
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Meno Stati Uniti e più mete con differenze culturali più marcate. Il 40% degli studenti italiani delle superiori partito (...) tra il 2007 e il 2012 per un soggiorno di studio all'estero compreso tra un trimestre e un intero anno scolastico ha scelto una destinazione latina o asiatica. Ben un quinto, infatti, ha studiato in America Latina o Asia. Il dato emerge dall'ultima indagine dell'Osservatorio sull'internazionalizzazione delle scuole e la mobilità studentesca.
Per oltre la metà del campione di (...) ex adolescenti partiti tra il 1977 e il 2012 la destinazione preferita è stata un Paese anglofono. In testa gli Stati Uniti, scelto dal 49%, a cui si aggiunge l'11% che ha optato per un'altra meta anglofona. Tuttavia, se prima del 1998 preferiva gli Usa ben il 72%, tra il 1998 e il 2007 la percentuale era già scesa al 43%, per arrivare dopo il 2007 al 29%.
Dimezzate anche le scelte per altri Paesi in cui si parla l'inglese: dal 2007 incassano appena il 6% delle preferenze. Viceversa sono cresciute vertiginosamente le mete asiatiche, latinoamericane e africane: nel complesso passate dal 5% prima del 1998 al 18% tra il 1998 e il 2007, per impennarsi a ben il 40% dopo il 2007. Una tendenza nelle destinazioni preferite oggi dagli studenti partiti nel 2016 confermata dai presidi. Si confermano principalmente gli States, scelti dal 38% degli alunni, con una crescita del 7%, e il Regno Unito (13%), seguiti da Australia (6%), in calo, Canada (5%) e Irlanda ($%).
E' interessante la crescita dei Paesi dell'America Latina, che negli ultimi cinque anni raddoppiano le presenze, raccogliendo l'8% delle preferenze, e degli altri Paesi, al 9% rispetto al 4% del 2014. Mentre calano drasticamente i Paesi scandinavi (-85%) e la Germania (-5%) precipitata (...) dal 2011.
Stabile la Cina al 4%. L'Asia è anche l'area che maggiormente attirerebbe oggi gli ex partecipanti ai programmi che, invece, durante le scuole superiori hanno studiato in altri Paesi esteri: la sceglierebbe il 21%, soprattutto se era partito per Usa o Paesi dell'Europa non anglofona.
Se nei Paesi anglofoni diversi dagli Stati Uniti "è più facile coltivare nuovi interessi e nuove aspirazioni per la vita futura", spiega l'Osservatorio, "chi si è spinto più lontano presenta più accentuati i tratti di apertura verso l'altro e la voglia di cambiamento". Per oltre due terzi di chi è stato in Paesi asiatici o latinoamericani il rispetto verso gli altri diventa preponederante. E sviluppa di più, 35%, la necessità di aiutare gli altri rispetto a un più modesto 28% di chi è rientrato da Paesi anglofoni, Usa inclusi. Chi ha studiato in Paesi orientali o latinoamericani sceglie di più un lavoro nel non profit: 16% contro il 10% della media.
In generale, qualsiasi meta si scelga, la mobilità studentesca aiuta l'occupazione: ben l'83% degli ex partecipanti a programmi di studio all'estero non ha avito difficoltà a trovare lavoro o a cambiarlo e il tasso di disoccupazione complessivo è al di sotto del 9%, contro la media italiana del 14% tra i 20 e i 54 anni.
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