(Fonte: "Business Insider Italia")
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Secondo il Project Management Institute (Pmi), nei prossimi dieci anni la domanda di project manager qualificati da parte delle imprese aumenterà del 33% con 22 milioni di nuovi posti di lavoro in tutto il mondo.
Nato con l’organizzazione del lavoro per task, il project manager è presente in molti i settori produttivi, sia come consulente freelance che all’interno delle aziende, in tutte le divisioni.
Si occupa della gestione di un progetto in ogni sua fase: valutazione, pianificazione, realizzazione e controllo.
In pratica, è il responsabile di processi di diverso tipo, dalla definizione del team di lavoro e dal monitoraggio all’individuazione dei rischi, fino alla gestione dei costi e del piano finanziario. La sua missione è garantire il raggiungimento degli obiettivi prefissati nei tempi stabiliti.
È un ruolo non aperto solo ai laureati in ingegneria o economia. Ci si può arrivare da qualsiasi percorso di studi, anche se molto dipende dal settore in cui ci si va a inserire. Esistono anche master appositi per formarsi per questa professione.
A fornire le abilità necessarie sono anche le scuole di Business management. Al project manager vengono richieste competenze interdisciplinari che vanno dalla sfera più tecnica a quella organizzativa e metodologica. Non possono mancare, poi, capacità di problem solving, ottime qualità di leadership e in generale l’abilità a definire le priorità, ad agire su più fronti in contemporanea a coordinare le risorse umane.
Nel momento in cui scriviamo, su LinkedIn sono aperte 1.597 ricerche in Italia per project manager, comprese alcune per junior project manager. I requisiti variano molto a seconda dell’azienda che necessita del nuovo impiegato, ma in molti annunci si desidera un candidato che conosce l’inglese e, di preferenza, anche un’altra lingua straniera, e che sia disponibile a trasferte.
Fra le soft skills, si domanda una buona capacità di comunicazione.
(...)
La società di head hunting Hunters Group inserisce il project manager fra le dieci professioni più richieste nel 2018 e sottolinea che le offerte nel nostro Paese provengono soprattutto da medie e grandi imprese che si occupano di sviluppare progetti per clienti internazionali, in particolare nel settore degli impianti o macchinari.
Secondo Hunters Group, la retribuzione annua lorda per questa figura va dai 60mila ai 120mila euro in funzione dell’età e dell’esperienza. Per fare qualche esempio più nello specifico, la Hays Salary Guide indica lo stipendio medio di un project manager junior nel settore Engineering, con esperienza dai due ai cinque anni, in 40 mila euro annui e di un impiegato di livello senior nel settore Oil & Gas fra i 55 mila e i 65 mila euro.
Nell’ampio bagaglio di strumenti del project management, il più noto è la carta (o diagramma) di Gantt, una tabella che permette di rappresentare in un grafico tutte le fasi temporali del progetto e di incrociarle con le diverse attività da svolgere.
La carta è stata pensata nel 1917 da Henry Laurence Gantt che, insieme a Frederick Taylor, fu tra i primi a riflettere sulla produttività in azienda e a sostenere che questa non dipenda solo dalla quantità di lavoro che un impiegato può offrire, ma anche dalla gestione stessa del processo di produzione.
Nato con l’organizzazione del lavoro per task, il project manager è presente in molti i settori produttivi, sia come consulente freelance che all’interno delle aziende, in tutte le divisioni.
Si occupa della gestione di un progetto in ogni sua fase: valutazione, pianificazione, realizzazione e controllo.
In pratica, è il responsabile di processi di diverso tipo, dalla definizione del team di lavoro e dal monitoraggio all’individuazione dei rischi, fino alla gestione dei costi e del piano finanziario. La sua missione è garantire il raggiungimento degli obiettivi prefissati nei tempi stabiliti.
È un ruolo non aperto solo ai laureati in ingegneria o economia. Ci si può arrivare da qualsiasi percorso di studi, anche se molto dipende dal settore in cui ci si va a inserire. Esistono anche master appositi per formarsi per questa professione.
A fornire le abilità necessarie sono anche le scuole di Business management. Al project manager vengono richieste competenze interdisciplinari che vanno dalla sfera più tecnica a quella organizzativa e metodologica. Non possono mancare, poi, capacità di problem solving, ottime qualità di leadership e in generale l’abilità a definire le priorità, ad agire su più fronti in contemporanea a coordinare le risorse umane.
Nel momento in cui scriviamo, su LinkedIn sono aperte 1.597 ricerche in Italia per project manager, comprese alcune per junior project manager. I requisiti variano molto a seconda dell’azienda che necessita del nuovo impiegato, ma in molti annunci si desidera un candidato che conosce l’inglese e, di preferenza, anche un’altra lingua straniera, e che sia disponibile a trasferte.
Fra le soft skills, si domanda una buona capacità di comunicazione.
(...)
La società di head hunting Hunters Group inserisce il project manager fra le dieci professioni più richieste nel 2018 e sottolinea che le offerte nel nostro Paese provengono soprattutto da medie e grandi imprese che si occupano di sviluppare progetti per clienti internazionali, in particolare nel settore degli impianti o macchinari.
Secondo Hunters Group, la retribuzione annua lorda per questa figura va dai 60mila ai 120mila euro in funzione dell’età e dell’esperienza. Per fare qualche esempio più nello specifico, la Hays Salary Guide indica lo stipendio medio di un project manager junior nel settore Engineering, con esperienza dai due ai cinque anni, in 40 mila euro annui e di un impiegato di livello senior nel settore Oil & Gas fra i 55 mila e i 65 mila euro.
Nell’ampio bagaglio di strumenti del project management, il più noto è la carta (o diagramma) di Gantt, una tabella che permette di rappresentare in un grafico tutte le fasi temporali del progetto e di incrociarle con le diverse attività da svolgere.
La carta è stata pensata nel 1917 da Henry Laurence Gantt che, insieme a Frederick Taylor, fu tra i primi a riflettere sulla produttività in azienda e a sostenere che questa non dipenda solo dalla quantità di lavoro che un impiegato può offrire, ma anche dalla gestione stessa del processo di produzione.
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