martedì 3 aprile 2018

Meditate capi, meditate

(Fonte: "Corriere della Sera Economia")


Il fatto che caratteristiche virtuose di leadership possano distinguere imprese capaci di creare valore in modo sostenibile e duraturo viene oggi considerato quasi un dato di fatto. A maggior ragione se tali qualità sono diffuse in un’organizzazione, invece di essere racchiuse nella parte alta della struttura gerarchica. E infatti basta entrare in qualunque libreria per trovare intere sezioni dedicate a libri sull’argomento.
Anche il problema dello sviluppo di tali qualità è discusso e dibattuto da secoli. Affidarsi soltanto a processi di attrazione e selezione, soprattutto se basati su qualità tipicamente eteree e difficili da valutare in maniera anche minimamente oggettiva, è riconosciuto come un fattore di rischio importante per chiunque si occupi di sviluppo del personale. E infatti, non c’è business school, corporate academy o società di consulenza specializzata in questo campo che non ha sviluppato
un suo corso o approccio allo sviluppo di doti di leadership.
Ma qual è l’evidenza sull’efficacia di questi interventi formativi? Quanti di questi approcci sono stati valutati con dati oggettivi di impatto sul comportamento dei leader (e dei followers), con studi indipendenti e scientificamente validi? Per non parlare poi della valutazione dell’impatto di eventuali cambiamenti di comportamento sulla performance dell’impresa, meglio se di medio-lungo periodo. Purtroppo non molta. Un dato che deve preoccupare sia il mondo delle imprese, che
quello scientifico, per non parlare di quello politico-istituzionale che ha la responsabilità di identificare e stimolare gli strumenti migliori per migliorare la sostenibilità economica, sociale ed ambientale del sistema.
Negli ultimi anni, però, si stanno registrando progressi notevoli su questo fronte, anche grazie ai primi studi multidisciplinari che vedono collaborare esperti di management e neuroscienziati su tematiche di frontiera come l’efficacia di interventi formativi per lo sviluppo di capacità di innovazione e di scelta strategica in ottica di sostenibilità. Uno studio recente(Università Bocconi, Istituto Politecnico Federale di Zurigo ETH, centro di ricerca sulle neuroscienze cognitive del San
Raffaele) ha iniziato a capire le interdipendenze tra intervento formativo e sviluppo di
caratteristiche psicologiche e valoriali «illuminate» (come l’importanza data alla collaborazione, all’integrità e alla creazione di benessere collettivo come valori fondanti della propria vita), il cambiamento comportamentale in termini di decisioni strategiche e la performance di lungo periodo sia dell’impresa che del settore. Il tutto valutato in maniera oggettiva e precisa, anche con la variazione della densità di materia grigia nei punti del cervello che sottendono ad alcune di queste capacità di leadership.
Si è così scoperto, ad esempio, che l’apprendimento di tecniche meditative è particolarmente efficace per lo sviluppo di capacità decisionali che creano valore di lungo periodo anche in presenza di vincoli di sostenibilità ambientale. E che il training neurocognitivo può sviluppare capacità di gestione dell’innovazione. Solo l’inizio, ovviamente, di un percorso che può realizzare il suo potenziale se fatto in collaborazione tra accademia, impresa e istituzioni.


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