Vi riporto un estratto di "Mente & cervello" che ha per tema il tempo che non basta mai e che sembra sfuggirci continuamente di mano.
Avete notato che, ultimamente, sono in molti a parlare di questo argomento? Forse ci stiamo rendendo conto di quello che sta succedendo o che, forse, è già successo...
(...)
L'intera storia del nostro rapporto col tempo è segnata da una progressiva accelerazione del ritmo della vita. A partire dagli anni novanta, poi, questa tendenza si è addirittura spinta in avanti, con l'avvento e la successiva diffusione delle nuove tecnologie di comunicazione.
Per rendersi conto dell'ampiezza del cambiamento basta osservare l'evoluzione delle metafore che usiamo per parlare del tempo. Le più antiche fanno riferimento all'idea del flusso e della fuga - il tempo "scorre", "passa", "fugge", "se ne va" - mentre quelle apparse agli inizi del capitalismo evocano il concetto di redditività ("avere tempo", "mancanza di tempo", "perdere tempo", "guadagnare tempo", "il tempo è denaro").
(...)
Senza dubbio il tempo reale non si comprime, e neppure si contrae né si accelera. Siamo noi che dobbiamo accelerare, e le ragioni di questa necessità sono al tempo stesso di ordine tecnico ed economico.
Sul primo registro il cambiamento è connesso alla rivoluzione sopravvenuta nelle tecnologie della comunicazione, da cui deriva un'esigenza di immediatezza: poiché posso avere la risposta all'istante, la voglio subito. Sull'altro registro, quello dell'economia, il cambiamento nel rapporto con il tempo si iscrive nell'avvento di un'economia governata dai mercati finanziari che si coordianno al microsecondo per anticipare le variazioni con vendite e acquisti appropriati. Si tratta ormai di essere più rapidi dei concorrenti, e la società "ipermoderna" ci costringe così a un'accelerazione incessante, che esige nuove prestazioni e in un tempo sempre più breve.
Domani continueremo a leggere cosa scrive a questo proposito la rivista. A me è sembrata una riflessione estremamente interessante e a voi?
(Conosci già il nostro sito? Si chiama QualitiAmo - La Qualità gratis sul web ed è pieno di consigli per chi si occupa di Qualità, ISO 9001 e certificazione)
Avete notato che, ultimamente, sono in molti a parlare di questo argomento? Forse ci stiamo rendendo conto di quello che sta succedendo o che, forse, è già successo...
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Per rendersi conto dell'ampiezza del cambiamento basta osservare l'evoluzione delle metafore che usiamo per parlare del tempo. Le più antiche fanno riferimento all'idea del flusso e della fuga - il tempo "scorre", "passa", "fugge", "se ne va" - mentre quelle apparse agli inizi del capitalismo evocano il concetto di redditività ("avere tempo", "mancanza di tempo", "perdere tempo", "guadagnare tempo", "il tempo è denaro").
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Senza dubbio il tempo reale non si comprime, e neppure si contrae né si accelera. Siamo noi che dobbiamo accelerare, e le ragioni di questa necessità sono al tempo stesso di ordine tecnico ed economico.
Sul primo registro il cambiamento è connesso alla rivoluzione sopravvenuta nelle tecnologie della comunicazione, da cui deriva un'esigenza di immediatezza: poiché posso avere la risposta all'istante, la voglio subito. Sull'altro registro, quello dell'economia, il cambiamento nel rapporto con il tempo si iscrive nell'avvento di un'economia governata dai mercati finanziari che si coordianno al microsecondo per anticipare le variazioni con vendite e acquisti appropriati. Si tratta ormai di essere più rapidi dei concorrenti, e la società "ipermoderna" ci costringe così a un'accelerazione incessante, che esige nuove prestazioni e in un tempo sempre più breve.
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