(Fonte: "Affari&Finanza")
«Che le aziende si pongano il quesito se è opportuno o meno investire nella certificazione è legittimo. Di certo c’è che i costi di queste procedure sono inferiori a quelli che si rischia di dover sopportare nel caso di problemi, legati ad esempio alla sicurezza e all’ambiente, così come all’organizzazione della governance».
Il pensiero di Giuseppe Rossi, presidente di Accredia, è netto su questo punto. L’ente unico
nazionale di accreditamento designato dal Governo italiano ha una visione a 360 gradi di ciò
che si muove nel settore delle certificazioni, alle quali le aziende fanno ricorso per farsi attestare
la conformità di prodotti, processi e modelli organizzativi agli standard di qualità riconosciuti
a livello nazionale e internazionale.
«Per l’azienda si tratta di uno strumento proattivo per il continuo miglioramento, quindi uno strumento per accrescere la propria competitività anche a livello internazionale, affermare la propria reputazione e così ampliare il mercato di riferimento» prosegue Rossi. Che ricorda come nel nostro Paese vi sia «una grande sensibilità su questi temi: solo la Cina ci supera a livello mondiale per il numero di certificazioni rilasciate». Proprio il fiorire di certificazioni può portare tuttavia a un po’ di confusione presso i consumatori, che non sempre hanno gli strumenti per capire fino in fondo il valore dei vari riconoscimenti. «Ma il nostro compito è proprio questo. Nasciamo con il compito di garantire una certificazione indipendente, dato che siamo terzi rispetto sia al mondo delle imprese, che a quello dei certificatori. E, in più garantiamo la competenza nei vari campi oggetto di esame».
Qualche esempio? In campo agroalimentare il sistema dei controlli coinvolge diversi attori, dalle aziende stesse ai sistemi di contrasto delle sofisticazioni e contraffazioni dei ministeri della Salute e delle Politiche agricole alimentari e forestali, dagli organismi di certificazione alla rete dei laboratori di prova. Accredia ha il compito di attestare la qualità e l’indipendenza di giudizio di questi ultimi, verificando che operino in conformità ai requisiti di legge e agli standard di mercato. Così, l’azienda che valuta la strada della certificazione può sapere che il suo investimento di fiducia nel controllore è ben riposto.
Altri ambiti in forte crescita sono quelli delle certificazioni energetiche e agli investimenti nella cosiddetta Industria 4.0. «In questo caso l’investimento dell’impresa deve essere avvalorato da una
perizia giurata, rilasciata da un professionista, o da un attestato di conformità, emesso da un organismo accreditato, accompagnato dalla relazione tecnica che dimostri non solo l’effettivo acquisto di macchinari e tecnologie che hanno consentito l’accesso agli incentivi pubblici, ma anche la rispondenza ai criteri tecnici fissati dal Governo» spiega Rossi. Per poi sottolineare l’approccio innovativo seguito su questo fronte dal legislatore, che «fa un passo di lato, lasciando agli imprenditori la responsabilità di dimostrare la conformità degli investimenti nell’automazione, anche con il ricorso alla certificazione, anziché effettuare verifiche dirette. Una dimostrazione di fiducia temperata, che potrebbe fare scuola in altri settori».
Guardando al futuro, il presidente segnala l’evoluzione in corso nel mercato degli istituti di vigilanza: «Preso atto che lo Stato non poteva garantire la presenza di forze di polizia per le crescenti esigenze di sicurezza, nel mercato è cresciuto il ruolo di queste società, che per la delicatezza del compito devono sottostare a una serie di regole.
Così prima si è proceduto con la redazione delle norme tecniche che ne definiscono le modalità ottimali di funzionamento e dal prossimo anno sarà indispensabile ottenere la certificazione
dei sistemi di governance e delle figure manageriali apicali per non perdere l’autorizzazione a operare rilasciata dal ministero dell’Interno». Rossi prevede anche il decollo della ISO 37001 anticorruzione, «alla quale hanno già fatto ricorso alcuni grossi soggetti operanti nell’ambito dell’energia, anche per verificare il rispetto di tutti i principi normativi da parte dei fornitori con i quali si interfacciano». Una riflessione che spinge l’esperto a sottolineare la rilevanza assunta ormai dalle certificazioni che, «anche laddove non sono imposte per legge (come avviene ad esempio per
partecipare ai bandi pubblici nel settore delle costruzioni), possono dare un valore aggiunto
alle aziende che vi fanno ricorso in termini di immagine proiettata sul mercato e di risultati di
bilancio». A questo proposito Accredia ha effettuato una ricerca con la Fondazione Symbola
dalla quale emerge che le aziende con certificazioni ambientali ottengono risultati migliori della media «perché seguire standard di qualità aiuta a migliorare l’efficienza della struttura organizzativa e ad accrescere la produttività. Senza considerare i minori rischi ai quali si va incontro».
(Conosci già il nostro sito? Si chiama QualitiAmo - La Qualità gratis sul web ed è pieno di consigli per chi si occupa di Qualità, ISO 9001 e certificazione)
«Che le aziende si pongano il quesito se è opportuno o meno investire nella certificazione è legittimo. Di certo c’è che i costi di queste procedure sono inferiori a quelli che si rischia di dover sopportare nel caso di problemi, legati ad esempio alla sicurezza e all’ambiente, così come all’organizzazione della governance».
Il pensiero di Giuseppe Rossi, presidente di Accredia, è netto su questo punto. L’ente unico
nazionale di accreditamento designato dal Governo italiano ha una visione a 360 gradi di ciò
che si muove nel settore delle certificazioni, alle quali le aziende fanno ricorso per farsi attestare
la conformità di prodotti, processi e modelli organizzativi agli standard di qualità riconosciuti
a livello nazionale e internazionale.
«Per l’azienda si tratta di uno strumento proattivo per il continuo miglioramento, quindi uno strumento per accrescere la propria competitività anche a livello internazionale, affermare la propria reputazione e così ampliare il mercato di riferimento» prosegue Rossi. Che ricorda come nel nostro Paese vi sia «una grande sensibilità su questi temi: solo la Cina ci supera a livello mondiale per il numero di certificazioni rilasciate». Proprio il fiorire di certificazioni può portare tuttavia a un po’ di confusione presso i consumatori, che non sempre hanno gli strumenti per capire fino in fondo il valore dei vari riconoscimenti. «Ma il nostro compito è proprio questo. Nasciamo con il compito di garantire una certificazione indipendente, dato che siamo terzi rispetto sia al mondo delle imprese, che a quello dei certificatori. E, in più garantiamo la competenza nei vari campi oggetto di esame».
Qualche esempio? In campo agroalimentare il sistema dei controlli coinvolge diversi attori, dalle aziende stesse ai sistemi di contrasto delle sofisticazioni e contraffazioni dei ministeri della Salute e delle Politiche agricole alimentari e forestali, dagli organismi di certificazione alla rete dei laboratori di prova. Accredia ha il compito di attestare la qualità e l’indipendenza di giudizio di questi ultimi, verificando che operino in conformità ai requisiti di legge e agli standard di mercato. Così, l’azienda che valuta la strada della certificazione può sapere che il suo investimento di fiducia nel controllore è ben riposto.
Altri ambiti in forte crescita sono quelli delle certificazioni energetiche e agli investimenti nella cosiddetta Industria 4.0. «In questo caso l’investimento dell’impresa deve essere avvalorato da una
perizia giurata, rilasciata da un professionista, o da un attestato di conformità, emesso da un organismo accreditato, accompagnato dalla relazione tecnica che dimostri non solo l’effettivo acquisto di macchinari e tecnologie che hanno consentito l’accesso agli incentivi pubblici, ma anche la rispondenza ai criteri tecnici fissati dal Governo» spiega Rossi. Per poi sottolineare l’approccio innovativo seguito su questo fronte dal legislatore, che «fa un passo di lato, lasciando agli imprenditori la responsabilità di dimostrare la conformità degli investimenti nell’automazione, anche con il ricorso alla certificazione, anziché effettuare verifiche dirette. Una dimostrazione di fiducia temperata, che potrebbe fare scuola in altri settori».
Guardando al futuro, il presidente segnala l’evoluzione in corso nel mercato degli istituti di vigilanza: «Preso atto che lo Stato non poteva garantire la presenza di forze di polizia per le crescenti esigenze di sicurezza, nel mercato è cresciuto il ruolo di queste società, che per la delicatezza del compito devono sottostare a una serie di regole.
Così prima si è proceduto con la redazione delle norme tecniche che ne definiscono le modalità ottimali di funzionamento e dal prossimo anno sarà indispensabile ottenere la certificazione
dei sistemi di governance e delle figure manageriali apicali per non perdere l’autorizzazione a operare rilasciata dal ministero dell’Interno». Rossi prevede anche il decollo della ISO 37001 anticorruzione, «alla quale hanno già fatto ricorso alcuni grossi soggetti operanti nell’ambito dell’energia, anche per verificare il rispetto di tutti i principi normativi da parte dei fornitori con i quali si interfacciano». Una riflessione che spinge l’esperto a sottolineare la rilevanza assunta ormai dalle certificazioni che, «anche laddove non sono imposte per legge (come avviene ad esempio per
partecipare ai bandi pubblici nel settore delle costruzioni), possono dare un valore aggiunto
alle aziende che vi fanno ricorso in termini di immagine proiettata sul mercato e di risultati di
bilancio». A questo proposito Accredia ha effettuato una ricerca con la Fondazione Symbola
dalla quale emerge che le aziende con certificazioni ambientali ottengono risultati migliori della media «perché seguire standard di qualità aiuta a migliorare l’efficienza della struttura organizzativa e ad accrescere la produttività. Senza considerare i minori rischi ai quali si va incontro».
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