(Fonte: "Affari&Finanza")
Mai come quest’anno le aziende italiane hanno iniziato a sostituirsi allo Stato, offrendo ai lavoratori cure dentistiche gratuite e altri servizi sanitari, buoni per l’acquisto di libri scolastici e persino voucher per pagare la badante. Se prima del 2015 le realtà che lo facevano erano pochissime,
ora il fenomeno sta dilagando per via delle agevolazioni fiscali introdotte dalle ultime due leggi di stabilità. (...)
Possiamo dire con certezza (...) che, mentre in passato si parlava di “cento fiori”, ovvero sporadiche
realtà come Luxottica, che anche ben prima degli sgravi fiscali offrivano cure odontoiatriche ai dipendenti, ora le cose son cambiate. In Emilia Romagna quasi sei aziende su dieci hanno introdotto in questi due anni dei benefit per i lavoratori. In Provincia di Cuneo, sette su dieci. E, a luglio, secondo un’indagine di Edenred Italia, circa quattro imprese su dieci, delle 1.131 prese in esame. Purtroppo, però, in Italia si danno agevolazioni, rinunciando a denaro pubblico a favore delle aziende, ma non si rilevano i dati sufficienti a monitorare e quindi a valutare fino in fondo la bontà dei provvedimenti. E' stato quindi impossibile avere il numero complessivo dei beneficiari degli sgravi, sapere in che quantità abbiano potuto goderne, quanto siano costati alle casse dello Stato.
Si è però potuto appurare che si è rafforzato il dialogo con il sindacato, nel tentativo di individuare le esigenze più ricorrenti tra i lavoratori (...).
Oggi, dei 12.711 contratti aziendali e territoriali che regolamentano il premio di produttività, uno su tre (3909) consente di convertire quest’ultimo in welfare aziendale. Con un aumento superiore al 70 per cento rispetto all’agosto 2016, quando le novità fiscali erano state da poco introdotte e gli accordi che lo consentivano erano 2.290 (dati del ministero).
Pian piano il secondo welfare (...) sta assumendo sempre più la forma di un secondo pilastro a sostegno del welfare pubblico che in questi anni riesce a dare sempre meno risposte alle esigenze dei cittadini. L’Italia non spende meno di altri paesi in Stato sociale. Nel 2015 ha sborsato in pensioni, sanità, assistenza sociale e politiche attive e passive del lavoro più di 447 miliardi. In percentuale, rispetto al Pil, abbiamo speso più o meno quanto la Svezia. La popolazione però invecchia, le nascite si riducono, e lievitano i costi per pensioni e sanità.
La mano pubblica non riesce a far fronte a tutti i nuovi bisogni. Se (...) bene fa dunque il governo a incentivare il secondo welfare, il dibattito sul tema è acceso. Di parere opposto (...) chi teme che si
stia andando verso un depotenziamento del welfare pubblico. Le casse statali, rinunciando ad alcune
entrate fiscali (...) destineranno meno fondi a sanità, istruzione e pensioni. E il welfare aziendale, soprattutto sotto forma di sanità complementare, permetterà solo a chi lavora di avere più tutele. Se si perde il lavoro, si perdono poi anche quote di assistenza.
Ma cosa offrono oggi le aziende ai dipendenti? Se i servizi sanitari sono una delle prime voci, dall’indagine in Emilia Romagna è emerso tra le 399 realtà che offrono servizi di welfare aziendale (sulle 722 prese a campione) sette su dieci spendono in formazione, sei su dieci in sanità integrativa (prima voce di spesa tra le imprese del cuneese, insieme ai fondi pensionistici complementari). A grande distanza, circa tre su dieci, danno servizi per la conciliazione vita-lavoro (come il buono bebè) e la previdenza complementare, che tra le aziende di Cuneo è invece al secondo posto. Solo due imprese su dieci offrono misure di sostegno al reddito. Tra le imprese piemontesi è diffusa anche la possibilità di accedere a tassi agevolati per mutui e finanziamenti (17% delle aziende) e alle convenzioni con strutture commerciali (15%).
Le aziende impegnate a costruire piani di welfare sono soprattutto quelle con più di 49 dipendenti e
un fatturato di oltre 10 milioni di euro. Tra i principali vantaggi, tutte riscontrano un miglioramento del clima aziendale. Mentre tra le aziende emiliano-romagnole, i benefit non sono stati invece ritenuti utili a ridurre l’assenteismo, il turn over, né ad aumentare la produttività, migliorare le relazioni industriali o ridurre il costo del lavoro. Tra le 189 aziende della provincia di Cuneo esaminate, gli effetti positivi sono invece stati riscontrati anche su questi fronti. Il welfare aziendale
(...) innesca un ciclo virtuoso che genera valore per tutti.
(...)
(Conosci già il nostro sito? Si chiama QualitiAmo - La Qualità gratis sul web ed è pieno di consigli per chi si occupa di Qualità, ISO 9001 e certificazione)
Mai come quest’anno le aziende italiane hanno iniziato a sostituirsi allo Stato, offrendo ai lavoratori cure dentistiche gratuite e altri servizi sanitari, buoni per l’acquisto di libri scolastici e persino voucher per pagare la badante. Se prima del 2015 le realtà che lo facevano erano pochissime,
ora il fenomeno sta dilagando per via delle agevolazioni fiscali introdotte dalle ultime due leggi di stabilità. (...)
Possiamo dire con certezza (...) che, mentre in passato si parlava di “cento fiori”, ovvero sporadiche
realtà come Luxottica, che anche ben prima degli sgravi fiscali offrivano cure odontoiatriche ai dipendenti, ora le cose son cambiate. In Emilia Romagna quasi sei aziende su dieci hanno introdotto in questi due anni dei benefit per i lavoratori. In Provincia di Cuneo, sette su dieci. E, a luglio, secondo un’indagine di Edenred Italia, circa quattro imprese su dieci, delle 1.131 prese in esame. Purtroppo, però, in Italia si danno agevolazioni, rinunciando a denaro pubblico a favore delle aziende, ma non si rilevano i dati sufficienti a monitorare e quindi a valutare fino in fondo la bontà dei provvedimenti. E' stato quindi impossibile avere il numero complessivo dei beneficiari degli sgravi, sapere in che quantità abbiano potuto goderne, quanto siano costati alle casse dello Stato.
Si è però potuto appurare che si è rafforzato il dialogo con il sindacato, nel tentativo di individuare le esigenze più ricorrenti tra i lavoratori (...).
Oggi, dei 12.711 contratti aziendali e territoriali che regolamentano il premio di produttività, uno su tre (3909) consente di convertire quest’ultimo in welfare aziendale. Con un aumento superiore al 70 per cento rispetto all’agosto 2016, quando le novità fiscali erano state da poco introdotte e gli accordi che lo consentivano erano 2.290 (dati del ministero).
Pian piano il secondo welfare (...) sta assumendo sempre più la forma di un secondo pilastro a sostegno del welfare pubblico che in questi anni riesce a dare sempre meno risposte alle esigenze dei cittadini. L’Italia non spende meno di altri paesi in Stato sociale. Nel 2015 ha sborsato in pensioni, sanità, assistenza sociale e politiche attive e passive del lavoro più di 447 miliardi. In percentuale, rispetto al Pil, abbiamo speso più o meno quanto la Svezia. La popolazione però invecchia, le nascite si riducono, e lievitano i costi per pensioni e sanità.
La mano pubblica non riesce a far fronte a tutti i nuovi bisogni. Se (...) bene fa dunque il governo a incentivare il secondo welfare, il dibattito sul tema è acceso. Di parere opposto (...) chi teme che si
stia andando verso un depotenziamento del welfare pubblico. Le casse statali, rinunciando ad alcune
entrate fiscali (...) destineranno meno fondi a sanità, istruzione e pensioni. E il welfare aziendale, soprattutto sotto forma di sanità complementare, permetterà solo a chi lavora di avere più tutele. Se si perde il lavoro, si perdono poi anche quote di assistenza.
Ma cosa offrono oggi le aziende ai dipendenti? Se i servizi sanitari sono una delle prime voci, dall’indagine in Emilia Romagna è emerso tra le 399 realtà che offrono servizi di welfare aziendale (sulle 722 prese a campione) sette su dieci spendono in formazione, sei su dieci in sanità integrativa (prima voce di spesa tra le imprese del cuneese, insieme ai fondi pensionistici complementari). A grande distanza, circa tre su dieci, danno servizi per la conciliazione vita-lavoro (come il buono bebè) e la previdenza complementare, che tra le aziende di Cuneo è invece al secondo posto. Solo due imprese su dieci offrono misure di sostegno al reddito. Tra le imprese piemontesi è diffusa anche la possibilità di accedere a tassi agevolati per mutui e finanziamenti (17% delle aziende) e alle convenzioni con strutture commerciali (15%).
Le aziende impegnate a costruire piani di welfare sono soprattutto quelle con più di 49 dipendenti e
un fatturato di oltre 10 milioni di euro. Tra i principali vantaggi, tutte riscontrano un miglioramento del clima aziendale. Mentre tra le aziende emiliano-romagnole, i benefit non sono stati invece ritenuti utili a ridurre l’assenteismo, il turn over, né ad aumentare la produttività, migliorare le relazioni industriali o ridurre il costo del lavoro. Tra le 189 aziende della provincia di Cuneo esaminate, gli effetti positivi sono invece stati riscontrati anche su questi fronti. Il welfare aziendale
(...) innesca un ciclo virtuoso che genera valore per tutti.
(...)
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