martedì 5 giugno 2018

Manager disoccupati: i tre consigli per trovare lavoro

(Fonte: "Affari&Finanza")

I SUGGERIMENTI DI FEDERMANAGER: PRIMA DI TUTTO CONOSCERE LE IMPRESE SU CUI PUNTARE, PROPONENDO SOLUZIONI AD HOC. POI PUNTARE SULLA DIGITAL TRANSFORMATION E INFINE RENDERSI DISPONIBILI ANCHE PER UN’OCCUPAZIONE A TEMPO

Sono circa 20mila i manager inoccupati nel nostro paese, secondo le stime di Federmanager, e per circa metà di loro non è facile ritrovare un incarico dirigenziale.
“Ogni anno circa 6-7mila manager cessano la loro attività – afferma Mario Cardoni, direttore di Federmanager – e se questo numero è stato più o meno costante negli ultimi 15 anni, non lo è stato quello del reinserimento, in particolare dopo la crisi del 2008, per cui i dirigenti  industriali  sono  passati da 82mila a 70mila, ma quelli in cerca di un’occupazione sono sicuramente di più della differenza tra quei due numeri”.


Ma come si è arrivati a questa situazione?  

“La  crisi  da  sola  non spiega la riduzione dei dirigenti – ammette Cardoni; da una parte,
molte grandi aziende hanno ridotto le posizioni manageriali, in particolare  in  settori  come  quello
dell’informatica e della consulenza, dove i margini si sono ridotti; dall’altra, nelle medie aziende la
presenza di un manager dipende dai risultati che porta, e questi non sempre  sono  stati  buoni,  anche per la forte concorrenza internazionale, mentre nelle piccole imprese l’importanza della figura manageriale non è ancora ben compresa”.


Ma cosa possono fare i dirigenti inoccupati per ottenere un nuovo incarico? 

Secondo Federico Mioni, autore del libro ‘Il lavoro di qualità’, edito da GueriniNext, bisogna entrare nell’ordine di idee che cercare un nuovo incarico dirigenziale è un lavoro da svolgere professionalmente: “In primo luogo bisogna  studiare  le  aziende  alle quali  ci  si  presenta,  e  proporre una soluzione a un loro problema, piuttosto che limitarsi a ricordare quello che si è fatto. Poi bisogna lavorare sulla propria reputazione, anche adeguando il proprio profilo on line, in siti come Linkedin, puntando allo sviluppo di contatti, che devono essere selezionati con cura”.
 

Da parte sua Federmanager ha preso alcune iniziative per contrastare il fenomeno dell’inoccupazione dei dirigenti, come ricorda il direttore  Cardoni:  “Nei  contratti collettivi abbiamo previsto aumenti solo per coloro che hanno una retribuzione inferiore ad un minimo, che è stato stabilito in 66mila euro lordi l’anno. Poi abbiamo preso diverse misure per aiutare i manager inoccupati, che vanno dal bilancio delle competenze a percorsi formativi per il ricollocamento,
passando per la certificazione delle competenze per temporary manager, export manager, manager
di rete, e innovation manager”.


Ma quali sono appunto le competenze che offrono ai dirigenti le maggiori  opportunità?  

“Inserirsi nel mondo della Digital Transformation è in genere una scommessa vincente – sostiene Mioni – in particolare se si riesce ad acquisire sensibilità tecnologiche tali da poter svolgere il ruolo di Big Data Scientist, che sa come gestire i dati per trarne indicazioni utili per il business dell’impresa, e di Big Data Strategist, che è in grado di scegliere le fonti informative opportune. Restano comunque richieste figure dirigenziali tecniche, per guidare i settori produttivi e del supply chain, che sono poi quelli destinatari delle soluzioni di Industria 4.0, mentre per le competenze tradizionali,  come  finanza,  risorse umane, marketing, internazionalizzazione, una  buona  soluzione
per rientrare nel mondo del lavoro manageriale è quella del temporary management, in base al quale
un dirigente  viene impiegato da un’azienda per risolvere un problema temporalmente circoscritto, che potrebbe però rappresentare la premessa per nuovi incarichi dirigenziali”.


Ma come diventare temporary manager? 

“Occorre lavorare sulle soft skills – spiega Maurizio Bottari, Ceo di Ambire, società di head
hunting – come leadership, comunicazione, problem solving, tolleranza allo stress, puntando a saper essere, piuttosto che saper fare, o saper far fare, in quanto questo è quello che serve, in particolare nelle Pmi, che sono le maggiori destinatarie di questa figura. Corsi o attività di couching possono risultare utili, e se poi si ottiene la certificazione  delle  competenze, (...), meglio”.
 

Proprio  per  sensibilizzare  il mondo delle Pmi sulle opportunità di crescita derivanti dall’impiego di manager, è stato costituito da Federmanager e Confindustria un ente bilaterale, 4.Manager: “La
missione – chiarisce Cardoni – è quella di recuperare professionalità, per impiegarle in quei settori
produttivi dove ancora è ridotto il ricorso a figure manageriali”.
Che ci siano comparti dove sta crescendo il fabbisogno di managerialità lo conferma Mioni: “Il settore  dell’agricoltura,  la  gestione delle risorse naturali, così come il vasto mondo dei servizi alla persona, sono ambiti in cui storicamente la presenza dei dirigenti è stata meno elevata, ma che ora richiedono sempre di più approcci manageriali. Per quanto riguarda l’industria, vi sono comparti in forte crescita,  come  meccatronica, smart materials, food&wine, prodotti di industrial design, packaging, per i quali si possono aprire opportunità interessanti”.
 

Infine, come suggerisce Bottari di Ambire, è bene sviluppare relazioni e curare la crescita della propria carriera: «A questo proposito contattare  head  hunters  è  una buona idea, e lo si può fare googlando ‘executive search’. Vi sono poi siti mondiali specializzati sul placement  di  manager (...)». 

Nell’era  digitale,  anche  il  futuro dei manager passa per la rete.


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