martedì 26 gennaio 2016

Quanto siete coinvolti in ciò che fate?

Quanto siete coinvolti nel vostro lavoro?

La domanda è quanto mai attuale visto che sembra che, negli ultimi anni, solamente una minoranza di dipendenti sia pienamente impegnata in ciò che fa.
Un recente sondaggio tra i lavoratori inglesi suggerisce addiritttura che oltre l'80 per cento di essi non si impegni al massimo nel lavoro svolto.

Va decisamente meglio con i lavoratori degli Stati Uniti che sono tra i più impegnati al mondo ma anche qui si è rilevato che solo il 20 per cento è davvero appassionato a ciò che fa.  


Avete una minima idea di quanto tutto questo può costare alle organizzazioni? 
Davvero parecchi soldi...pensate che solamente in Inghilterra questi costi si aggirano intorno a 64,7 miliardi di sterline!

In questi anni c'è stato un ulteriore calo dei livelli di impegno, un vero e proprio record negativo se prendiamo come riferimento gli ultimi decenni. 

Gli studiosi hanno scoperto che:
  • il lavoro soddisfa solo la metà delle persone che lo svolge;
  • meno di un lavoratore su dieci non vede l'ora di arrivare sul posto di lavoro per iniziare a svolgere le attività quotidiane e più di un quarto non ha proprio mai la voglia di andare al lavoro;
  • poco meno della metà dei lavoratori intervistati afferma di non vedere il lavoro solamente come "un lavoro" anche se non si sente coinvolta in ciò che fa. Insomma, le persone vorrebbero trovare qualche motivazione forte in ciò che fanno;
  • solo la metà degli intervistati sente di aver raggiunto una buon equilibrio tra vita e lavoro
Se la gente si impegna meno nel mondo del lavoro, le organizzazioni avranno una serie di conseguenze. Tra queste ricordiamo:

  • una minore fiducia nel datore di lavoro che si affianca a un indebolimento della fiducia generale figlio della profonda recessione che stiamo vivendo e delle continue turbolenze economiche. I rapporti tra datori di lavoro e dipendenti sono sempre più tesi, la fiducia nelle istituzioni e nei mercati è seriamente minata e questa sfiducia si è estesa anche all'interno delle  organizzazioni. Oggi le persone sono più inclini ad essere diffidenti che fiduciose e sono meno disposte ad impegnarsi nel lavoro;
  • il rischio a lungo termine è, naturalmente, non riuscire a trattenere all'interno delle aziende le persone migliori. Certo, con i livelli di disoccupazione odierni le persone hanno parecchie difficoltà a spostarsi ma le previsioni degli esperti sono che, non appena il mercato del lavoro migliorerà, ci sarà un fortissimo turnover nelle organizzaizoni che non sono riuscite ad avere dalla loro parte i dipendenti;
  • più sarà lunga questa crisi, più severe saranno le misure adottate dalle aziende per riuscire a sopravvivere e questo metterà ancora più a rischio le relazioni con i dipendenti che tenderanno a fare il minimo necessario per mantenere un posto di lavoro. Il problema, però, è che proprio perché viviamo tempi così diffili, le aziende avrebbero bisogno di ottenere il massimo dalle persone che vi lavorano. Capite ora perché avere collaboratori che si impegnino è così importante per il datore di lavoro? 
E nelle vostre realtà lavorative cosa sta succedendo?
I vertici riescono a motivare le persone oppure vi sembra di vivere davvero in un brutto clima aziendale?

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