(Fonte: "F")
Due esperti (Giuseppe Biazzo e Silvia Zanella) rispondono alla domanda che dà il titolo a questa discussione. Buona lettura!
«Se un’azienda cerca una fgura professionale, prima di mettere un’inserzione o affidarsi alle
agenzie, sparge la voce. Se un giovane la coglie e si candida al momento giusto, arriva al
colloquio. La rete di relazioni conta».
Come può affermarlo?
«L’abbiamo verifcato con l’esperienza. Tra due giovani che hanno gli stessi titoli, la differenza
la fa il networking, che è diventato una parte importantissima della ricerca di un posto.
Oggi i titoli di studio non bastano più, diventano obsoleti molto più velocemente che in passato. Un’azienda non si ferma al voto di laurea e analizza un candidato non solo per quello che sa – visto che dovrà aggiornarsi continuamente – ma guarda alle soft skills, le competenze umane. Perciò diventano importanti attività come il volontariato o gli sport di squadra, che prima non venivano prese in considerazione. Quando il ministro Poletti afferma che giocare a calcetto è più utile che spedire curricula a pioggia, dice una cosa giusta, magari in un modo sbagliato».
Qual è la diferenza tra una relazione e una raccomandazione?
«La raccomandazione non apre le porte del lavoro, le chiude perché si basa sul principio del vantaggio, a prescindere dalla competenza. Le relazioni invece nascono dall’attività di
networking, che ha l’obiettivo di far sapere al mercato che siamo in cerca di lavoro. In Italia abbiamo ancora una mentalità “passiva” nella ricerca di un posto. Invece, bisogna attivare tutte
le possibilità di contatto, perché moltissime opportunità nascono da relazioni inaspettate, come dimostrano le statistiche.
Partecipare a una cena in pizzeria, conoscere gente condividendo un hobby, creare contatti in rete: bisogna far sapere a tutti che siamo interessati a un’opportunità di lavoro».
«Il lavoro è cambiato: non ha più confini nazionali, non esiste il posto fsso, quasi tutti, anche a 40/50 anni, facciamo più lavori, non ci si limita al classico orario d’ufficio, leggiamo le mail professionali a tutte le ore. Questa è la premessa per capire che gli studi restano fondamentali, ma non basta più un pezzo di carta, ne servono tanti, uno sopra l’altro: oggi è indispensabile avere una formazione continua, diverse esperienze di lavoro e una robusta rete di relazioni».
Che cosa signifca crearsi un network giusto?
«I legami forti, in famiglia e con gli amici stretti, è difficile che ci offrano informazioni che noi non sappiamo già: hanno accesso alle nostre stesse relazioni. Le conoscenze utili sono quelle cosiddette deboli, di secondo livello, sia offline che online. Sembra strano, vista la disoccupazione, ma oggi le
aziende faticano a trovare i candidati giusti, perciò hanno bisogno sia di apparire sia di fare ricerca sui social».
Domanda e offerta si incontrano sui social?
«LinkedIn ha mezzo miliardo di utenti. I direttori del personale guardano i profli dei candidati e possono, in simultanea, fare il check delle loro competenze».
Come si costruisce una rete utile per trovare lavoro?
«Una rete forte non si crea in un giorno, ma andando in cerca di relazioni con ogni mezzo, dai social ai gruppi reali. Sul web bisogna aggiornare il curriculum in modo coerente e creare un proflo interessante. Un consiglio importantissimo per i giovani in cerca di lavoro: evitate di postare su Fb commenti negativi, fatti personali, stati d’animo, problemi. Tutto ciò che scrivete è pubblico ed è spesso tenuto d’occhio per scopi professionali».
(Conosci già il nostro sito? Si chiama QualitiAmo - La Qualità gratis sul web ed è pieno di consigli per chi si occupa di Qualità, ISO 9001 e certificazione)
Due esperti (Giuseppe Biazzo e Silvia Zanella) rispondono alla domanda che dà il titolo a questa discussione. Buona lettura!
«Se un’azienda cerca una fgura professionale, prima di mettere un’inserzione o affidarsi alle
agenzie, sparge la voce. Se un giovane la coglie e si candida al momento giusto, arriva al
colloquio. La rete di relazioni conta».
Come può affermarlo?
«L’abbiamo verifcato con l’esperienza. Tra due giovani che hanno gli stessi titoli, la differenza
la fa il networking, che è diventato una parte importantissima della ricerca di un posto.
Oggi i titoli di studio non bastano più, diventano obsoleti molto più velocemente che in passato. Un’azienda non si ferma al voto di laurea e analizza un candidato non solo per quello che sa – visto che dovrà aggiornarsi continuamente – ma guarda alle soft skills, le competenze umane. Perciò diventano importanti attività come il volontariato o gli sport di squadra, che prima non venivano prese in considerazione. Quando il ministro Poletti afferma che giocare a calcetto è più utile che spedire curricula a pioggia, dice una cosa giusta, magari in un modo sbagliato».
Qual è la diferenza tra una relazione e una raccomandazione?
«La raccomandazione non apre le porte del lavoro, le chiude perché si basa sul principio del vantaggio, a prescindere dalla competenza. Le relazioni invece nascono dall’attività di
networking, che ha l’obiettivo di far sapere al mercato che siamo in cerca di lavoro. In Italia abbiamo ancora una mentalità “passiva” nella ricerca di un posto. Invece, bisogna attivare tutte
le possibilità di contatto, perché moltissime opportunità nascono da relazioni inaspettate, come dimostrano le statistiche.
Partecipare a una cena in pizzeria, conoscere gente condividendo un hobby, creare contatti in rete: bisogna far sapere a tutti che siamo interessati a un’opportunità di lavoro».
«Il lavoro è cambiato: non ha più confini nazionali, non esiste il posto fsso, quasi tutti, anche a 40/50 anni, facciamo più lavori, non ci si limita al classico orario d’ufficio, leggiamo le mail professionali a tutte le ore. Questa è la premessa per capire che gli studi restano fondamentali, ma non basta più un pezzo di carta, ne servono tanti, uno sopra l’altro: oggi è indispensabile avere una formazione continua, diverse esperienze di lavoro e una robusta rete di relazioni».
Che cosa signifca crearsi un network giusto?
«I legami forti, in famiglia e con gli amici stretti, è difficile che ci offrano informazioni che noi non sappiamo già: hanno accesso alle nostre stesse relazioni. Le conoscenze utili sono quelle cosiddette deboli, di secondo livello, sia offline che online. Sembra strano, vista la disoccupazione, ma oggi le
aziende faticano a trovare i candidati giusti, perciò hanno bisogno sia di apparire sia di fare ricerca sui social».
Domanda e offerta si incontrano sui social?
«LinkedIn ha mezzo miliardo di utenti. I direttori del personale guardano i profli dei candidati e possono, in simultanea, fare il check delle loro competenze».
Come si costruisce una rete utile per trovare lavoro?
«Una rete forte non si crea in un giorno, ma andando in cerca di relazioni con ogni mezzo, dai social ai gruppi reali. Sul web bisogna aggiornare il curriculum in modo coerente e creare un proflo interessante. Un consiglio importantissimo per i giovani in cerca di lavoro: evitate di postare su Fb commenti negativi, fatti personali, stati d’animo, problemi. Tutto ciò che scrivete è pubblico ed è spesso tenuto d’occhio per scopi professionali».
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