(Fonte: "la Repubblica")
Non è un Paese per giovani, e infatti sempre più aziende italiane o studi professionali, si affannano a mettere per scritto un limite di età per essere eletti in consiglio, per assumere incarichi operativi o semplicemente per andarsene beatamente in pensione e lasciare spazio alle nuove generazioni.
Negli statuti di Ubi e Mediobanca è prevista una soglia a quota 75 anni, per Generali — dopo la
storica presidenza di Antoine Bernehim — il limite è 77 anni per il cda, 70 per la presidenza e 65
per l’ad. In Europa solo gli statuti di Axa e SocGen fissano un limite a 70 anni, mentre quello di Ing, in maniera più articolata, prevede che non si possa andare oltre i 4 mandati e i 70 anni di età, ma lascia al cda la facoltà di decidere diversamente. «Sia gli investitori istituzionali sia i proxy advisor internazionali come e Iss e Glass Lewis — spiega Fabio Bianconi di Morrow Sodali — non amano di
principio i limiti di età, in quanto il cda deve essere in grado autonomamente di poter scegliere i
suoi membri, e il mercato di votarli». Tanto più che in alcuni settori come quello finanziario, dove il regolatore impone ai consiglieri di aver maturato una comprovata esperienza, è difficile trovare candidati giovani ed esperti a ricoprire determinati incarichi.
Solo che spesso i limiti di età, sono stati introdotti proprio per favorire un ricambio. «Ricordo che
in Italia una delle prime a caldeggiare un limite d’età fu la McKinsey degli anni di Mario Greco, Vittorio Colao e Alessandro Profumo — dice un banchiere che chiede di non essere citato — e il limite per essere partner era 55 anni, ma credo che ora siano un po’ più elastici». Anche i grandi studi professionali hanno tutti un limite di età non solo per l’esercizio della professione, ma in alcuni casi anche per essere partner. Posto che trattandosi di aziende private, ognuna ha le sue regole, solo per aver un’idea l’età oscilla dai 65 anni di Gianni Origoni Grippo Cappelli & Partners, ai 75
anni di Dentons. L’Intesa Sanpaolo di Carlo Messina — classe ‘62 — ha portato a 60 anni il limite per ricoprire incarichi operativi in banca. Brunello Cucinelli invece, che per ogni incarico ha previsto un vice, ha stabilito che quando il titolare compie 60 anni si avvicenda con il suo secondo, più per emancipare i giovani che per “rottamare i vecchi”. Sono tanti gli imprenditori che pensano, che così come le quote rosa sono state uno strumento importante per rinnovare i cda, ora ci vorrebbero delle “quote giovani”. «Dobbiamo credere nei giovani perché sono loro che ci stanno portando in quello che mi piace chiamare il “secolo d’oro” e credo si debba riservare loro una quota importante di opportunità e responsabilità — spiega Brunello Cucinelli — . Vediamo intorno a noi crescere una generazione di persone per bene, e puntiamo su queste menti fresche che ci aiutano ad essere speriamo creativi e contemporanei»
(Conosci già il nostro sito? Si chiama QualitiAmo - La Qualità gratis sul web ed è pieno di consigli per chi si occupa di Qualità, ISO 9001 e certificazione)
Non è un Paese per giovani, e infatti sempre più aziende italiane o studi professionali, si affannano a mettere per scritto un limite di età per essere eletti in consiglio, per assumere incarichi operativi o semplicemente per andarsene beatamente in pensione e lasciare spazio alle nuove generazioni.
Negli statuti di Ubi e Mediobanca è prevista una soglia a quota 75 anni, per Generali — dopo la
storica presidenza di Antoine Bernehim — il limite è 77 anni per il cda, 70 per la presidenza e 65
per l’ad. In Europa solo gli statuti di Axa e SocGen fissano un limite a 70 anni, mentre quello di Ing, in maniera più articolata, prevede che non si possa andare oltre i 4 mandati e i 70 anni di età, ma lascia al cda la facoltà di decidere diversamente. «Sia gli investitori istituzionali sia i proxy advisor internazionali come e Iss e Glass Lewis — spiega Fabio Bianconi di Morrow Sodali — non amano di
principio i limiti di età, in quanto il cda deve essere in grado autonomamente di poter scegliere i
suoi membri, e il mercato di votarli». Tanto più che in alcuni settori come quello finanziario, dove il regolatore impone ai consiglieri di aver maturato una comprovata esperienza, è difficile trovare candidati giovani ed esperti a ricoprire determinati incarichi.
Solo che spesso i limiti di età, sono stati introdotti proprio per favorire un ricambio. «Ricordo che
in Italia una delle prime a caldeggiare un limite d’età fu la McKinsey degli anni di Mario Greco, Vittorio Colao e Alessandro Profumo — dice un banchiere che chiede di non essere citato — e il limite per essere partner era 55 anni, ma credo che ora siano un po’ più elastici». Anche i grandi studi professionali hanno tutti un limite di età non solo per l’esercizio della professione, ma in alcuni casi anche per essere partner. Posto che trattandosi di aziende private, ognuna ha le sue regole, solo per aver un’idea l’età oscilla dai 65 anni di Gianni Origoni Grippo Cappelli & Partners, ai 75
anni di Dentons. L’Intesa Sanpaolo di Carlo Messina — classe ‘62 — ha portato a 60 anni il limite per ricoprire incarichi operativi in banca. Brunello Cucinelli invece, che per ogni incarico ha previsto un vice, ha stabilito che quando il titolare compie 60 anni si avvicenda con il suo secondo, più per emancipare i giovani che per “rottamare i vecchi”. Sono tanti gli imprenditori che pensano, che così come le quote rosa sono state uno strumento importante per rinnovare i cda, ora ci vorrebbero delle “quote giovani”. «Dobbiamo credere nei giovani perché sono loro che ci stanno portando in quello che mi piace chiamare il “secolo d’oro” e credo si debba riservare loro una quota importante di opportunità e responsabilità — spiega Brunello Cucinelli — . Vediamo intorno a noi crescere una generazione di persone per bene, e puntiamo su queste menti fresche che ci aiutano ad essere speriamo creativi e contemporanei»
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