(Fonte: "Il Sole 24 Ore")
La certificazione di qualità muove i primi passi anche fra i professionisti iscritti agli ordini. Per attestare le specializzazioni e le competenze individuali, in prima fila tra le categorie ci sono gli ingegneri, mentre per gli studi legali è stata approvata la prima prassi di riferimento che permette
di certificare i sistemi di gestione e di organizzazione. La certificazione comincia a farsi strada anche tra i professionisti. L’attestazione delle competenze professionali o della qualità dell’organizzazione del proprio studio rappresenta infatti una carta da giocare in un mercato sempre più competitivo. Una carta utile anche se del tutto volontaria poiché per i professionisti iscritti a ordini o collegi non esiste alcun obbligo di certificazione.
Due possibilità
Quando si parla di certificazione di solito si intende l’attestazione di qualità di un prodotto ad opera
di un organismo indipendente.
Per i professionisti la certificazione può, invece, prendere due strade a seconda che riguardi lo
studio professionale o il singolo: nel primo caso viene certificato il modello organizzativo, mentre
nel secondo le competenze.
La prima strada è quella seguita dalla prassi di riferimento messa a punto da Asla (Associazione studi legali associati) in collaborazione con Uni (l’ente italiano di normazione). Ratificata il 27 ottobre scorso, può essere applicata da tutti gli studi. La seconda è invece stata attuata dal
Consiglio nazionale ingegneri e punta a certificare le competenze del professionista. Un modello cui intendono ora ispirarsi anche i geometri.
L’organizzazione
Per certificare uno studio professionale si può ricorrere allo standard internazionale Iso 9001 (aggiornato nel 2015), che attesta la qualità del sistema di gestione e organizzazione. Finora questo strumento è stato poco utilizzato. «La percezione - spiega Filippo Trifiletti, direttore generale di Accredia (l’ente di accreditamento nazionale che attesta l’indipendenza e l’imparzialità degli organismi di certificazione) - era che riguardasse solo i processi industriali.
Ma la crescente complessità della società sta cambiando lo scenario». Ad oggi, però, secondo
Accredia sono solo una cinquantina di studi di commercialisti certificati Iso 9001: un centinaio
gli studi legali e di architettura.
«Per gli avvocati, la norma Iso 9001 è difficilmente applicabile, perché non risponde alle peculiarità della professione», spiega l’avvocato Marco Ferraro, membro del Consiglio direttivo di Asla che insieme ad Uni ha promosso l’elaborazione della prima prassi di riferimento pensata proprio per gli studi legali.
Non esistendo obblighi normativi, né incentivi o agevolazioni, i benefici della certificazione si misurano in termini di vantaggio competitivo. «Senza un’organizzazione dei processi e una gestione avanzata dei rischi non c’è futuro per una professione che in questi anni è stata stravolta da innovazioni e progresso tecnologico - continua Ferraro -. E questo è vero soprattutto per gli avvocati che si confrontano con le attività produttive. I costi, per uno studio medio, sono di circa 8-10mila euro annui ma i benefici in termini di aumento della produttività, efficienza, riduzione dei rischi e crescita professionale (in particolar modo per i giovani grazie alla condivisione delle informazioni) sono molto maggiori».
Le competenze
Strada diversa è quella della certificazione delle competenze, cui guardano soprattutto le professioni tecniche. A fare da apripista sono gli ingegneri (...) a cui intendono ispirarsi i geometri che puntano però su un sistema integrato per tutte le professioni tecniche: «Sarebbe meglio creare un organismo unico - dice il presidente del Collegio nazionale, Maurizio Savoncelli - perché l’interdisciplinarietà è vincente. La certificazione delle competenze è l’approdo di tutte le professioni tecniche: coniuga le conoscenze accademiche con il saper fare». I geometri, insieme con l’Uni, hanno già messo a punto 47 standard di qualità (in fase di aggiornamento) che indicano le modalità di svolgimento di altrettante prestazioni professionali. «È un percorso guidato, una check list che permette al professionista di rendere prestazioni di qualità e al committente di comprendere se l’onorario è adeguato ».
Infine, c’è chi ha deciso di non intervenire. Il Consiglio nazionale degli architetti ha scelto di non avviare propri percorsi di certificazione «perché - spiega il consigliere Marco Aimetti - per i
nostri iscritti esistono già corsi di specializzazione (...)».
(Conosci già il nostro sito? Si chiama QualitiAmo - La Qualità gratis sul web ed è pieno di consigli per chi si occupa di Qualità, ISO 9001 e certificazione)
La certificazione di qualità muove i primi passi anche fra i professionisti iscritti agli ordini. Per attestare le specializzazioni e le competenze individuali, in prima fila tra le categorie ci sono gli ingegneri, mentre per gli studi legali è stata approvata la prima prassi di riferimento che permette
di certificare i sistemi di gestione e di organizzazione. La certificazione comincia a farsi strada anche tra i professionisti. L’attestazione delle competenze professionali o della qualità dell’organizzazione del proprio studio rappresenta infatti una carta da giocare in un mercato sempre più competitivo. Una carta utile anche se del tutto volontaria poiché per i professionisti iscritti a ordini o collegi non esiste alcun obbligo di certificazione.
Due possibilità
Quando si parla di certificazione di solito si intende l’attestazione di qualità di un prodotto ad opera
di un organismo indipendente.
Per i professionisti la certificazione può, invece, prendere due strade a seconda che riguardi lo
studio professionale o il singolo: nel primo caso viene certificato il modello organizzativo, mentre
nel secondo le competenze.
La prima strada è quella seguita dalla prassi di riferimento messa a punto da Asla (Associazione studi legali associati) in collaborazione con Uni (l’ente italiano di normazione). Ratificata il 27 ottobre scorso, può essere applicata da tutti gli studi. La seconda è invece stata attuata dal
Consiglio nazionale ingegneri e punta a certificare le competenze del professionista. Un modello cui intendono ora ispirarsi anche i geometri.
L’organizzazione
Per certificare uno studio professionale si può ricorrere allo standard internazionale Iso 9001 (aggiornato nel 2015), che attesta la qualità del sistema di gestione e organizzazione. Finora questo strumento è stato poco utilizzato. «La percezione - spiega Filippo Trifiletti, direttore generale di Accredia (l’ente di accreditamento nazionale che attesta l’indipendenza e l’imparzialità degli organismi di certificazione) - era che riguardasse solo i processi industriali.
Ma la crescente complessità della società sta cambiando lo scenario». Ad oggi, però, secondo
Accredia sono solo una cinquantina di studi di commercialisti certificati Iso 9001: un centinaio
gli studi legali e di architettura.
«Per gli avvocati, la norma Iso 9001 è difficilmente applicabile, perché non risponde alle peculiarità della professione», spiega l’avvocato Marco Ferraro, membro del Consiglio direttivo di Asla che insieme ad Uni ha promosso l’elaborazione della prima prassi di riferimento pensata proprio per gli studi legali.
Non esistendo obblighi normativi, né incentivi o agevolazioni, i benefici della certificazione si misurano in termini di vantaggio competitivo. «Senza un’organizzazione dei processi e una gestione avanzata dei rischi non c’è futuro per una professione che in questi anni è stata stravolta da innovazioni e progresso tecnologico - continua Ferraro -. E questo è vero soprattutto per gli avvocati che si confrontano con le attività produttive. I costi, per uno studio medio, sono di circa 8-10mila euro annui ma i benefici in termini di aumento della produttività, efficienza, riduzione dei rischi e crescita professionale (in particolar modo per i giovani grazie alla condivisione delle informazioni) sono molto maggiori».
Le competenze
Strada diversa è quella della certificazione delle competenze, cui guardano soprattutto le professioni tecniche. A fare da apripista sono gli ingegneri (...) a cui intendono ispirarsi i geometri che puntano però su un sistema integrato per tutte le professioni tecniche: «Sarebbe meglio creare un organismo unico - dice il presidente del Collegio nazionale, Maurizio Savoncelli - perché l’interdisciplinarietà è vincente. La certificazione delle competenze è l’approdo di tutte le professioni tecniche: coniuga le conoscenze accademiche con il saper fare». I geometri, insieme con l’Uni, hanno già messo a punto 47 standard di qualità (in fase di aggiornamento) che indicano le modalità di svolgimento di altrettante prestazioni professionali. «È un percorso guidato, una check list che permette al professionista di rendere prestazioni di qualità e al committente di comprendere se l’onorario è adeguato ».
Infine, c’è chi ha deciso di non intervenire. Il Consiglio nazionale degli architetti ha scelto di non avviare propri percorsi di certificazione «perché - spiega il consigliere Marco Aimetti - per i
nostri iscritti esistono già corsi di specializzazione (...)».
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