venerdì 25 ottobre 2013

Adriano Olivetti

In occasione del film sulla vita di Adriano Olivetti (che, per gli interessati, andrà in onda su Rai Uno il 28 e 29 ottobre), la rivista "Sette" ha pubblicato un articolo che parla del famoso imprenditore.
Vi riportiamo i brani che abbiamo trovato più interessanti perché relativi alla sua concezione di azienda e di lavoro.

(...)

"Aveva un’idea dell’industria che non era quella tipica italiana. In Italia si ha, spesso, un’idea parassitaria dell’industria: si privatizzano gli utili e si socializzano le perdite. Lui socializzava gli utili"

(...)

"Aveva trasformato una piccola fabbrica di Ivrea nell’industria leader delle macchine per scrivere arrivando a comprare il colosso americano Underwood (quello delle macchine per scrivere nere e imponenti che si vedono nelle foto degli scrittori Raymond Chandler e Dashiell Hammett). Ma le Olivetti non erano solo macchine per scrivere. La più famosa e rivoluzionaria delle creature olivettiane, la Lettera 22, è stata considerata un’opera d’arte (lo rimane) ed esposta nel museo d’arte moderna di New York. A suo tempo si classificò al primo posto nella lista dei 100 oggetti da salvare degli ultimi 100 anni."

(...)

"Quando nel quartiere generale di Ivrea decisero di produrre una macchina portatile fu fatta una ricerca di mercato. Come avrebbe voluto la gente una macchina per scrivere portatile? Le risposte furono concordi: solida, robusta. Olivetti fece il contrario e chiese ai tecnici di realizzare una macchina leggerissima, colorata, aerodinamica. I suoi collaboratori gli fecero presente che era da pazzi andare nella direzione opposta a quella indicata dalla ricerca di mercato, significava votarsi a un sicuro insuccesso. Olivetti non volle sentire ragioni e spiegò che quel tipo di inchieste fotografano il passato e non il futuro, sono, per loro natura, conservatrici (la gente è conservatrice fino a quando non gli dai l’occasione di sognare qualcosa di nuovo). E ragionando così (sragionando, secondo i suoi critici) Olivetti votò a sicuro successo la sua prima macchina da scrivere portatile arrivando ad aumentare la produttività del 500% e le esportazioni del 1300%.

Il punto di vista di Olivetti non era originale solo riguardo alle ricerche di mercato ma a ogni aspetto del lavoro di fabbrica. Così ben presto si diffuse la leggenda (che era realtà) di un datore di lavoro preoccupato che i suoi dipendenti avessero a disposizione asili nido, scuole elementari, ambulatori medici, palestre, case con orto e garage acclusi, biblioteche, cinema, circoli culturali. Gli operai venivano invitati a usare, se ne avevano la necessità, i servizi culturali anche durante l’orario di lavoro. Ed è celebre l’aneddoto della delegazione sovietica che venne a visitare la fabbrica di Ivrea. Gli ospiti si stupirono non vedendo gente incatenata alla postazione di lavoro ma libera di muoversi e così chiesero: «Ma è un giorno di sciopero?».

La leggenda (che era realtà) di una fabbrica con grandi vetrate al posto delle pareti di mattoni (secondo la lezione di Le Corbusier) perché la luce del sole inondasse gli interni. Un’idea di fabbrica che Olivetti (attentissimo all’architettura) realizzò nella sede di Pozzuoli: «Di fronte al golfo più singolare del mondo, questa fabbrica si è elevata, nell’idea dell’architetto, in rispetto della bellezza dei luoghi e affinché la bellezza fosse di conforto nel lavoro di ogni giorno. La fabbrica fu quindi concepita alla misura dell’uomo, perché questi trovasse nel suo ordinato posto di lavoro uno strumento di riscatto e non un congegno di sofferenza»."

(...)

(Conosci già il nostro sito? Si chiama QualitiAmo - La Qualità gratis sul web ed è pieno di consigli per chi si occupa di Qualità, ISO 9001 e certificazione)

Nessun commento: