Il ruolo degli organismi di certificazione nel campo della norma ISO 9001 si è molto evoluto negli ultimi anni anche grazie agli enti che, all'estero, hanno fatto da apripista per attività che, all'inizio, non erano state associate alla loro figura istituzionale.
Per l'esattezza, fu un ente inglese il primo a promuovere le visite di pre-assessment per evitare che un'organizzazione completamente digiuna di ISO 9001 fosse costretta ad avvalersi per mesi del lavoro di un consulente esterno per colmare le carenze del proprio know-how in fatto di Qualità.
Come sa chiunque faccia questo mestiere e abbia un po' di esperienza, adattare un sistema "precotto" ad una realtà per la quale non è stato pensato non è un buon inizio per ottenere vantaggi dall'implementazione della Qualità. Come se questo non bastasse, le cosiddette carte preparate dal consulente di turno potrebbero non essere sufficienti nemmeno per conquistare una certificazione di facciata perché occorre del tempo affinché l'organizzazione verifichi che il sistema calato nella sua realtà si adatti perfettamente alle esigenze che ha.
Solo quando il sistema è perfettamente rispondente alle necessità aziendali, infatti, si può affrontare il processo di certificazione con sufficiente tranquillità.
Come vedete, se si fanno le cose male fin dall'inizio, il risultato è un processo lungo e frustrante che spesso ha tagliato fuori molte aziende dall'applicazione della norma proprio per i timori nati dal confronto con chi aveva già intrapreso (male) questa strada.
E veniamo a ciò che questo organismo di certificazione inglese ha provato a cambiare e che, nel tempo, è stato seguito da moltissimi altri organismi accreditati.
Riflettendo sul fatto che la fase iniziale che si rivolge a un consulente esterno poteva tranquillamente essere ricondotta e integrata nel processo che coinvolge l'organismo di certificazione, permise ai clienti che avevano maturato l'intenzione di certificarsi, di contattarlo direttamente per avere - in soli 2-4 giorni lavorativi - un'analisi approfondita in grado di spiegare quanto i suoi processi attuali fossero distanti da ciò che veniva richiesto nella norma ISO 9001.
Questa attività, naturalmente, non si configura come consulenza che, lo ricordiamo, è VIETATA da Accredia a tutti gli organismi accreditati ISO 9001 nei seguenti termini:
"...la progettazione, realizzazione e manutenzione di sistemi di gestione, incluse le attività di formazione specificatamente rivolte ad una determinata organizzazione e finalizzate al sistema stesso..."
Questo significa che un ente certificatore non può, ad esempio, elaborare o produrre manuali e procedure per un'azienda specifica e che non può nemmeno fornire alle organizzazioni consigli specifici, istruzioni o soluzioni per lo sviluppo e l’attuazione di un sistema di gestione.
Una valutazione del grado di implementazione della norma, però, è del tutto fattibile e, infatti, viene ormai proposta da moltissimi enti.
Voi avete usufruito di questo servizio o avete preferito affidarvi completamente ad una società di consulenza? Ci piacerebbe moltissimo raccogliere le vostre esperienze in merito, naturalmente senza riferimenti specifici ai singoli operatori.
(Conosci già il nostro sito? Si chiama QualitiAmo - La Qualità gratis sul web ed è pieno di consigli per chi si occupa di Qualità, ISO 9001 e certificazione)
Per l'esattezza, fu un ente inglese il primo a promuovere le visite di pre-assessment per evitare che un'organizzazione completamente digiuna di ISO 9001 fosse costretta ad avvalersi per mesi del lavoro di un consulente esterno per colmare le carenze del proprio know-how in fatto di Qualità.
Come sa chiunque faccia questo mestiere e abbia un po' di esperienza, adattare un sistema "precotto" ad una realtà per la quale non è stato pensato non è un buon inizio per ottenere vantaggi dall'implementazione della Qualità. Come se questo non bastasse, le cosiddette carte preparate dal consulente di turno potrebbero non essere sufficienti nemmeno per conquistare una certificazione di facciata perché occorre del tempo affinché l'organizzazione verifichi che il sistema calato nella sua realtà si adatti perfettamente alle esigenze che ha.
Solo quando il sistema è perfettamente rispondente alle necessità aziendali, infatti, si può affrontare il processo di certificazione con sufficiente tranquillità.
Come vedete, se si fanno le cose male fin dall'inizio, il risultato è un processo lungo e frustrante che spesso ha tagliato fuori molte aziende dall'applicazione della norma proprio per i timori nati dal confronto con chi aveva già intrapreso (male) questa strada.
E veniamo a ciò che questo organismo di certificazione inglese ha provato a cambiare e che, nel tempo, è stato seguito da moltissimi altri organismi accreditati.
Riflettendo sul fatto che la fase iniziale che si rivolge a un consulente esterno poteva tranquillamente essere ricondotta e integrata nel processo che coinvolge l'organismo di certificazione, permise ai clienti che avevano maturato l'intenzione di certificarsi, di contattarlo direttamente per avere - in soli 2-4 giorni lavorativi - un'analisi approfondita in grado di spiegare quanto i suoi processi attuali fossero distanti da ciò che veniva richiesto nella norma ISO 9001.
Questa attività, naturalmente, non si configura come consulenza che, lo ricordiamo, è VIETATA da Accredia a tutti gli organismi accreditati ISO 9001 nei seguenti termini:
"...la progettazione, realizzazione e manutenzione di sistemi di gestione, incluse le attività di formazione specificatamente rivolte ad una determinata organizzazione e finalizzate al sistema stesso..."
Questo significa che un ente certificatore non può, ad esempio, elaborare o produrre manuali e procedure per un'azienda specifica e che non può nemmeno fornire alle organizzazioni consigli specifici, istruzioni o soluzioni per lo sviluppo e l’attuazione di un sistema di gestione.
Una valutazione del grado di implementazione della norma, però, è del tutto fattibile e, infatti, viene ormai proposta da moltissimi enti.
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