lunedì 31 agosto 2015

Guida al colloquio perfetto (4)

(Fonte: "Cosmopolitan")

OTTIENI IL COMPENSO GIUSTO

Parlare di soldi è importante, ma è meglio farlo alla fine del colloquio. È il consiglio di Mehan Callaghan, direttore Hr di Seek, primo sito di recruiting in Australia.
Una volta esauriti gli altri argomenti, potrai chiedere in modo esplicito qual è la remunerazione per quella posizione.

Ecco le dritte.

Preparati a negoziare
Non avrai più un’opportunità migliore di questa per ottenere un adeguato compenso di partenza per le tue capacità. Quindi, se vuoi essere davvero convincente, preparati molto bene alla fase di negoziazione. Cerca
esempi chiari da citare a sostegno del perché vali una certa cifra, o del perché la tua richiesta è realistica in base ai prezzi di mercato.

Concentrati sul tuo valore
Quando negozi lo stipendio, sforzati di focalizzare la conversazione sul tuo valore professionale, non sulle tue esigenze personali. Chi ti assume deve capire subito che cosa potrai dare in più, grazie alla tua esperienza e alle competenze che possiedi, in modo da decidere senza ombra di dubbio se vali o meno quel compenso.

Mostrati flessibile
È l’azienda dei tuoi sogni e riconosce in te una risorsa preziosa. Eppure, non sembra in grado di darti lo stipendio che chiedi.

Può succedere. Che fare?

Se il lavoro ti piace, ti conviene essere flessibile.
Considera altri aspetti: lo stato di salute della società e la possibilità di crescita, e benefit come corsi di
formazione, orari elastici, computer e parcheggio.

(Conosci già il nostro sito? Si chiama QualitiAmo - La Qualità gratis sul web ed è pieno di consigli per chi si occupa di Qualità, ISO 9001 e certificazione)

venerdì 28 agosto 2015

Guida al colloquio perfetto (3)

(Fonte: "Cosmopolitan")

OCCHIO ALLE DOMANDE STRANE

Hai presente i quiz destabilizzanti tipo quanti mattoni ci sono al mondo o se tu fossi un elefante, cosa faresti
con la proboscide, o quanti palloni da basket pensi ci stiano dentro questa stanza o come si fa a infilare una giraffa in un frigorifero?

A usarli per prima è stata Google, ma adesso più della metà delle aziende vi ricorre per valutare i candidati. E no, la soluzione non la sappiamo neanche noi. Perché, in realtà, sono domande trabocchetto che servono solo a metterti alla prova.
«Non c’è una risposta giusta: l’obiettivo è capire quanto sei creativo e che cosa riesci a inventarti su due
piedi», spiega Krissie Davies di ManpowerGroup Uk. L’importante è mantenere il sangue freddo. «Fai prima qualche prova con gli amici per non rischiare di bloccarti. Rispondi usando logica e creatività. Non
farti prendere in contropiede chiudendoti a riccio in un atteggiamento difensivo», dice l’esperto.

(Conosci già il nostro sito? Si chiama QualitiAmo - La Qualità gratis sul web ed è pieno di consigli per chi si occupa di Qualità, ISO 9001 e certificazione)

giovedì 27 agosto 2015

Guida al colloquio perfetto (2)

(Fonte: "Cosmopolitan")

Ecco alcuni consigli per far andare bene un colloquio.

1. CONTROLLA PRIMA L'INDIRIZZO
Il colloquio potrebbe svolgersi in una zona della città che non conosci bene.
Guarda sulla mappa il tragitto migliore per non arrivare in ritardo. Il top? Fai una “gita” di prova con il
cronometro per capire quanto tempo ci vuole.

2. LA MATTINA CHIAMA UNA PERSONA CHE TI VUOLE BENE
È da giorni che non fai che pensare all’appuntamento che ti aspetta: hai bisogno di distrarti per stemperare
la tensione. Inoltre, parlare con una persona cara ti dà fiducia e ti aiuta a nutrire l'autostima.

3. MENTRE ASPETTI ALLA RECEPTION...
Ricordati di spegnere il cellulare o di metterlo in modalità silenziosa.
Sarà molto improbabile che il tuo prossimo capo possa apprezzare la tua suoneria personalizzata...

4. IN ASCENSORE...
Che tu sia insieme alla receptionist o già con la persona che ti intervisterà, avviare una conversazione informale in ascensore è d’obbligo.
Sii neutro e professionale. Parla di argomenti classici e “sicuri” come il tempo e il traffico.

5. CAFFÈ: SÌ O NO?
A meno che tu non stia proprio morendo dalla voglia di berlo, se te lo offono, declina con gentilezza. Ricorda
che la caffeina è un eccitante: aumenta la frequenza cardiaca e ti fa sudare di più.

6. VIA LA BORSA / 24 ORE
Evita di metterla sulla scrivania o di tenerla sulle gambe: dai l’idea di non vedere l'ora di scappare. Trova quindi un posto adatto dove posare la borsa o la 24 ore.
E se puoi, accomodati su una sedia leggermente ad angolo, rispetto al tuo interlocutore. Alcuni studi rivelano che quando ci si siede uno di fronte all'altro si memorizza meno perché si tende a scordare ciò che è stato detto.

7. SIEDITI IN MODO ATTIVO
Assumi una postura che ti faccia apparire attivo e interessato. Ovvero, sporgiti un po’ in avanti, verso il bordo della sedia.
E non rispondere immediatamente: prenditi un attimo per far capire che ami riflettere prima di parlare.

8. RIME ANTIPANICO
Magari sei ansioso di tuo, o è l’appuntamento che ti fa agitare, fatto sta che ti viene voglia di piangere. Può succedere. La soluzione? Pensa a delle parole in rima: fa affluire il sangue ai centri analitici e verbali, invece
che a quelli emotivi, tenendo così le emozioni a freno.

(Conosci già il nostro sito? Si chiama QualitiAmo - La Qualità gratis sul web ed è pieno di consigli per chi si occupa di Qualità, ISO 9001 e certificazione)

mercoledì 26 agosto 2015

Guida al colloquio perfetto

(Fonte: "Cosmopolitan")

IL SEGRETO DI UNA JOB INTERVIEW è nella preparazione.

Inutile negarlo: oggi, complice la crisi e la sproporzione crescente tra domanda (poca) e offerta (tanta), i colloqui si sono fatti sempre più difficili e spietati. Dunque, se ci tieni a quel posto, devi arrivarci
allenato e con le idee chiare.

«In genere, le domande del selezionatore servono a valutare il tuo carattere, le competenze specifiche, le doti interpersonali, le motivazioni e le aspettative professionali», spiega Simone Petrelli di HRC Academy, prima business community Hr in Italia. Specie le multinazionali e le aziende hi-tech emergenti, poi, non si
accontentano di valutarti con una chiacchierata, ma mettono alla prova le tue capacità con domande spiazzanti e test a sorpresa. Secondo uno studio di Robert Half, leader mondiale del recruiting, il 45% delle società impiega almeno 4 settimane per trovare la persona giusta, sottoponendola in media a 3 colloqui (nel 55% dei casi). Quindi, urge una strategia efficace. Che si riassume in 4 regole: «Prepararsi in anticipo per non farsi cogliere di sorpresa, rispondere in modo e tono appropriati, non mentire e non parlare mai male dell'attuale (o precedente) occupazione», dice l’esperto.

E occhio a come ti presenti: è in quei 3-4 minuti iniziali che il tuo interlocutore si formerà la prima impressione su di te. 

(Conosci già il nostro sito? Si chiama QualitiAmo - La Qualità gratis sul web ed è pieno di consigli per chi si occupa di Qualità, ISO 9001 e certificazione)

martedì 25 agosto 2015

Come ti presenti a un colloquio? 2

(Fonte: "Cosmopolitan")

Maggioranza di risposte ■

SEI UN CANDIDATO OTTIMISTA
Al lavoro sei supersicuro. I tuoi amici spesso ti chiedono consigli ed è probabile che già da piccolo sapessi cosa volevi fare.
Per te essere preparato è fondamentale, così come avere un atteggiamento ottimista. Due concetti vincenti: devi solo assicurarti che emergano nel colloquio.

A volte, però, ti prende l’entusiasmo e fai una mossa falsa, come interrompere il selezionatore. Un errore
da evitare sempre: spetta a lui guidare l'intervista.
Ricordati anche di mantenere il contatto visivo con lui, stando attento a non dargli l’idea di guardarlo dall’alto in basso.

Maggioranza di risposte ▲

SEI UN CANDIDATO SOLIDO
Ti piace stare a contatto con le persone, ma il tuo atteggiamento rilassato a volte rischia di farti passare per uno poco interessato.

Gioca d’anticipo: scopri quali sono i tuoi punti deboli, così sarai pronto quando ti arriverà la domanda difficile.
Anche il linguaggio del corpo è importante: secondo alcune ricerche la postura influenza l'umore e le emozioni. Prima di uscire per il colloquio, prova a metterti davanti allo specchio di casa in una posizione da guerriero, in piedi, le mani sui fianchi e il petto in fuori. I ricercatori affermano che in appena 2 minuti ti sentirai più sicuro di te e meno stressato.

Maggioranza di risposte ●

SEI UN CANDIDATO APPRENSIVO
Ti sei preparato nel modo giusto e hai fatto anche qualche ricerca sull’azienda, ma parlare davanti a un estraneo ti mette in soggezione. E se c’è una cosa che temi sono proprio i colloqui...
Il tuo obiettivo, quindi, è comunicare le tue potenzialità, al di là dello stress del momento.
In che modo? Ricordati, innanzitutto, che non ti hanno chiamato per caso, ma proprio perché hanno notato le skills del tuo cv. Inoltre, l’intervistatore è una persona del tutto normale, come te, con le sue insicurezze e la sua dose di stress. Se nonostante tutto ti viene una crisi d'ansia, cerca di respirare dal naso. Se lo fai dalla bocca stimoli il sistema nervoso simpatico, aumentando la sensazione di panico.

Maggioranza di risposte ◆

SEI UN CANDIDATO ANALITICO
Sensibile come sei, preferisci lavorare in autonomia, anche perché quando ti senti teso ti chiudi in te stesso. In più, vuoi stupire in ogni ambito, il che quando si tratta di fare un colloquio, si traduce in ulteriore
pressione.
Ma se vuoi quel lavoro, oltre a prepararti sull’azienda e su come distinguerti da tutti gli altri, devi comunicare affidabilità e calma, sforzandoti di tenere sotto controllo l'emotività anche attraverso il corpo. Per esempio, facendo un po' di attività cardio la mattina prima di uscire per l'appuntamento: ti calmerà regalandoti un pieno di endorfine antistress.

E una volta arrivato, se ti siedi con le gambe appena incrociate darai l'idea di essere aperto, disponibile e a tuo agio.

Qual è il vostro profilo?

(Conosci già il nostro sito? Si chiama QualitiAmo - La Qualità gratis sul web ed è pieno di consigli per chi si occupa di Qualità, ISO 9001 e certificazione)

lunedì 24 agosto 2015

Come ti presenti a un colloquio?

(Fonte: "Cosmopolitan")

1. La persona che potrebbe diventare il tuo prossimo capo ti ha proposto
di vedervi per un primo colloquio, ma a quell’ora non puoi. Cosa fai?

■ Accetti ugualmente l’orario che ti suggerisce. Troverai il modo di farcela.
● La informi che l’unico momento in cui potresti vederla è all’ora di pranzo.
▲ Aspetti a dare conferma finché non sei assolutamente certa di riuscire a
sgattaiolare fuori dal tuo attuale ufficio.
◆ Suggerisci un altro orario con gentilezza.

2. È arrivato il giorno fatidico. Hai deciso cosa indossare...
■ Due giorni fa, dopo che sei andata a ritirare quel vestito in lavanderia.
◆ Ieri sera, dopo aver svuotato l’intero guardaroba sul letto.
▲ Ieri sera, dopo aver chiesto consiglio alla tua migliore amica/migliore amico.
● Stamattina, al terzo tentativo.

3. La mattina dell’appuntamento per prima colazione mangi:
▲ Qualsiasi cosa trovi al bar.
● Caffè, pane tostato e marmellata come sempre.
■ Cereali per avere più energia.
◆ Un caffè.

4. Sei in attesa alla reception. Che cosa fai?
◆ Controlli instagram.
● Ripassi quello che pensi di dire.
▲ Ti messaggi con la tua amica.
■ Leggi le notizie sullo smartphone.

5. Finalmente l’addetto alla selezione del personale ti fa accomodare. Come ti siedi?
■ Leggermente inclinato in avanti.
● Sul bordo della sedia e aspetti che sia lui a parlare per primo.
▲ Con le braccia incrociate.
◆ Appoggiato sullo schienale, con le gambe distese davanti a te e incrociate.

6. Che tipo di scarpe indossi?
▲ Affidabili ma eleganti.
● Comode.
■ Un paio di scarpe estremamente eleganti, comprate apposta per il colloquio.
◆ Quelle che ti ha consigliato la tua amica / il tuo amico

7. Iniziate ad arrivare al punto. Tu ti senti…
■ Davvero a tuo agio: sai che saresti perfetto per questa posizione.
◆ Pronto a impressionare chi hai davanti.
▲ Leggermente nervoso.
● Speri che vada tutto liscio.

8. Cosa più ti preoccupa?
■ La possibilità che ti domandi quali siano i tuoi lati deboli.
▲ Parlare dello stipendio.
● L’eventualità che ti chieda come ti descriverebbero i tuoi amici.
◆ Non fare colpo su di lui.

9. Come rispondi alla domanda: “Quali sono i tuoi punti di forza?”.
■ Con sicurezza: hai già fatto le prove.
● Con un po’ di paura: temi di passare per un presuntuoso.
▲ Con disinvoltura.
◆ Ti concentri su come mettere in mostra le tue capacità comunicative.

10. Esci dal colloquio e ti senti…
● Sollevato perché è finito.
■ Abbastanza soddisfatto, anche se c’è una domanda a cui vorresti aver
risposto in modo diverso.
▲ Bene: è andata anche meglio di quello che ti aspettavi.
◆ Elettrizzato.

A domani per i profili corrispondenti alle vostre risposte...


(Conosci già il nostro sito? Si chiama QualitiAmo - La Qualità gratis sul web ed è pieno di consigli per chi si occupa di Qualità, ISO 9001 e certificazione)

venerdì 21 agosto 2015

Un atteggiamento vincente nel mondo del lavoro (2)

I tre tratti tipici di un atteggiamento positivo sono:

  1. la capacità di concentrarsi su eventi e aspetti positivi: gli eventi e le azioni non sono intrinsecamente buoni, cattivi, positivi o negativi ma siamo noi a ritenerli tali a seconda del nostro atteggiamento e della situazione in cui ci troviamo. Un forte temporale può essere una vera maledizione per chi è in spiaggia ma una benedizione per chi trascorre l'estate a boccheggiare in città. Positivo, negativo, bene e male non sono fatti, ma giudizi di valore creati dalle nostre prospettive;
  2. la bravura nel ricercare soluzioni invece di perdersi pensando ai problemi: le cose nella vita non vanno sempre bene. Non importa quanto impegno ci mettiamo o quanto siamo intelligenti, i progetti possono andare male, così come possono accadere cose inaspettate.
    E' facile, in questi casi, diventare frustrati, sentirsi scoraggiati e demotivati. A nessuno piace vedere vanificati i propri sforzi. Una parte fondamentale dell'atteggiamento positivo, tuttavia, è la capacità di passare rapidamente dalla modalità di identificazione del problema alla modalità problem solving. Le persone con un atteggiamento positivo non perdono tempo asoffermarsi sugli eventi negativi o alla ricerca di chi è il colpevole di una certa situazione. Si concentrano, invece, sul modo migliore per affrontare i problemi .
  3. la tendenza a sperare rifiutando di essere fatalisti: c'è un atteggiamento che risulta abbastanza comune nelle persone quando le cose iniziano ad andare male: diventare fatalisti e ripetersi che accadrà il peggio perché, in questo modo, non c'è il rischio di rimanere mai delusi.Le persone con un atteggiamento positivo, invece, sperano sempre per il meglio perché sperareci dà un'energia tale da rendere la nostra vita quotidiana molto più piacevole.Sì, è vero che a volte può far male vedere che si è tanto sperato per il meglio e che le cose sono andate comunque male ma un atteggiamento positivo aiuta anche a superare momenti come questi.

(Conosci già il nostro sito? Si chiama QualitiAmo - La Qualità gratis sul web ed è pieno di consigli per chi si occupa di Qualità, ISO 9001 e certificazione)

giovedì 20 agosto 2015

Un atteggiamento vincente nel mondo del lavoro

La dura realtà della vita è che non importa quanto siate intelligenti, istruiti o bravi se il vostro atteggiamento nell'ambiente di lavoro fa pena, le possibilità che avete di raggiungere il successo si ridurranno moltissimo. 

C'è una certa similitudine tra il successo che si può ottenere e il proprio modo di guardare il mondo.Chi ha successo, infatti, si differenzia da altri colleghi di successo per la disciplina che si impone, per le competenze che ha maturato o per la personalità ma tutte queste persone hanno in comune la fiducia negli altri, il carisma e un atteggiamento positivo.  

Lo psicologo Carl Jung ha definito l'"atteggiamento" come: "la disponibilità della psiche di agire o reagire in un certo modo". 
Un atteggiamento vincente, quindi, potrebbe forse essere meglio definito come la disponibilità dellapsiche di agire o reagire in un modo che generi risultati positivi. 
L'atteggiamento adottato svolge un ruolo fondamentale fin dal primo colloquio che facciamo per entrare nel mondo del lavoro e continua a ricoprire un'importanza incredibile man mano che procediamo nel nostro percorso di carriera. Le persone con un atteggiamento positivo hanno più probabilità di ottenere un posto di lavoro ma sono anche le prime ad essere prese in considerazione per eventuali promozioni verso posizioni più interessanti.  

Ma vediamo in cosa consiste l'atteggiamento delle cosiddette persone vincenti:
  • esssere positivi;
  • capire prima di tutto se stessi;
  • credere in quello che si fa;
  • migliorarsi e migliorare continuamente;
  • avere una passione
Nei prossimi giorni cercheremo di capire meglio in cosa consiste tutto questo.

(Conosci già il nostro sito? Si chiama QualitiAmo - La Qualità gratis sul web ed è pieno di consigli per chi si occupa di Qualità, ISO 9001 e certificazione)

mercoledì 19 agosto 2015

I 4 principi del Kanban (8)

Il prossimo passo per costruire una lavagna Kanban è decidere quali informazioni sia piùimportante visualizzare per prime.  

Un'idea potrebbe essere la seguente:
  • stato;
  • priorità;
  • cliente;
  • cosa fare;
  • chi sta lavorando su una certa attività;
  • eventuali richieste associate;
  • tempistica richiesta;
  • tempistica stimata;
  • test;
  • ecc.
Ricordate che un'informazione come lo stato di avanzamento cambia spesso quindi utilizzare i colori per visualizzarlo non è la scelta ideale. E' bene, invece, utilizzare le colonne.

Continuate a scorrere l'elenco delle informazioni e abbinatele con la migliore visualizzazione disponibile.


(Conosci già il nostro sito? Si chiama QualitiAmo - La Qualità gratis sul web ed è pieno di consigli per chi si occupa di Qualità, ISO 9001 e certificazione)

martedì 18 agosto 2015

I 4 principi del Kanban (7)

Una volta decise le informazioni da riportare sulla vostra lavagna, fate un altro elenco che comprenda quali dimensioni intendete utilizzare per visualizzare questi dati.  

Ecco alcuni esempi di diverse dimensioni che possono essere utilizzate per la visualizzazione delle vostre informazioni e dei loro rispettivi vantaggi e svantaggi:

  • righe: le righe sono molto semplici da gestire e sono molto utili visivamente parlando. Certo lo spazio si limita all'ampiezza della vostra lavagna;
  • colonne: idem;
  • semplice testo: non ci sono limiti ma non è così immediato da cambiare ed è poco visivo;
  • colori: sono difficili da cambiare e sono limitati ai colori che possedete. D'altro canto, però, la visibilità è ottima;
  • immagini: valgono le stesse considerazioni fatte per i testi ma con il vantaggio che ci guadagna la visualizzazione;
  • magneti con testo o immagini: strumenti estremamente flessibili, facili da muovere e abbastanza visivi
Naturalmente, si può trovare un proprio modo alternativo per visualizzare i vari elementi richiesti;
la cosa importante è trovare qualcosa che funzioni per voi e per il vostro team.


In ultimo, cercate di assicurarvi di utilizzare la migliore corrispondenza tra le informazioni da visualizzare e la dimensione scelta per la visualizzazione.  
Ad esempio, se avete centinaia di clienti, non è consigliabile utilizzare le righe per visualizzarli tutti mentre, al contrario, se avete una clientela molto limitata le righe saranno di grande aiuto nel gestire questo tipo di informazioni. 
 

(Conosci già il nostro sito? Si chiama QualitiAmo - La Qualità gratis sul web ed è pieno di consigli per chi si occupa di Qualità, ISO 9001 e certificazione)

lunedì 17 agosto 2015

I 4 principi del Kanban (6)

Vediamo ora come creare la vostra prima lavagna Kanban.

La nostra raccomandazione è di non passare immediatamente alla creazione di una lavagna Kanban simile a quelle che avete già visto altrove. Così facendo, infatti, sprechereste tutto il lavoro fatto fino ad ora seguendo i consigli che vi abbiamo dato nei giorni scorsi. 


Partite, quindi, scrivendo una lista delle cose che pensate siano importanti da visualizzare e da avere costantemente a portata di sguardo. 
Alcuni esempi potrebbero essere:
  • lo stato di avanzamento delle attività;
  • le priorità;
  • le cose da fare;
  • l'elenco delle persone che hanno in carico le singole attività;
  • i clienti di riferimento;
  • le richieste legate ad ogni attività;
  • quando ci si aspetta che ogni attività venga terminata;
  • quanto tempo si prevede di impiegare per ogni attività;
  • quali test verranno eseguiti;
  • ecc.
Le informazioni da indicare sono molto dipendenti dal contesto e per questo motivo vi preghiamo di prendervi tutto il tempo necessario per capire quali dati siano importanti da visualizzare all'interno della vostra organizzazione.

(Conosci già il nostro sito? Si chiama QualitiAmo - La Qualità gratis sul web ed è pieno di consigli per chi si occupa di Qualità, ISO 9001 e certificazione)

venerdì 14 agosto 2015

I 4 principi del Kanban (5)

La quinta buona pratica per implementare al meglio il Kanban è quella di attuare regolarmente dei cicli di feedback.

Secondo la terza buona pratica, si dovrebbe misurare il lead time per ridurlo ma, come sappiamo, essere solo veloci non aiuta perché bisogna anche essere in grado di consegnare prodotti di qualità.Per sapere se stiamo proseguendo nella direzione giusta, è dunque necessario conoscere ciò che pensano i clienti del nostro lavoro.  

Ecco, quindi, che la nostra quinta buona pratica prescrive che si ottenga un riscontro da persone che sono al di fuori del nostro sistema e, per questo, dotate di un punto di vista diverso dal nostro.  

L'ultima buona pratica, la sesta, consiste nel migliorare in modo collaborativo e in una continua evoluzione sperimentale che si basa sull'applicazione di modelli e sul metodo scientifico.


Sono molti i modelli e le teorie che possono essere messi in pratica per migliorare il nostro lavoro. Tra questi ricordiamo la teoria delle code, la teoria del caos, la teoria dei giochi, la teoria dei vincoli,e molte altre. Questo ultimo consiglio richiederà un po' di tempo da dedicare allo studio per imparare ciò che ancora non sapete sull'argomento ma vi assicuriamo che ne varrà la pena.

Chi tra voi utilizza il Kanban ha qualche altro suggerimento da darci?

(Conosci già il nostro sito? Si chiama QualitiAmo - La Qualità gratis sul web ed è pieno di consigli per chi si occupa di Qualità, ISO 9001 e certificazione)

giovedì 13 agosto 2015

I 4 principi del Kanban (4)

La terza buona pratica da mettere in atto se si vuole implementare al meglio il Kanban è gestire il flusso di un processo per migliorarne il lead time.
Il lead-time può essere misurato prendendo in considerazione il tempo che trascorre da quando l'articolo in produzione viene richiesto dal mercato fino a quando viene effettivamente distribuito.


E' proprio mettendo in pratica questo terzo consiglio che si inizia a implementare un cambiamento nell'organizzazione e nel suo modo di lavorare. 

Un'organizzazione è più disposta a cambiare quando sa e capisce perché lo sta facendo, ecco perché non si deve partire subito cambiando le cose.


C'è poi una quarta pratica, che consiste nel rendere esplicite le politiche di ogni processo, che prevede che tutte le persone che sono coinvolte all'interno di quel processo lo conoscano bene e siano in grado di seguirlo al meglio anche suggerendo eventuali miglioramenti da implementare per renderlo più efficace ed efficiente
La conoscenza approfondita del processo è necessaria perché è molto difficile discutere di qualcosa e provare addirittura a migliorarla se non si sa da cosa si parte.

Domani vedremo le ultime due buone pratiche per implementare il Kanban.

(Conosci già il nostro sito? Si chiama QualitiAmo - La Qualità gratis sul web ed è pieno di consigli per chi si occupa di Qualità, ISO 9001 e certificazione)

mercoledì 12 agosto 2015

I 4 principi del Kanban (3)

La seconda cosa da fare per avviare bene un progetto Kanban è limitare i WIP o lavori in corso.

Impostando dei limiti alla mole di attività che può essere gestito con questo strumento, non si è autorizzati a farsi carico di più lavoro in quanto si è effettivamente in grado di gestire. 

Se le persone che lavorano in una fase a monte di un processo sono più veloci rispetto ai colleghi a valle della fase successiva, il lavoro dovrà rallentare fino a quando ci sarà di nuovo la disponibilità a valle per smaltirlo. 

Questa buona pratica fa in modo che non si generino code nelle attività da svolgere all'interno del sistema perché i mucchi di lavoro in attesa sono uno degli sprechi più grandi che ci possano essere in un'ottica lean.

E cosa fanno a questo punto le persone che lavorano a monte e sono costrette a fermarsi fino a quando il lavoro a valle non viene smaltito?Ad esempio possono dare una mano ai colleghi a valle in modo da ridurre il collo di bottiglia.


Domani vedremo insieme come gestire il flusso del lavoro, la terza buona pratica del Kanban.

(Conosci già il nostro sito? Si chiama QualitiAmo - La Qualità gratis sul web ed è pieno di consigli per chi si occupa di Qualità, ISO 9001 e certificazione)

martedì 11 agosto 2015

I 4 principi del Kanban (2)

Oltre ai quattro principi che abbiamo visto insieme ieri, ci sono sei buone pratiche di base da seguire quando si utilizza il Kanban.Attenersi a questi sei consigli significa essere sulla strada giusta per ottenere un sistema razionalizzato che funzioni in modo davvero efficace. Ricordatevi che questo strumento è adatto a qualsiasi realtà perché agisce sul personale e a livello organizzativo, sia in aziende grandi che piccole.

La prima buona pratica che è bene implementare fin dall'inizio è quella di visualizzare il proprio lavoro.


Visualizzare il lavoro significa mettere bene in chiaro quali siano i passaggi che compongono unprocesso e quale lavoro ci sia da fare in ogni singolo passaggio.


Per visualizzare le attività si può utilizzare una lavagna o una scheda da preparare su un dispositivo elettronico, a seconda di come vi troviate più a vostro agio.  

La cosa importante è che, qualunque sia il tool scelto, esso sia in grado di offrire una buona panoramica dello stato di avanzamento dei lavori. Questo permette a chiunque si avvicini alla lavagna di avere una comprensione immediata di come proceda un progetto o dell'avanzamento di un processo in modo da essere sempre aggiornati sul loro stato.

Domani vi illustreremo il secondo consiglio per mettere bene in pratica il Kanban da subito.



(Conosci già il nostro sito? Si chiama QualitiAmo - La Qualità gratis sul web ed è pieno di consigli per chi si occupa di Qualità, ISO 9001 e certificazione)

lunedì 10 agosto 2015

I 4 principi del Kanban

Lo strumento Kanban può essere brevemente descritto attraverso i suoi quattro principi fondamentali:
  1. inizia a lavorare subito;
  2. accetta di perseguire il cambiamento in una sorta di evoluzione continua;
  3. all'inizio avvia il lavoro rispettando i ruoli che ognuno ha, le singole responsabilità e i titoli acquisiti dalle singole persone;
  4. incoraggia poi atti di leadership a tutti i livelli
Questi quattro principi chiariscono che il Kanban non è un semplice processo da mettere in pratica ma che è una metodologia per guidare il cambiamento e il miglioramento e che comincia con i processi che già si hanno. 
Il primo e il terzo punto, infatti, ci spiegano chiaramente di non apportare alcuna modifica al sistema per ciò che riguarda i processi né per ciò che riguarda i ruoli, almeno inizialmente.  

I punti 2 e 4, poi, ci illustrano come impostare la propria mente e il lavoro in modo da coinvolgere tutti a fare piccoli passi per un miglioramento che sarà permanente.  

Il Kanban, dunque, non è una destinazione da raggiungere ma una direzione da seguire ovunque ci si trovi perché applicare questi principi è sempre possibile.

A partire da domani vedremo come metterlo in pratica. 

(Conosci già il nostro sito? Si chiama QualitiAmo - La Qualità gratis sul web ed è pieno di consigli per chi si occupa di Qualità, ISO 9001 e certificazione)

venerdì 7 agosto 2015

Diventare il catalizzatore di un cambiamento (4)

Una maggiore consapevolezza su quale sia realmente la situazione della vostra organizzazione, vi permetterà di avere una prospettiva più realistica e di prendere decisioni migliori e più mirate. 
E' questo, infatti, il modo migliore per affrontare i cambiamenti anche improvvisi e le sfide principali, senza lo stress e la tensione che non vi permetterebbero di gestire con lucidità difficoltà e problemi.
 

Mettetevi nelle migliori condizioni per percepire la realtà ed esaminarla da diverse prospettive, partendo dal quadro generale fino ad arrivare ai piccoli dettagli. 
E' un modo intelligente di procedere anche per intuire le tendenze future e come queste possano influenzare la vostra realtà quotidiana.

La consapevolezza vi dà il potere di modellare il vostro futuro, anche nelle condizioni più inaspettate e turbolente perché vi permette di generare nuove idee e di darvi all'innovazione che è costantemente sostenuta proprio da una maggiore percezione della realtà.
   
Se ci pensate bene, si tratta semplicemente di acquisire la consapevolezza di chi siete veramente per operare secondo i vostri obiettivi e cogliere le nuove possibilità che vi si presentano.  

L'unica possibilità che avete per essere un vero catalizzatore del cambiamento è quella di rappresentare per tutti coloro che vi circondano un invito perenne a fare qualcosa di più grande.

Per essere davvero disposti ad abbracciare una consapevolezza cosciente come il vostro modo di essere, dovete essere disposti a lasciar perdere tutti i pretesti che vi impediscono di diventare ciò che potreste essere realmente.  
Impegnatevi ad incarnare quella grandezza che desiderate veramente. 

Non si tratta di essere superiori rispetto a ciò che siete oggi ma semplicemente diversi perché inizierete a prendere coscienza di chi siete realmente e di cosa vi manca effettivamentre per arrivare là dove volete. 
E' questa la chiave per indirizzare gli sforzi nella giusta direzione ma, naturalmente, funziona solo se si è davvero sinceri fino in fondo e disposti a migliorarsi in base ad un'aumentata consapevolezza.
   
Se sarete veramente consapevoli, saprete di avere davanti diverse scelte.  

È essenziale riconoscere, però, che la consapevolezza non equivale ad avere la situazione sotto controllo. Essere consapevoli significa semplicemente avere più possibilità di altre persone ma questo non vi permetterà automaticamente di arrivare ad avere tutto quello che volete.
 

Chiedersi "Che cosa posso fare oggi per crearmi quella possibilità che mi serve?" è il primo passo per creare una possibilità diversa di fare le cose e sapere che cambiare qualcosa nella vostra vita è una scelta e che è la cosa più importante che si possa arrivare ad avere.  
(Conosci già il nostro sito? Si chiama QualitiAmo - La Qualità gratis sul web ed è pieno di consigli per chi si occupa di Qualità, ISO 9001 e certificazione)

giovedì 6 agosto 2015

Diventare il catalizzatore di un cambiamento (3)

Perché un leader dovrebbe essere interessato ad espandere la propria consapevolezza?Perché, senza un livello alto di consapevolezza, si è inclini a dirigere le proprie scelte riguardo al futuro del tutto alla cieca!  
Un livello più alto di consapevolezza è la chiave per la creazione di un'integrazione equilibrata tra una vision dell'organizzazione e la realtà più strategica e operativa.  

Con una zona estesa di consapevolezza si ha la capacità di andare oltre la logica e l'analisi per prendere decisioni che siano consapevoli, perspicaci e innovative. Contraendo, al contrario, la nostra zona di consapevolezza, diminuisce il potenziale che abbiamo nel mondo degli affari.
 

Il livello di consapevolezza strategica di dirigenti e quadri ha un profondo effetto sulla capacità delle organizzazioni di svolgere un lavoro in modo efficace. Quando i leader sviluppano la capacità di andare oltre la logica e l'analisi, possono fare scelte consapevoli e prendere buone decisioni che risultano  moderne e innovative perché affrontano le questioni da un nuovo punto di vista e questo ha un grande impatto su chi lavora all'interno di un'organizzazione. E torniamo a come si possa diventare catalizzatori di un cambiamento.

La consapevolezza è il modo giusto per navigare all'interno di un cambiamento ed è responsabile di tutte le incredibili invenzioni e le innovazioni di cui godiamo oggi. 
Impegnandosi ad ampliare la nostra consapevolezza ci porta ad essere in grado di diventare creativi, pieni di inventiva, innovativi e in grado di utilizzare al meglio le nostre risorse. 

A domani per continuare il discorso.

(Conosci già il nostro sito? Si chiama QualitiAmo - La Qualità gratis sul web ed è pieno di consigli per chi si occupa di Qualità, ISO 9001 e certificazione)

mercoledì 5 agosto 2015

Diventare il catalizzatore di un cambiamento (2)

La chiave essenziale per diventare un leader in grado di padroneggiare l'arte di essere un catalizzatore del cambiamento è nel modo di usare il potere della consapevolezza.
 

La consapevolezza è il "potere" che sta in ognuno di noi ma è indefinibile. Ha a che fare con il modo di vivere la nostra vita, di creare la nostra realtà, di navigare nella complessità del business e di fare scelte personali.  

Possiamo accedere facilmente alla nostra consapevolezza, se sappiamo come farlo, e usarla a nostro vantaggio. Ignorare la consapevolezza, significa limitare la capacità che abbiamo di raggiungere il successo nella vita e negli affari.

La consapevolezza è la chiave per percepire che abbiamo possibilità illimitate e cogliere queste nuove prospettive. È la capacità di essere totalmente presente nella vita e di ricevere nella sua totalità l'abbondanza che essa ci offre.
Una consapevolezza estesa ci permette di vedere tutte le diverse possibilità, di riconoscere i diversi corsi delle azioni e di investire in un futuro possibile senza pregiudizi. 


In parole semplici, la consapevolezza è vedere quello che si può vedere senza avere un punto di vista su ciò che si guarda ed è una delle capacità più trascurate tra tutte quelle che possediamo. 

Il nostro pregiudizio culturale moderno per l'intelletto e l'analisi fa in modo che non si apprezzi abbastanza la semplice consapevolezza. Di conseguenza, spesso crediamo che le persone abbiano successo a causa della loro intelligenza e del loro straordinario talento, quando in realtà la maggior parte del loro saper cogliere le occasioni è dovuta semplicemente ad una grande consapevolezza. 

Ne riparleremo domani. A presto!

(Conosci già il nostro sito? Si chiama QualitiAmo - La Qualità gratis sul web ed è pieno di consigli per chi si occupa di Qualità, ISO 9001 e certificazione)

martedì 4 agosto 2015

Diventare il catalizzatore di un cambiamento

Quando si è dei leader riconosciuti, è semplice diventare il catalizzatore del cambiamento, cioè una persona che - proprio come succede nelle reazioni chimiche con alcune sostanze - accelera il raggiungimento di un risultato (cambiamento) senza cambiare se stessa.
 Quando si è veramente questo tipo di leader, cioè una persona che è disposta ad andare dove gli altri non vanno e a fare ciò che gli altri non fanno, si ha la capacità di cambiare il mondo e le persone intorno a sé, facendo appello a tutta l'energia necessaria.  

Se desiderate sinceramente diventare il catalizzatore di un cambiamento capace di offrire una possibilità diversa al vostro mondo di riferimento e ci credete davvero, ci riuscirete. Ma dovete avere un desiderio davvero forte e un impegno totale a diventare ciò che volete.  
Dovrete essere in grado di immaginare possibilità illimitate. Se si desidera creare un futuro diverso per la vostra organizzazione, dovrete imparare a scegliere di convogliare le vostre energie in questo compito. È solo una vostra scelta.
 

Imparate a vedere le cose come opportunità e non come rischi. Ripetetevi che troverete la soluzione, in un modo o nell'altro. 


Predisponetevi a far crescere le persone con le quali siete a contatto, create le condizioni necessarie perché siano in grado di abbracciare il cambiamento. 

Domani vedremo qual è il secondo step per velocizzare un cambiamento e guidarlo al meglio.

(Conosci già il nostro sito? Si chiama QualitiAmo - La Qualità gratis sul web ed è pieno di consigli per chi si occupa di Qualità, ISO 9001 e certificazione)

lunedì 3 agosto 2015

Il cliente italiano non è servito

Su "Sette" ho trovato una lettera inviata da un lettore a B. Severgnini sul tema del rispetto per il cliente.
Ve la riporto qui di seguito con la relativa risposta perché, pur contenendo entrambe delle ovvietà, possono aiutarci a fare una riflessione sulla customer care in Italia.

(Fonte: "Sette")

Caro Beppe, mando una mail ai new York Cosmos, la squadra di calcio di NY, mi rispondono in giornata. Invio una richiesta a una catena alberghiera americana, la Choice, e mi rispondono immediatamente. Lo stesso è capitato con vari uffici del turismo, per avere informazioni. 
In America, rispondono tutti.
Qui scrivo al Museo Egizio di Torino, e non mi risponde nessuno. Scrivo all'ufficio viabilità del Comune di Busto Arsizio, e tutto tace dopo un anno e mezzo.Mi chiedo: ricevono più mail al Comune di Busto Arsizio o ai Cosmos di New York?

---------

Risposta: a NY ricevono più mail, ma sono organizzati meglio. Perché sono organizzati meglio? Perché esiste la concorrenza - tra società sportive, catene alberghiere, operatori turistici - e non bisogna irritare i clienti: altrimenti ti mollano.

In Italia solo le imprese più illuminate vedono i clienti come i veri padroni. Molti ci considerano mucche da mungere; e le mucche, notoriamente, non scrivono mail.

Nel settore pubblico,  salvo benemerite eccezioni (in aumento), veniamo invece visti come sudditi. L'ufficio viabilità del Comune di Busto Arsizio ritiene che tu non abbia alternative. Se ti risponde, è solo per senso del dovere o per buon cuore (entrambi assenti, sembra di capire). Lo stesso il museo Egizio di Torino. Rispondere a chi scrive, evidentemente, non viene considerato una priorità. Vuoi vedere le mummie? Sono qui. Non vuoi vedere le mummie? Stai a casa.
Ora, probabilmente, arriverà una mail da entrambi: "Manca il personale!", "Mancano gli strumenti informatici!", "E' estate!", ecc.
Ma queste non sono giustificazioni. 

Il punto è un altro. In Italia manca la cultura del servizio al cliente e al cittadino, che in America è una seconda religione. Una religione interessata, sia chiaro.
Quando Jeff Bezos, padre e padrone di Amazon.com, mi ha firmato un libro, nel 2000, ha scritto questa dedica: "Beppe, consumers rule!" (i consumatori comandano!)
L'ho rivisto, recentemente: ha ripetuto la stessa frase, quindici anni e molti miliardi di fatturato dopo. Infatti Amazon è Amazon, e tanti altri nell'e-commerce ci hanno lasciato le penne.

Cosa ne pensate?

(Conosci già il nostro sito? Si chiama QualitiAmo - La Qualità gratis sul web ed è pieno di consigli per chi si occupa di Qualità, ISO 9001 e certificazione)