Per vostra informazione visto che spesso in privato ci fate domande sull'argomento (anche se non si tratta di "qualità") ;)
(Fonte: "La Stampa")
Il datore di lavoro non può accedere in modo indiscriminato alla posta elettronica o ai dati personali contenuti nei cellulari in dotazione al personale. Lo ha ribadito nel dicembre 2016 il Garante della privacy, vietando alla multinazionale di consulenza Aon l’ulteriore uso dei dati trattati in violazione della legge. Si tratta infatti chiaramente di un comportamento illecito.
A fare il reclamo era stato un dipendente, secondo cui la società avrebbe controllato informazioni anche private contenute nelle e-mail, sia durante il rapporto di lavoro sia dopo il licenziamento del lavoratore.
L’autorità ha spiegato che il datore di lavoro - pur potendo verificare l’esatto adempimento della prestazione di lavoro e il corretto uso dei mezzi forniti al dipendente - «deve in ogni caso salvaguardare la libertà e la dignità, attenendosi ai limiti previsti dalla normativa». La legge infatti non permette in alcun modo di realizzare un controllo massivo, prolungato e indiscriminato
dell’attività del lavoratore. I dipendenti inoltre devono sempre essere informati in modo chiaro e dettagliato sulle modalità di utilizzo degli strumenti aziendali e di eventuali verifiche.
(Conosci già il nostro sito? Si chiama QualitiAmo - La Qualità gratis sul web ed è pieno di consigli per chi si occupa di Qualità, ISO 9001 e certificazione)
(Fonte: "La Stampa")
Il datore di lavoro non può accedere in modo indiscriminato alla posta elettronica o ai dati personali contenuti nei cellulari in dotazione al personale. Lo ha ribadito nel dicembre 2016 il Garante della privacy, vietando alla multinazionale di consulenza Aon l’ulteriore uso dei dati trattati in violazione della legge. Si tratta infatti chiaramente di un comportamento illecito.
A fare il reclamo era stato un dipendente, secondo cui la società avrebbe controllato informazioni anche private contenute nelle e-mail, sia durante il rapporto di lavoro sia dopo il licenziamento del lavoratore.
L’autorità ha spiegato che il datore di lavoro - pur potendo verificare l’esatto adempimento della prestazione di lavoro e il corretto uso dei mezzi forniti al dipendente - «deve in ogni caso salvaguardare la libertà e la dignità, attenendosi ai limiti previsti dalla normativa». La legge infatti non permette in alcun modo di realizzare un controllo massivo, prolungato e indiscriminato
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