(Fonte: "Affari& Finanza")
La figura dell’head hunter andrebbe aggiornata per entrare nel cuore di un’azienda, valutare il grado di adeguatezza del management per raggiungere gli obiettivi prefissati e offrire supporto per la governance. Si tratta di un salto di qualità della categoria per il compito di condurre quelle che si definiscono board review.
Si deve essere attivi nella valorizzazione della diversity dato che, purtroppo, qualche discriminazione
di genere esiste ancora.
Come cambia il lavoro? Si cerca di far evolvere il mestiere da ricerca e selezione di management ad advisory dei vertici aziendali sui temi globali relativi al capitale umano: consulenza organizzativa, di sviluppo e gestione del know how, di change management, in particolare nelle fasi di trasformazione aziendale innescata dall’internazionalizzazione e oggi soprattutto dalla rivoluzione digitale. A questo
proposito gli head hunter dovrebbero scoprire e segnalare alle aziende nuove generazioni di manager sul mercato nazionale e internazionale in possesso di un know-how digitale: possono avere
30-35 anni ma coprono ruoli in grado di garantire il balzo verso il futuro della società.
Quali resistenze si incontrano?
Si deve a volte forzare ancora le piccole aziende, o quelle pubbliche (...) perché trovino il coraggio di uscire dalla nomina più conveniente politicamente o familiarmente per avere un reale impatto sul sistema. Un manager deve garantire più produzione, dipendenti felici, miglioramento del sistema
Paese. È l’impatto etico dell’head hunter, che deve migliorare il livello complessivo del sistema economico. E' un mestiere dalla valenza strategica: trovare la persona giusta consente di generare valore.
Nomine sbagliate o forzate creano zavorre non facilmente smaltibili e ritardi incolmabili.
Ora che c’è un po’ di ripresa in Italia gli head hunter sono più “occupati”?
Le aziende non hanno mai smesso di cercare manager, anzi con tutte le ristrutturazioni il quadro si è mobilitato. La professione insiste su un elemento chiave nella vita di ogni individuo, delle organizzazioni e delle società, come il lavoro, che influenza l’identità del singolo in relazione
alla sua capacità di generare valore per sé, la sua famiglia, la collettività, lo sviluppo del Paese. Assistere persone e organizzazioni a incrociare domanda e offerta, aiutare a identificare e selezionare le competenze e le culture manageriali più coerenti in un certo contesto per raggiungere gli obiettivi prefissati, è un compito delicato e molto affascinante che impatta in modo decisivo sullo sviluppo culturale ed economico del Paese. Aiutare a mettere l’uomo giusto al posto giusto, un
dirigente aperto, inclusivo, oltre che ovviamente preparato, può fare veramente la differenza.
(Conosci già il nostro sito? Si chiama QualitiAmo - La Qualità gratis sul web ed è pieno di consigli per chi si occupa di Qualità, ISO 9001 e certificazione)
La figura dell’head hunter andrebbe aggiornata per entrare nel cuore di un’azienda, valutare il grado di adeguatezza del management per raggiungere gli obiettivi prefissati e offrire supporto per la governance. Si tratta di un salto di qualità della categoria per il compito di condurre quelle che si definiscono board review.
Si deve essere attivi nella valorizzazione della diversity dato che, purtroppo, qualche discriminazione
di genere esiste ancora.
Come cambia il lavoro? Si cerca di far evolvere il mestiere da ricerca e selezione di management ad advisory dei vertici aziendali sui temi globali relativi al capitale umano: consulenza organizzativa, di sviluppo e gestione del know how, di change management, in particolare nelle fasi di trasformazione aziendale innescata dall’internazionalizzazione e oggi soprattutto dalla rivoluzione digitale. A questo
proposito gli head hunter dovrebbero scoprire e segnalare alle aziende nuove generazioni di manager sul mercato nazionale e internazionale in possesso di un know-how digitale: possono avere
30-35 anni ma coprono ruoli in grado di garantire il balzo verso il futuro della società.
Quali resistenze si incontrano?
Si deve a volte forzare ancora le piccole aziende, o quelle pubbliche (...) perché trovino il coraggio di uscire dalla nomina più conveniente politicamente o familiarmente per avere un reale impatto sul sistema. Un manager deve garantire più produzione, dipendenti felici, miglioramento del sistema
Paese. È l’impatto etico dell’head hunter, che deve migliorare il livello complessivo del sistema economico. E' un mestiere dalla valenza strategica: trovare la persona giusta consente di generare valore.
Nomine sbagliate o forzate creano zavorre non facilmente smaltibili e ritardi incolmabili.
Ora che c’è un po’ di ripresa in Italia gli head hunter sono più “occupati”?
Le aziende non hanno mai smesso di cercare manager, anzi con tutte le ristrutturazioni il quadro si è mobilitato. La professione insiste su un elemento chiave nella vita di ogni individuo, delle organizzazioni e delle società, come il lavoro, che influenza l’identità del singolo in relazione
alla sua capacità di generare valore per sé, la sua famiglia, la collettività, lo sviluppo del Paese. Assistere persone e organizzazioni a incrociare domanda e offerta, aiutare a identificare e selezionare le competenze e le culture manageriali più coerenti in un certo contesto per raggiungere gli obiettivi prefissati, è un compito delicato e molto affascinante che impatta in modo decisivo sullo sviluppo culturale ed economico del Paese. Aiutare a mettere l’uomo giusto al posto giusto, un
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