(Fonte: "L'Economia")
La retromarcia sulle quote rosa? Improbabile. «Non credo che torneremo indietro quando la norma scadrà», dice Carmine Di Noia, il commissario della Consob che ha presentato al Centro congressi Cariplo di Milano l’ultima ricerca sulla corporate governance delle società quotate condotta dall‘authority di controllo della Borsa.
«Sul peso delle donne nei consigli d’amministrazione abbiamo fatto una norma intelligente in Italia —nota—.Per tre motivi. Primo, ha una scadenza: tre mandati, nove anni. Ma intanto l’argine è rotto. Secondo, è graduale: prima il 20% dei consiglieri, poi un terzo. Infine, riguarda l’intero cda, esecutivo e non. Abbiamo ottime consigliere». L’obbligo scadrà fra il 2022 e il 2024 (varia da società a società): «Auspico che nel codice di autodisciplina della Borsa s’introduca una raccomandazione sul tema».
La parità di genere, del resto, è rilevante anche per la Dnf, la Dichiarazione non finanziaria che da quest’anno le quotate dovranno allegare al bilancio. Il regolamento ha avuto il via libera della Consob l 19 gennaio. «Le imprese devono crederci perché queste informazioni favoriscono l’interazione con il tessuto sociale», dice Di Noia. Che è positivo sugli ultimi dati: «Siamo a un ottimo punto sulla corporate governance». Ne è passata di acqua sotto i ponti, è il suo pensiero, da
quando i cda duravano cinque minuti e il verbale era già scritto. E pazienza se nei posti di comando le donne sono ancora pochissime. «È cambiato il mondo. Possiamo andare all’Ocse a testa alta — dice il commissario che da novembre è nel comitato Corporate governance dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo —. Abbiamo nei board la diversity, le competenze, più dialogo verso i soci e il mondo esterno. Il sistema delle quotate in Italia è partito anni fa con 40 di febbre, poi è sceso a 39, a 38. Ora il malato è guarito con gli antibiotici della regolamentazione, dell’autoregolamentazione e della vigilanza», ma attenzione: «La febbre può tornare».
Inoltre «il mercato ha sciolto le scatole cinesi», dice Di Noia. Che difende il voto maggiorato, introdotto dal Decreto competitività nel 2014 (cade il principio «Un’azione un voto» e ogni voto vale fino a tre). «È stato criticato perché si temeva che rafforzasse il ruolo dell’azionista di controllo, ma l’importante è che ci sia trasparenza. Se questo meccanismo può portare più società sul listino (chi perde la maggioranza può mantenere la guida, ndr.), ben venga. Il mercato è un sistema d’incentivi e la Borsa non è un fine, ma un mezzo». (...)
(Conosci già il nostro sito? Si chiama QualitiAmo - La Qualità gratis sul web ed è pieno di consigli per chi si occupa di Qualità, ISO 9001 e certificazione)
La retromarcia sulle quote rosa? Improbabile. «Non credo che torneremo indietro quando la norma scadrà», dice Carmine Di Noia, il commissario della Consob che ha presentato al Centro congressi Cariplo di Milano l’ultima ricerca sulla corporate governance delle società quotate condotta dall‘authority di controllo della Borsa.
«Sul peso delle donne nei consigli d’amministrazione abbiamo fatto una norma intelligente in Italia —nota—.Per tre motivi. Primo, ha una scadenza: tre mandati, nove anni. Ma intanto l’argine è rotto. Secondo, è graduale: prima il 20% dei consiglieri, poi un terzo. Infine, riguarda l’intero cda, esecutivo e non. Abbiamo ottime consigliere». L’obbligo scadrà fra il 2022 e il 2024 (varia da società a società): «Auspico che nel codice di autodisciplina della Borsa s’introduca una raccomandazione sul tema».
La parità di genere, del resto, è rilevante anche per la Dnf, la Dichiarazione non finanziaria che da quest’anno le quotate dovranno allegare al bilancio. Il regolamento ha avuto il via libera della Consob l 19 gennaio. «Le imprese devono crederci perché queste informazioni favoriscono l’interazione con il tessuto sociale», dice Di Noia. Che è positivo sugli ultimi dati: «Siamo a un ottimo punto sulla corporate governance». Ne è passata di acqua sotto i ponti, è il suo pensiero, da
quando i cda duravano cinque minuti e il verbale era già scritto. E pazienza se nei posti di comando le donne sono ancora pochissime. «È cambiato il mondo. Possiamo andare all’Ocse a testa alta — dice il commissario che da novembre è nel comitato Corporate governance dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo —. Abbiamo nei board la diversity, le competenze, più dialogo verso i soci e il mondo esterno. Il sistema delle quotate in Italia è partito anni fa con 40 di febbre, poi è sceso a 39, a 38. Ora il malato è guarito con gli antibiotici della regolamentazione, dell’autoregolamentazione e della vigilanza», ma attenzione: «La febbre può tornare».
Inoltre «il mercato ha sciolto le scatole cinesi», dice Di Noia. Che difende il voto maggiorato, introdotto dal Decreto competitività nel 2014 (cade il principio «Un’azione un voto» e ogni voto vale fino a tre). «È stato criticato perché si temeva che rafforzasse il ruolo dell’azionista di controllo, ma l’importante è che ci sia trasparenza. Se questo meccanismo può portare più società sul listino (chi perde la maggioranza può mantenere la guida, ndr.), ben venga. Il mercato è un sistema d’incentivi e la Borsa non è un fine, ma un mezzo». (...)
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