Il secondo criterio che una valutazione dovrà soddisfare per essere ritenuta buona sarà di risultare valida.
Essere valido significa mostrare accuratezza nei risultati e, nel caso di un processo di selezione del personale, riuscire a individuare in poco tempo i buoni candidati, scartando quelli che non lo sono.
La cosa migliore da fare per assicurare che i nostri risultati siano validi è fare un vero e proprio studio di validità raccogliendo nel tempo due serie di informazioni: il predittore (durante il colloquio, nel corso dei test, ecc.) e il criterio (che sarà l'indice della relativa performance).
Se - ad esempio - stiamo conducendo un colloquio, il giudizio del valutatore formerà il predittore mentre il criterio sarà dato dalla valutazione della prestazione ad esempio dopo un anno di lavoro.
Se il punteggio dato dal valutatore durante il colloquio era 4 e, a distanza di un anno, questo punteggio viene confermato dopo aver valutato le reali performance all'interno dell'azienda, ecco che il metodo di selezione da noi scelto sembra essere valido. Naturalmente, per essere certi della validità dei nostri giudizi, questo studio dovrà protrarsi nel tempo e rendersi ogni volta un po' più accurato.
Prima di passare ad esaminare il terzo criterio da rispettare per assicurarci una buona valutazione, domani vedremo insieme come comportarci nel caso in cui il nostro giudizio in sede di colloquio non si sia rivelato valido.
(Conosci già il nostro sito? Si chiama QualitiAmo - La Qualità gratis sul web ed è pieno di consigli per chi si occupa di Qualità, ISO 9001 e certificazione)
Essere valido significa mostrare accuratezza nei risultati e, nel caso di un processo di selezione del personale, riuscire a individuare in poco tempo i buoni candidati, scartando quelli che non lo sono.
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