Vi propongo un nuovo spunto dal libro di Nuccio Ordine "L'utilità dell'inutile".
Questa volta riguarda gli studenti-clienti e, in generale, le scuole che - in molte parti del mondo - sono diventate dei posti dove si vendono lauree e diplomi.
"A Harvard (...) le relazioni tra professori e studenti sembrano essere sostanzialmente fondate su una sorta di clientelismo: pagando molto cara la sua iscrizione a Harvard, lo studente non si aspetta solo che il suo professore sia dotto, competente e valido: si aspetta che sia sottomesso, poiché il cliente è re.
In altri termini: i debiti contratti negli USA dai discenti per finanziare i loro studi, pari quasi a mille miliardi di dollari, li costringono a essere più alla ricerca di reddito che di sapere.
I soldi, infatti, che gli iscritti versano nelle casse universitarie occupano un posto di primo piano nei bilanci predisposti dai rettori e dai consigli d'amministrazione. E questo dato comincia a essere molto importante anche negli atenei statali, dove si cerca di attirare gli studenti con ogni mezzo, fino a promuovere, come accade per le automobili e per i prodotti alimentari, vere e proprie campagne pubblicitarie.
Le università, purtroppo, vendono diplomi e lauree. E li vendono insistendo soprattutto sull'aspetto professionalizzante, offrendo cioè ai giovani corsi e specializzazioni con la promessa di ottenere lavori immediati e redditi allettanti."
Cosa ne pensate?
(Conosci già il nostro sito? Si chiama QualitiAmo - La Qualità gratis sul web ed è pieno di consigli per chi si occupa di Qualità, ISO 9001 e certificazione)
Questa volta riguarda gli studenti-clienti e, in generale, le scuole che - in molte parti del mondo - sono diventate dei posti dove si vendono lauree e diplomi.
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In altri termini: i debiti contratti negli USA dai discenti per finanziare i loro studi, pari quasi a mille miliardi di dollari, li costringono a essere più alla ricerca di reddito che di sapere.
I soldi, infatti, che gli iscritti versano nelle casse universitarie occupano un posto di primo piano nei bilanci predisposti dai rettori e dai consigli d'amministrazione. E questo dato comincia a essere molto importante anche negli atenei statali, dove si cerca di attirare gli studenti con ogni mezzo, fino a promuovere, come accade per le automobili e per i prodotti alimentari, vere e proprie campagne pubblicitarie.
Le università, purtroppo, vendono diplomi e lauree. E li vendono insistendo soprattutto sull'aspetto professionalizzante, offrendo cioè ai giovani corsi e specializzazioni con la promessa di ottenere lavori immediati e redditi allettanti."
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