venerdì 19 marzo 2010

Garanzia europea: una rivoluzione incompiuta

La legge sulla garanzia di conformità ha portato una tutela molto ampia per chi acquista un prodotto, perché se il bene non corrisponde alle caratteristiche promesse dal venditore si può pretendere che sia sostituito o riparato entro due anni.

Una rivoluzione se si considera che, prima della sua entrata in vigore nel 2002, c'era solo una responsabilità blanda del venditore e una tutela facoltativa del produttore (garanzia commerciale).

Dopo otto anni, possiamo dire che è una rivoluzione incompiuta. I negozianti hanno agito da veri controrivoluzionari, cercando spesso di boicottarla dando informazioni fuorvianti e limitando le prestazioni. L'hanno vissuta come un onere da accollarsi senza ritorno economico, senza capire che l'assistenza post-vendita, richiesta dalla legge, è un'occasione di fidelizzazione del cliente.

Una resistenza che ha creato ancora più incertezza nei consumatori sui propri diritti. Lo ha rilevato anche l'Antitrust che ha aperto un'istruttoria sui comportamenti scorretti di sette catene dell'hi-tech.

Di fronte all'Authority venditori e produttori fanno fronte comune nel dare la colpa alla legge che sarebbe difficile da interpretare e ancora di più da applicare. Manca forse la volontà? La partita, però, non si può giocare su una revisione al ribasso nella tutela del consumatore.

(Fonte: Altroconsumo)

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2 commenti:

V. Notarfrancesco ha detto...

Mi permetto di dissentire in quanto le conclusioni sono solo una vista dall'alto senza addentrarsi nel problema.

Sono un attore "commerciale" talmente piccolo che sono sia consumatore sia rivenditore.

Ebbene i negozianti NON hanno agito da veri controrivoluzionari in quanto si sono dovuti accollare enormi oneri per erogare le prestazioni in garanzia a fronte di margini ridicoli: solo le spese di spedizione a volte eliminano il guadagno su molti prodotti dell'hi-tech.
Non pensate che un rivenditore guadagni più di 10 euro sulla vendita ad esempio di un Macbook, tanto per citare un prodotto molto richiesto.

Aggiungo anche che per molti anni successivi all'entrata in vigore della legge, moti produttori offrivano solo un anno di garanzia, rendendo il secondo anno a totale carico del venditore !

La legge, giusta nei presupposti, ma sbagliata nel regolamento di attuazione, avrebbe dovuto obbligare i produttori o gli importatori a livello UE.

Per quanto invece riguarda l'occasione mancata di "fidelizzazione del cliente", questa è solo una teoria inesistente che si studia solo sui libri di università;

oggi ognuno di noi, consumatore e cliente, si informa, sui giornali, sui internet, sui blog, chiede consigli agli amici, su Facebook;
insomma siamo consumatori evoluti che acquistiamo nel posto migliore al prezzo migliore con un'ottima preparazione e coscienza di ciò che vogliamo;

Questo comportamento cosciente del consumatore europeo vale in tutti i settori, da quello automobilistico a quello dell'hi-tech. Un problema per le aziende perché non c'è più fidelizzazione, ma un dato di fatto e un'arma a vantaggio di noi consumatori, che se delusi da un prodotto o da un marca, non la riacquistiamo.

Mi sembra strano che gli autori dell'articolo non siano a conoscenza delle abitudini dei consumatori.

Disponibile a ogni confronto in merito
V. Notarfrancesco

Amministratore ha detto...

Prima di tutto buongiorno e benvenuto sul blog di QualitiAmo. :)

Dissentire è lecito, ci mancherebbe! Ma affermare che una rivista come Altroconsumo non conosca i consumatori ci sembra un po' paradossale dato che da molti anni, ormai, è stimata e conosciuta proprio dai consumatori stessi che ne hanno decretato il grande successo.

Siamo certi che gli oneri dell'applicazione della garanzia siano stati enormi e nessuno ha affermato il contrario ma siamo assolutamente certi che una buona assistenza in garanzia fidelizzi il cliente e non perché l'abbiamo letto su qualche testo ma perché qualunque cliente, se viene ben assistito, a parità di prezzo torna dal rivenditore che l'ha servito bene e sarebbe pazzo a fare il contrario.

Aggiungiamo anche che il consumatore è preparato come lei lo descrive nel settore delle tecnologie e in pochi altri perché nella maggioranza degli altri ambiti, come ben sappiamo, è ancora "preda" della pubblicità (che, altrimenti, non avrebbe senso alcuno).

Pienamente d'accordo, invece, che la legge sia giusta ma, spesso, applicata male. Questo non basta, però, per rifiutare la legge in toto ma dovrebbe spingerci, invece, ad impegnarci su tutti i fronti per farla conoscere e rispettare.

E' d'accordo?

Cari saluti.