La certificazione può derivare da una scelta volontaria dell'azienda, principalmente per ricavarne un margine competitivo sul mercato in termini di immagine e di garanzia della Qualità offerta, oppure essere di tipo cogente, cioè può risultare da requisiti obbligatori.
Le motivazioni per una certificazione volontaria risiedono, oltre che nel già citato prerequisito per una maggiore competizione sia nazionale che internazionale, anche nella speranza fondata di un'eliminazione o diminuzione di certificazioni e/o valutazioni multiple da parte di clienti e/o possibili clienti, in un aiuto nella valutazione/certificazione dei fornitori avendo a disposizione un parco aziende già "sorvegliate" da organismi di terza parte, e nella necessità di premunirsi verso la responsabilità legale da prodotto difettoso in quanto un'azienda che ha un Sistema Qualità certificato da un organismo può essere facilmente in grado di dimostrare che, quando ha immesso il prodotto sul mercato, esso era esente da quei difetti che hanno procurato danni agli utilizzatori.
La certificazione diventa, invece, un fatto obbligatorio quando questa è una "conditio sine qua non" (condizione assolutamente necessaria) per poter commercializzare il proprio prodotto o poter operare sul mercato.
E' il caso, per esempio, della marcatura CE, richiesta dalle direttive comunitarie per alcuni tipi di prodotto, senza la quale il prodotto non può esser commercializzato all'interno dell'UE.
In altri casi la certificazione è obbligatoria per poter operare sul mercato, come richiedono sempre di più grossi committenti o per poter partecipare a determinati tipi di appalti, come ad esempio quelli banditi da enti pubblici.
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giovedì 3 giugno 2010
I caratteri della certificazione (volontaria o cogente)
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