mercoledì 2 febbraio 2011

Perché si persiste nell'errore

Sto leggendo alcuni scritti molto interessanti di  Robert Cialdini e mi sono soffermata sul concetto di corenza personale, facendo qualche ragionamento sul perché le persone spesso persistano nei loro errori.

Vi riporto il brano che mi ha indotto a fare queste riflessioni, sperando di stimolare un dibattito sull'argomento.


"E' certo che la coerenza personale è molto apprezzata nella nostra cultura, e a buon diritto, visto che ci permette di muoverci in maniera ragionevole e produttiva: per lo più ce la caviamo meglio quando affrontiamo le cose armati di coerenza; in caso contrario siamo esposti a tutti i colpi di vento.

Ma proprio per tutti questi vantaggi generali, è facile cadere nell'abitudine di mantenere la coerenza in maniera automatica, anche in situazioni dove sarebbe bene non farlo.
Quando agisce in modo inconsulto, può essere un meccanismo disastroso. Ciononostante, anche una coerenza alla cieca ha i suoi lati positivi.

Prima di tutto, come quasi tutte le altre forme di risposta automatica, è una scorciatoia attraverso le complicazioni della vita moderna. Una volta deciso l'argomento, attenersi caparbiamente alla decisione presa ci risparmia la fatica di doverci pensare ancora: non c'è più bisogno di setacciare il nugolo di informazioni che ci assale ogni giorno per individuare quei pochi fatti che contano, non c'è più bisogno di investire energie mentali per soppesare i pro e i contro, non sono più richieste decisioni drastiche.

La prossima volta che ci troveremo davanti a quell'argomento, ci basterà inserire il nostro programma automatico di coerenza e subito sapremo esattamente cosa credere, dire o fare: non dovremo far altro che credere, fare o dire quello che corrisponde alla decisione già presa.

L'attrattiva di un simile dispositivo non è da sottovalutare, in quanto ci offre un metodo comodo, efficace e relativamente agevole per fare i conti con le complicazioni quotidiane di un ambiente che pretende molto dalle nostre energie e capacità mentali.
Si capisce allora perché la tendenza automatica ad essere coerenti sia una raezione tanto difficile da bloccare.

Ci consente di sfuggire alla dura prigionia di un pensiero sempre vigile. Come notava Sir Joshua Reynolds:  non c'è nessun espediente cui un uomo non ricorra per evitare la fatica autentica di pensare.

Col programma automatico di coerenza in funzione, possiamo occuparci tranquillamente delle nostre faccende, felicemente esentati dallo sforzo di dover pensare troppo.

Ma il meccanismo ha anche un'altra più perversa attrattiva. A volte non è la fatica a farci evitare un duro impegno cognitivo quanto le conseguenze spiacevoli che questo comporterebbe.
A volte sono proprio le risposte terribilmente chiare e sgradevoli che può darci il pensiero schietto a consigliarci di non pensare troppo: ci sono delle cose disturbanti di cui preferiamo non renderci conto.

Proprio per il suo automatismo, la coerenza può essere un comodo rifugio per sfuggire a queste fastidiose consapevolezze.
Asserragliati tra le solide mura di una rigida coerenza, possiamo stare al sicuro dagli assedi della ragione."

Cosa ne pensate? Potrebbe essere questo il motivo per cui le persone spesso rifiutano le motivazioni logiche pur di non smetere di sbagliare e di non cambiare nulla nel loro modo di operare?

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