martedì 30 giugno 2015

Le frasi trappola che fanno male alla carriera (2)

(Fonte: "Donna Moderna")

Vediamo le ultime quattro espressioni killer da non pronunciare in ufficio.

Non dire mai...

"Ci provo"
Sottintende che non sei affatto sicuro di riuscire.
Forse non hai abbastanza fiducia nelle tue capacità.

Sostituisci con...

"Bene, mi metto subito al lavoro e ti do un feedback entro..."
Il concetto è simile, ma con questa frase ti mostri assertivo.
Inoltre, fornendo una deadline, dimostri anche di essere efficiente.

Non dire mai...

"Mi dispiace ma..."
L'avversativa cancella, di fatto, il dispiacere che hai appena dichiarato. E l'interlocutore si sente preso in giro.
Sostituisci con...

"Mi dispiace, capisco. E aggiungo che..."
Il "capisco" dà ragione all'altro e smorza le tensioni. La congiunzione "e" serve a mettere sul tavolo anche i tuoi argomenti.

Non dire mai...

"Ho solo pensato che..."
E' un classico quando sbagli, perché è istintivo provare a giustificarsi. Ma così ti metti sulla difensiva, non riconosci l'errore e indisponi l'interlocutore.
Sostituisci con...

"Mi rendo conto di avere interpretato male la tua richiesta. La prossima volta starò più attento"
Ammettere di aver sbaglito e di saper imparare dall'errore è molto apprezzato. Così appari pronto a rimediare, non chiuso nelle tue idee.
Non dire mai...

"Non è la mia area di competenza"
Anche se ciò che ti è stato chiesto non rientra nelle tue mansioni, così non ti mostri né disponibile né flessibile

Sostituisci con...

"Posso offrire un supporto, certo. Ma per questo compito può aiutarti di più quest'altra persona"
Ti metti comunque a disposizione, ma esprimi chiaramente qual è il tuo ruolo e quali paletti comporta.

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lunedì 29 giugno 2015

Le frasi trappola che fanno male alla carriera

(Fonte: "Donna Moderna")

Sul lavoro bastano un "non" o un "ma" di troppo per apparire poco disponibili.
Scopri sei espressioni killer da non pronunciare in ufficio.

Non dire mai...

"Non si può fare"
Mostri di non gradire il compito che ti è stato assegnato e sembra che tu non abbia voglia di cercare una soluzione.
Il tuo atteggiamento è negativo fin dal primo momento.

Sostituisci con...

"Non l'ho mai fatto. Mi prendo del tempo per cercare una soluzione"
Così metti subito in chiaro che il risultato non è scontato, ma fai anche passare il messaggio che ce la metterai tutta. In più ti concedi un breve periodo per studiare le mosse da attuare.

Non dire mai...

"Ho fatto del mio meglio"
Davvero non sai fare di più?
Nel migliore dei casi passi per pigro, nel peggiore per incompetente.

Sostituisci con...

"Ho affrontato la cosa in questo modo e non ho ottenuto risultati. Possiamo confrontarci sulle strategie alternative?"
Dimostri come hai agito ma trovi anche il modo per condividere con l'interlocutore la responsabiltià di un lavoro complicato.

Domani vedremo insieme quali sono le altre quattro frasi da non pronunciare mai al lavoro.

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venerdì 26 giugno 2015

Ai leader serve il carisma?

Quando si fanno discussioni sui leader e sulla leadership, si cita spesso il carisma che, del resto, è un  termine che troviamo molto utilizzato anche nel descrivere i grandi uomini nelle biografie ad essi dedicate.  

Ricerche e studi più recenti hanno addirittura identificato alcune abitudini e comportamenti che sono tipici dei cosiddetti leader carismatici e capaci di portare le organizzazioni e i loro uomini a compiere grandi trasformazioni.

Questi uomini speciali, che hanno un'innata capacità di essere dei potenti agenti di cambiamento all'interno dei gruppi di persone che guidano, devono essere - ad esempio - particolarmente convincenti e avere una grande abilità di persuadere gli altri.   


Le radici della capacità di persuadere sono la passione, la convinzione e una grande energia che, quest'ultima sì, spesso è legata al carisma.

Ricordiamo anche che molti leader dotati di carisma e di un indiscusso potere di persuasione sono stati tra i soggetti più malvagi della storia e hanno creato gravi danni a molte persone, gruppi e  nazioni.
Affinché una leadership persuasiva sia positiva, dunque, occorre che la persona che la mette in pratica sia dotata di etica, sia responsabile e metta in pratica comportamenti nobili per raggiungere obiettivi legittimi.


Il carisma, quindi, arricchisce la personalità di un leader e rende la sua leadership più forte ma, se è associata a comportamenti errati, può fare danni enormi.

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giovedì 25 giugno 2015

Così ti fai notare dalle aziende


(Fonte: "Donna Moderna")

LinkedIn è il social network professionale per eccellenza: ha superato i 300 milioni di utenti in tutto il mondo (7 milioni in Italia) e sempre più aziende (circa il 60%) lo usano per pubblicare annunci di impiego.

Se vuoi farti notare, però, postare il tuo curriculum non basta. Contano anche la qualità e quantità delle relazioni che allacci online. 

Ecco cosa non devi trascurare.

Sii costante e accurato

Mantieni aggiornato il tuo profilo anche se stai bene dove sei: più del 55% di chi cerca personale va su LinkedIn per individuare profili interessanti anche fra coloro che non sono a caccia di un lavoro e li tiene presenti per il futuro.

Pubblica sul tuo profilo qualche elemento multimediale che ti riguardi, come video e presentazioni.
Se poi inserisci l'ultimo posto di lavoro e le tue abilità, incrementerai le visite al tuo profilo di 12-13 volte.

Aggiuingi la tua foto

Farà crescere le visite di ben 14 volte. Ma nello scatto devi essere professionale, come se ti presentassi a un colloquio: al bando gli occhiali da sole, l'abito del matrimonio o, peggio, il costume da bagno.

Cerca le aziende

Vuoi lavorare per una società secifica? Segui la sua pagina. Molti gruppi, prima di contattare un candidato, verificano quanto ne sa dell'azienda.

Fatti raccomandare

Non ci crederai ma LinkedIn è il regno degli endorsement, ovvero le raccomandazioni. 


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mercoledì 24 giugno 2015

La Logistica

Di cosa si occupa la Logistica?  

Il concetto di logistica è un concetto molto vecchio che nasce nell'ambito militare e che si trasferisce nell'ambito del business solamente dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.

Si può definire come "Logistica" l'insieme di tutte le attività volte alla fornitura di prodotti dove e quando vi sia una domanda. 

Riassumendo, si tratta di una movimentazione di merci dal punto di produzione al punto di consumo o, ancora, di un controllo del flusso dei materiali e dei prodotti dalla loro fonte di approvvigionamento al punto di consumo.

Dalla definizione stessa vediamo che questo settore richiede una gamma di conoscenze e di competenze tecniche estremamente vasta.


L'approccio della Logistica si svolge su due livelli ben distinti:

a) Il flusso fisico e il flusso delle informazioni
b) La logistica e la gestione della produzione 

Il flusso fisico e il flusso delle informazioni

A questo livello, la Logistica si occupa dei seguenti aspetti:

  • la posizione di fabbriche e magazzini; 
  • la ricezione e la gestione delle materie prime; 
  • il deposito e la gestione dei materiali; 
  • la gestione della produzione; 
  • la gestione e lo stoccaggio dei prodotti in lavorazione;
  • la gestione e lo stoccaggio dei prodotti finiti;
  • il packaging dei prodotti; 
  • il trasporto e la consegna dei prodotti; 

La Logistica approccia la gestione e l'organizzazione di questi flussi gestendoli in quattro periodi ben distinti:
  • gestione dei flussi di approvvigionamento; 
  • gestione del flusso di lavorazione;
  • gestione dei flussi di distribuzione; 
  • gestione dei flussi legati al servizio post-vendita

La logistica e la gestione della produzione

La Logistica moderna copre molte funzioni differenti. Tra queste ricordiamo:

  • la gestione della flotta di veicoli e dei fornitori che si occupano del trasporto delle merci;
  • la gestione degli articoli di magazzino;
  • la gestione del magazzino;
  • la programmazione della fornitura delle parti necessarie alle linee di produzione per un buon controllo dei flussi

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martedì 23 giugno 2015

Come risolvere un conflitto in modo elegante (2)

Gli altri quattro modi di reagire davanti a un conflitto sono:

La rinuncia
Coloro che rinunciano al conflitto e pensano di risolverlo ritirandosi, creano una situazione analoga alla precedente perché resta sempre una lose-win. 

Evitare la responsabilità 
Chi si sente sopraffatto da un conflitto spesso delega ad altri più alti in grado la decisione su come debba essere risolto ed evita, in questo modo, il confronto.  
Questa autorità, alla fine, spesso risolve il conflitto ma non necessariamente con la saggezza necessaria e non necessariamente in favore di colui che ha delegato la decisione. 
Vi è il rischio che entrambe le parti restino insoddisfatte del risultato (situazione lose-lose)

Il compromesso
A seconda di come viene percepito, il compromesso può essere una soluzione accettabile per entrambe le parti perché spesso si ritiene che, sebbene la soluzione non sia proprio l'ideale, sia ragionevole - viste le circostanze - proporla e accettarla. 
Si crea una situazione win-lose / win-lose per entrambe le parti.

Il consenso
Il consenso si basa su una nuova soluzione che è stata sviluppata da entrambe le parti dopo aver lavorato insieme.  
A differenza del compromesso, riesce a creare una situazione win-win per entrambe le parti perché nessuno deve fare marcia indietro dato che entrambi hanno mirato ad essere soddisfatti sviluppando una terza via che non prevede che nessuno dei due perda. 
Cosa ne pensate? Voi che tipo di atteggiamento adottate nei confronti dei potenziali conflitti? 
Chiudo con una riflessione che mi è piaciuta molto e che spiega come i nostri più grandi errori non siano tanto dovuti alle sconfitte che subiamo ma ai conflitti ai quali rifiutiamo di partecipare.

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lunedì 22 giugno 2015

Come risolvere un conflitto in modo elegante

Gli psicologi concordano sul fatto che i conflitti debbano essere affrontati al fine di prevenire recriminazioni e situazioni ingestibili e per ripristinare stabilità e voglia di comunicare.  
La domanda è: come farlo?
In linea di principio ci sono sei diversi modi di affrontare una situazione di conflitto. Vediamo insieme le prime due. Le altre quattro le esamineremo domani.

La fuga
Fuggire spesso è il primo istinto davanti a un conflitto ma bisogna comunque essere così bravi da evitarlo.  
Se il conflitto non viene affrontato, infatti, rischia di diventare cronico e di non far guadagnare nulla a nessuna delle due parti (situazione lose-lose).

La lotta
Coloro che affrontano il conflitto in modo aggressivo hanno un solo obiettivo: vincere.  
Come scopo, però, da solo non è sufficiente, perché è previsto che qualcuno perda.Questo approccio mira a distruggere l'avversario, affermando la propria posizione nei confronti di tutti gli altri.
La situazione che si crea è win-lose.

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venerdì 19 giugno 2015

Perché dobbiamo fornire un buon servizio ai nostri clienti? (2)

Dagli studi che sono stati fatti in questo settore risulta che:
  • il 96% dei clienti insoddisfatti non torna indietro a lamentarsi ma, semplicemente, può smettere di acquistare senza comunicare al fornitore il perché;
  • tendenzialmente questi clienti insoddisfatti parleranno con almeno altre 7 persone o organizzazioni per spiegare quanto si siano trovati male a fare affari con noi;
  • il 13% lo riferirà, addirittura, a venti persone o organizzazioni diverse;
  • il 90% di chi si è trovato male non farà mai più affari con noi;
  • da alcune stime che sono state fatte risulta che attirare un nuovo cliente costa circa otto volte di più che trattenere un cliente acquisito
Avendo davanti questi dati, non sarebbe profondamente sciocco non cercare di fare le cose bene in modo da portare i clienti acquisiti a fare ancora acquisti presso di noi?

Sono molte le cose che possono andare storte e che possono portare la clientela ad allontanarsi. Vediamo quali sono le principali:

  • essere presi in giro; 
  • non venire ricontattati;
  • dover inseguire le risposte;
  • non riuscire a comunicare bene;
  • trovarsi davanti persone che non si fanno carico del problema;
  • essere messi in attesa per ore;
  • imbattersi in personale incompetente e non in grado di affrontare le problematiche presentate;
  • trovarsi davanti persone arroganti e maleducate;
Sono assolutamente certa che voi potreste allungare questa lista all'infinito e, anzi, sarei lieta di leggere le vostre integrazioni.
 
Il primo passo per correggere i nostri comportamenti, dunque, è proprio quello di stilare una lista come quella proposta e poi farsi tutte le domande necessarie per capire se siamo o meno nelle condizioni di portare i nostri clienti ad abbandonarci.

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giovedì 18 giugno 2015

Perché dobbiamo fornire un buon servizio ai nostri clienti?

Le strategie di marketing all'interno delle organizzazioni sono spesso orientate verso l'acquisizione di nuovi clienti. Questo modo di procedere, ovviamente, va benissimo per rafforzare la posizione dell'azienda all'interno del mercato di riferimento o per esplorare nuovi mercati ma trattenere i clienti già acquisiti non è meno importante e questo le organizzazioni tendono, purtroppo, a dimenticarlo troppo spesso.Molte aziende, infatti, non riescono a capire fino in fondo il valore dei clienti esistenti o il fatto che è proprio a loro che, impegnandosi, potrebbero riuscire a vendere di più.

Ecco, dunque, che abbiamo i famosi "comportamenti disinvolti" che ci portano ad ignorare chi ha acquistato un nostro prodotto o servizio e che, in alcuni casi, rendono addirittura difficile se non impossibile che questi clienti acquistino nuovamente da noi.  


Molte organizzazioni danno la caccia ai nuovi clienti con lo stesso impegno che si dedicherebbe alla ricerca del Santo Graal senza tenere conto che il tempo, le energie e i costi necessari per "catturarli" sono di gran lunga superiori a quelli che servirebbero per trattanere la clientela acquisita e per renderla soddisfatta in modo che faccia nuovi acquisiti.

Che spreco!


Se non ci occupiamo dei nostri clienti, sarà qualcun altro a farlo.  

Inoltre, un aspetto che in troppi dimenticano, è che i clienti soddisfatti ci fanno pubblicità gratuita mentre quelli insoddisfatti racconteranno ai potenziali clienti quale esperienza terribile abbiano vissuto con noi e che, una volta che avremo una reputazione negativa, sarà estremamente difficile lavorare ancora in un certo mercato.

Domani vedremo insieme cosa fare per garntire un buon servizio alla nostra clientela.

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mercoledì 17 giugno 2015

Gli obiettivi di un leader

L'obiettivo fondamentale di un leader dovrebbe essere quello di migliorare o, perlomeno, sostenere le prestazioni dei collaboratori a livello individuale e organizzativo. 

Al giorno d'oggi, molti organizzazioni mirano a far crescere le competenze dei loro uomini per facilitare la continuità e la crescita.  
In contesti come questi, i leader dovrebbero essere responsabili anche della selezione, dello sviluppo e del mantenimento nel tempo delle competenze utili al raggiungimento degli obiettivi che l'organizzazione si è posta. 

Un altro aspetto importantissimo nel compito di un leader è quello di promuovere la felicità e la soddisfazione dei dipendenti al fine di garantire un ambiente di lavoro più produttivo e di trattenere i dipendenti migliori.

Garantire il benessere dei loro uomini e sforzarsi di collaborare pienamente con loro per raggiungere  quei risultati positivi che l'organizzazione si è posta sono, dunque, i due obiettivi principali di qualunque persona voglia ricoprire il ruolo di leader all'interno del proprio ambiente di lavoro.


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martedì 16 giugno 2015

Perché un processo è in ritardo? (4)

La quarta e ultima causa che fa sì che ci siano ritardi all'interno di un processo è:

Le attività che compongono il processo aggiungono tutte valore ma lo fanno troppo lentamente

Se tutte le azioni prove di valore aggiunto sono state eliminate, i ritardi potrebbero essere causati da azioni che devono essere fatte ma che vengono svolte troppo lentamente.

Partite raccogliendo i dati su quanto tempo occorre per ogni azione.
Tra le opzioni che avete a vostra disposizione per velocizzare le azioni troppo lente ci sono:

  • una revisione totale delle metodologie utilizzate;
  • la preparazione di procedure operative standard;
  • una formazione continua e pratica

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lunedì 15 giugno 2015

Perché un processo è in ritardo? (3)

Il terzo grosso problema che causa ritardi all'interno di un processo è che:

Si fanno azioni prive di valore aggiunto

Le azioni che compongono un processo devono essere giudicate a valore aggiunto o prive di valore aggiunto dopo averle esaminate dal punto di vista del cliente (interno od esterno).

Le azioni a valore aggiunto soddisfano quattro criteri ben precisi:

  • il cliente è disposto a pagare perché vengano eseguite;
  • l'organizzazione è disposta a pagare perché vengano eseguite;
  • cambiano qualcosa all'interno del processo (ad esempio la forma, la funzione, ecc.)
  • sono svolte bene, cioè sono prive di difetti
Un modo efficace per eliminare le azioni prove di valore aggiunto è identificare tutte le azioni che hanno valore aggiunto e riprogettare il processo basandosi solamente su queste azioni. 

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venerdì 12 giugno 2015

Perché un processo è in ritardo? (2)

Il secondo motivo che scatena ritardi nello svolgimento di un processo sono le rilavorazioni.

Il flusso del processo viene ripetuto perché occorre rifare alcune attività


Le rilavorazioni sono la conseguenza del verificarsi di uno o più difetti.

Le rilavorazioni vanno assolutamente ridotte al minimo perché questo è l'unico modo per:

  • avere una qualità maggiore;
  • ridurre i costi;
  • ridurre le tempistiche 
Cercate di capire dove si sbaglia e come impedire che l'errore si verifichi.
Purtroppo in questo caso c'è poco da aggiungere perché ognuno di voi dovrà esaminare attentamente i propri processi e trarre le proprie conclusioni.

Domani vedremo come comportarci in caso di azioni prove di valore aggiunto.

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giovedì 11 giugno 2015

Perché un processo è in ritardo?

Come si può fare ad identificare i difetti di un processo che ne causano un ritardo rispetto all'attesa?
Come si può ridurre il tempo necessario per fare qualcosa?
 
Tipici esempi di processi che possono portare ritardi rispetto alle attese sono: la puntualità delle consegne, un'esecuzione troppo lenta, un ciclo di trasformazione che richiede troppo tempo, ecc.


Per venire a capo del problema, occorre identificare quale tipo di ritardo si verifica e in quale punto del processo. Una volta che si sa dove si verifica il ritardo e quanto dura - infatti - siamo a buon punto per identificare la causa principale che lo scatena e il suo impatto.

Il tempo che occorre affinché un processo si svolga viene prorogato per una di queste quattro ragioni:

  • il flusso del processo si ferma;
  • il flusso del processo viene ripetuto perché occorre rifare alcune attività e correggere dei difetti (ad esempio nel caso di una rilavorazione);
  • si fanno azioni prive di valore aggiunto;
  • le attività che compongono il processo aggiungono tutte valore ma lo fanno troppo lentamente
Una volta identificato il motivo del ritardo, occorre adottare la soluzione migliore che sarà diversa per ognuno dei quattro casi individuati.

Il flusso del processo si ferma

L'arrresto del flusso è il primo motivo che porta ritardi nei suoi output.

Per vedere esattamente quando il flusso si ferma, basta individuare cosa lo attraversa (ad esempio un prodotto, il curriculum di un candidato, una richiesta di autorizzazione, una fattura, ecc.) e tracciarla nel suo passaggio per identificare tutte le azioni che vengono eseguite su di essa.

Una prima idea potrete farvela osservando il diagramma di flusso del processo ma poi dovrete andare nel gemba e vedere dal vivo come si svolge il lavoro e dove si verificano eventuali intoppi.
Non limitatevi a fare domande alle persone che lavorano sul processo perché potrebbero dimenticarsi di dirvi cose importanti, oppure ometterle volontariamente o, ancora, considerare "normali" cose che non lo sono affatto. 

La cosa migliore è osservare senza avere fretta.

Una volta identificati i motivi che portano allo stop, è possibile determinare come affrontare lacausa principale chiedendosi cosa si stia aspettando.

Ricordatevi che le attese possono presentarsi sotto tre forme:

  • attese mentre la "cosa" che sta attarversando il processo si muove (es. trasporto, movimentazione, ecc.);
  • attese in coda con tempistiche non prevedibili (es. immagazzinamento);
  • attese a causa di tempistiche ben definite (es. per lavorazioni che rappresentano un collo di bottiglia)
Domani ci occuperemo dei ritardi dovuti alle rilavorazioni.

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mercoledì 10 giugno 2015

Usate bene LinkedIn? (3)

Accrescere il vostro "portafoglio di contatti" è un lavoro che, in qualche modo, dovrebbe ripagarvi della fatica fatta. Il modo migliore per capire, dunque, se state procedendo bene oppure no è calcolare
il ritorno sull'investimento (tempo, risorse) che state facendo in questo social network.
Il ROI (Return On Investment) dovrebbe aiutarvi a valutare i vantaggi che derivano dal vostro investimento. 

Fate un rapido calcolo: stimate quanto guadagnate all'ora e moltiplicatelo per le ore settimanali che avete deciso di dedicare alla costruzione della vostra rete di contatti. Ora provate a calcolare quale sarebbe il vostro investimento in una settimana, in un mese o in un anno. 
Questo investimento vale la pena secondo voi?
 

Un problema che, però, potreste riscontrare nel calcolare il ritorno sull'investimento è che eventuali rendimenti, in questo campo, non siano né diretti né immediati. Dunque la domanda da farsi è come si possa misurare correttamente il ROI delle vostre attività. 
Proviamo, allora, a ragionare in maniera diversa: quando vi collegate direttamente con nuove persone venite potenzialmente messi in contatto indirettamente con una quantità incredibile di persone (i contatti dei vostri contatti, le persone che leggono ciò che scrivete, ecc.)
Ovviamente non c'è alcun modo per calcolare quali benefici derivino da tutto questo ma queste "connessioni passive" è più che probabile che possano contribuire al vostro successo su LinkedIn. 
Il vantaggio non è direttamente calcolabile ma rappresenta sicuramente qualcosa di estremamente positivo.
 

Misurare il ROI di un social network è difficile. Forse il modo più efficace per farlo è quello di misurare:
  • la crescita del vostro traffico web sul social e della qualità di questo traffico;
  • la crescita di eventuali opportunità professionali;
  • l'aumento di elementi autorevoli che vanno ad aumentare la credibilità professionale di cui godete sul social
Vi viene in mente altro?
Cosa consigliereste a chi si approccia per la prima volta a questo strumento? Voi lo utilizzate?

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martedì 9 giugno 2015

Usate bene LinkedIn? (2)

C'è un vecchio detto che sostiene che il successo non sia dovuto a ciò che si sa ma a chi conosci ed è in grado di metterti nelle condizioni di dimostrare ciò che sai.  
Avere una chiara identità online è dunque  fondamentale per costruire il successo in questo ambito e LinkedIn è, attualmente, uno degli strumenti più potenti a vostra disposizione che vi possano avvicinare alle persone giuste per aiutarvi a mostrare ciò che valete. 
Non limitatevi, dunque, ad iscrivervi a LinkedIn per raccogliere alcuni contatti, per cercare persone che hanno frequentato le vostre stesse scuole o per contattare potenziali datori di lavoro o associazioni di categoria. Sono tutte cose che vanno bene, intendiamoci, ma non bastano per muoversi bene su questo social.
 

Ricordatevi che il vostro tempo è prezioso e ciò su cui scegliete di concentrarvi deve fornirviun risultato efficace, altrimenti avrete solamente sprecato energie.  

La prima cosa da fare è assicurarvi di aver compreso cosa potrebbe fare per voi una buona rete di contatti. Non si tratta di distribuire biglietti da visita a caso come si potrebbe fare nella vita di tutti i giorni perché si trattarebbe di impostare rapporti estremamente superficiali che difficilmente potrebbero interessare qualcuno nel vostro ambito professionale.  

La chiave per costruire relazioni su LinkedIn si basa su una reale conoscenza delle persone che potrebbero contribuire al vostro successo lavorativo e sul  costruire con loro una rete basata su fiducia, affidabilità e credibilità.
Il tempo passato su LinkedIn, dunque, dovrebbe essere dedicato proprio a questo: costruire solide relazioni professionali, investendoci tempo ed energie. 

LinkedIn è solamente uno strumento che serve per collegare i professionisti e per aprire loro alcune porte ma ci vogliono dedizione e impegno per sfruttralo al meglio. 
Decidete, ad esempio, di dedicare almeno un'ora alla settimana alla costruzione del vostro network. 
Cercate raccomandazioni da chi conoscete e vi stima professionalmente e datele a vostra volta.Avere qualcuno in grado di promuovere ciò che potete fare come professionisti è uno strumento molto potente perché è su questo che si basa la vostra reputazione ed è questo che rafforza le relazioni e aumenta il valore della vostra rete.

Domani completeremo il discorso parlando di ROI.

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lunedì 8 giugno 2015

Usate bene LinkedIn?

Molti di voi, soprattutto gli amici interessati a trovare un nuovo posto di lavoro o a mantenere i contatti giusti per poterlo cambiare all'occorrenza, avranno un profilo su LinkedIn.

La prima domanda che vi pongo, dunque, è qual è la vostra ragione per essere su LinkedIn
Siete lì solamente perché avete ricevuto un invito ad esserci o avete una precisa strategia per ottenere qualcosa grazie a questo social network?
Quali sono i vostri obiettivi? 

Lo utilizzate  per "trovare" ed essere "trovati", come veicolo per comunicare, per costruire relazioni e fare rete, o come strumento per il vostro business o - ancora - per gestire la carriera o la formazione?
 

LinkedIn, in effetti, può essere uno strumento utile a tutti questi scopi ma non è un elisir magico.Si tratta di un social che serve a creare contatti ma perché questi contatti diventino davvero utili non bisogna pescarli a caso ma avere bene in mente quale obiettivo desideriamo raggiungere ed assicurarci che sia un obiettivo realistico.

Il terzo step è assicurarci di avere elaborato una strategia che supporti adeguatamente il raggiungimento di questo obiettivo. Chiedetevi cosa dovete fare per migliorare la vostra capacità diraggiungere gli obiettivi che avete stabilito di centrare grazie a LinkedIn.

Stabilite, infine, anche delle tempistiche perché senza di esse la vostra strategia rimarrà lettera morta.







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venerdì 5 giugno 2015

Il dipendente che usa Facebook può essere spiato

Ancora una riflessione sull'utilizzo dei social a scopo personale nell'ambito dell'orario di lavoro.
Ce ne parla "la Repubblica".

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giovedì 4 giugno 2015

Le cause latenti

Ieri, sull'ultimo numero di "Quality Progress" ho letto un articolo che conteneva alcuni concetti che mi è sembrato utile condividere con voi.

Il tema è quello delle cause dei problemi che, secondo alcuni esperti, appartengono a cinque diversi livelli:
  1. livello causa effetto - qualcosa si verifica perché è l'effetto di qualcos'altro;
  2. livello fisico - se la causa appartiene a questa tipologia, può essere corretta facilmente;
  3. livello umano - anche in questo caso, se la causa appartiene a questa tipologia, può essere corretta facilmente perché si tratta di un errore umano che può essere corretto con più formazione, con più informazioni, con la richiesta di maggiore attenzione, con un meccanismo poka-yoke, ecc.;
  4. livello sistemico - se la causa è a livello sistemico significa che risiede all'interno del sistema di riferimento e che può essere in qualche modo influenzata solamente nello stadio iniziale della sua formazione. La sua correzione richiede l'intervento del top management che deve fare in modo che programmi, politiche e procedure cambino per rimuovere questa causa;
  5. livello latente - anche in questo caso la causa può essere in qualche modo influenzata solamente nello stadio iniziale della sua formazione anche perché è nascosta e tende a svilupparsi senza che nessuno se ne accorga. La sua correzione richiede l'intervento del top management che deve fare in modo che programmi, politiche e procedure cambino per rimuovere la causa. A livello organizzativo le cause latenti non sono altro che le decisioni prese riguardo al fare o meno certe cose. Il più delle volte, infatti, queste cause non comprendono i semplici errori delle persone o una formazione inadeguata.
 Risolvere le cause che si trovano a livello fisico o umano spesso non è sufficiente, ecco perché è importante sensibilizzare il management in merito all'importanza di analizzare anche le cause sistemiche e latenti. La maggioranza delle volte, però, l'analisi delle cause si ferma ai primissimi livelli.

Cosa ne pensate?

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mercoledì 3 giugno 2015

Vi piacerebbe lavorare qui?

Oggi non voglio invitarvi a riflettere ma a fare un paragone tra il vostro posto di lavoro e questo.

Ok, è tutto molto poco "italiano" ma non ditemi che qualcosa qui e là non l'avete invidiato!
Io, ad esempio, l'altalena per rilassarmi la vorrei! ;)


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lunedì 1 giugno 2015

I processi (3)

La struttura di un processo è caratterizzata da cinque componenti: 
  1. input e output - per capire un processo, è importante identificare i suoi confini, cioè ritrovare con sicurezza i suoi input e i suoi output. Identificare bene l'input è necessario affinché il processo possa produrre l'output desiderato. Input eoutput possono essere tangibili (materiali, prodotti, risorse) o immateriali (informazioni);
  2. unità di flusso - un'unità di flusso può essere definita come una serie di attività da svolgere. Un'unità di flusso può essere un input come una materia prima, una parte di un prodotto che si sta assemblando o un prodotto finito;
  3. rete di attività - un processo è composto da una serie di attività attraverso le quali le unità di flusso devono articolarsi affinché gli input vengano trasformati in output;
  4. risorse - si tratta di beni materiali che sono necessari per l'esecuzione delle singole attività all'interno di un processo. Le risorse sono spesso divise in due categorie: il capitale fisso (ad esempio immobiliare, costituito da macchinari, attrezzature, computer, ecc.) e il lavoro (collaboratori).;
  5. struttura delle informazioni - la struttura dei dati di ogni processo specifica quali informazioni siano richieste per svolgere le diverse attività e quali debbano essere disponibili al fine di prendere tutte le decisioni necessarie per l'esecuzione dell'intero processo
 Vi viene in mente qualche altra cosa che completa la definizione di un processo?

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