giovedì 31 gennaio 2019

Bonus e superstipendi: a chi risponde il manager?

Legare i compensi alla sostenibilità delbusiness e al benessere di tutti? Ce ne parla "L'Economia".

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mercoledì 30 gennaio 2019

2018: aumentano le vittime del lavoro

Cattive notizie sul fronte vittime del lavoro. Ce ne parla "La Stampa".

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martedì 29 gennaio 2019

Addio pranzo di lavoro, ora gli affari si fanno davanti a cappuccino e cornetto

Addio pranzo di lavoro, ora gli affari si fanno davanti a cappuccino e cornetto. Ce ne parla "Business Insider Italia".

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lunedì 28 gennaio 2019

Semplici trucchi per avere più autodisciplina

Come si può essere più autodisciplinati e raggiungere quindi più semplicemente i nostri obiettivi? Eccovi alcuni suggerimenti.

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venerdì 25 gennaio 2019

Perfino Einstein e Google hanno preso abbagli

La lezione dei grandi nello studio di un sociologo. La leggiamo su: "La Stampa".

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giovedì 24 gennaio 2019

Sbaglio dunque sono

(Fonte: "La Stampa")

"Se m’inganno, esisto", confessava Sant’Agostino, un millennio prima che Cartesio tirasse fuori il suo famoso «Cogito ergo sum». Il grande pensatore sapeva bene, per averlo sofferto in prima persona, che sbagliare è una componente essenziale della vita. Addirittura sono i nostri errori, più dei nostri successi, a dirci chi siamo, ammonisce la giornalista e premio Pulitzer Kathryn Schulz nell’«Arte di sbagliare. Avventure nel margine d’errore», dove dimostra - in un viaggio a perdifiato tra Shakespeare e Wile Coyote, miraggi al Polo Nord, catastrofi economiche e cuori infranti -come gli sbagli siano una tappa fondamentale del processo di crescita, necessaria per arrivare al successo. 

Non a caso la storia dell’uomo nasce simbolicamente dall’errore di Adamo ed Eva, quando mangiarono la mela nel Paradiso Terrestre. Sbagliare è umano proprio come morire: ma, proprio come non ci piace pensare alla nostra morte, così cerchiamo di rimuovere, minimizzare i nostri errori. Non diciamo «Ho sbagliato», diciamo «Ho sbagliato, ma...». Il fatto è che per secoli si è guardato all’errore come a un segno di stupidità - e in una società performante come la nostra, fallire spesso è un marchio indelebile. In realtà la capacità di sbagliare è una componente cruciale dell’intelligenza. «Ho provato, ho fallito - diceva Samuel Beckett -. Non importa, riproverò. Fallirò ancora. Fallirò meglio».

È il metodo scientifico sperimentale nato con Galileo Galilei a promuovere l’errore da «strada sbagliata» a «strada verso la soluzione giusta». A questo proposito la Schulz cita l’intuizione di Laplace: «La statistica è geniale perché, anziché ignorare gli errori, li quantifica e la risposta esatta diventa in un certo senso “funzione” degli errori». L’errore, insomma, è utile. Infatti è il mattone decisivo della teoria evolutiva darwiniana: è proprio grazie alla variazione dalla norma che una specie può adattarsi e sopravvivere a nuove condizioni.
Anche per il padre della psicanalisi Sigmund Freud l’errore è rivelatore, ci permette di gettare uno sguardo sulle verità chiuse nell’inconscio, inaccessibili alla mente razionale. Sono i «lapsus freudiani», veri e propri messaggi della parte più profonda e nascosta di noi. Una parte con cui, tipicamente, sanno dialogare gli artisti, uomini «capaci di essere nell’incertezza, nel mistero, nel dubbio - diceva Keats - senza l’impazienza di correre dietro alla ragione».

E che dire degli errori in amore? Chi non ne ha mai commesso uno scagli la prima pietra, non a caso paragoniamo l’esperienza dell’innamoramento all’essere ciechi, intendendo dire che ci impedisce di percepire la verità. E se, da una parte, il massimo cronista dell'amore eterno, William Shakespeare, difende la verità dei sentimenti a spada tratta («Se questo è errore e mi sarà provato, io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato»), dall’altra il più grande investigatore della letteratura gialla, Sherlock Holmes, consiglia disincanto: «Quando si riferiva alle passioni umane, faceva un ghigno beffardo».
Allo stesso modo l’errore è strettamente legato alla comicità. Per Molière «il dovere della commedia è correggere gli uomini facendoli divertire». Ridiamo in situazioni in cui possiamo guardare gli altri, soprattutto i potenti, dall’alto in basso, ma anche quando guardiamo noi stessi dall’alto in basso. Ridiamo soprattutto quando c’è una distanza tra quello che ci aspettiamo (Groucho Marx: «Ho trascorso una serata davvero meravigliosa») e quello che in realtà avviene («Ma non è questa»).

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mercoledì 23 gennaio 2019

Come ottenere la promozione che pensi di meritare

24 mosse per ottenere quella promozione che avete sempre sognato. Sarà vero?

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martedì 22 gennaio 2019

Orari di lavoro basati sul cronotipo?

Nelle nostre aziende sarebbero utili orari di lavoro basati sul cronotipo? Ce ne parla "Business Insider Italia".

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lunedì 21 gennaio 2019

Tutto il giorno sui social? Decisioni sbagliate

Ricerca condotta dalla Michigan State University. 71 persone, in un sondaggio per misurare il tempo trascorso su Facebook e la sua correlazione con le capacità decisionali. Ce ne parla: "La Stampa".

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venerdì 18 gennaio 2019

Aziende: recuperare i cinquantenni in crisi

Uno studio mette in evidenza le insoddisfazioni dei lavoratori over50: solo il 32% si sente attivo e partecipe e il 40% delle donne si definisce discriminato. Talenti da valorizzare. Ce ne parla "la Repubblica".

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giovedì 17 gennaio 2019

I 5 errori che gli italiani fanno parlando inglese

Conoscete bene l'inglese? Ne siete sicuri? Bene, eccovi allora i cinque errori che gli italiani commettono più frequentemente quando parlando in inglese. Voi ne avete commesso qualcuno?

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mercoledì 16 gennaio 2019

Due minuti per centrare gli obiettivi

Bastano due minuti per centrare i propri obiettivi? Sembra proprio di sì!

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martedì 15 gennaio 2019

Occhio al mal di schiena se usate il computer

Per guardare lo schermo dei dispositivi elettronici assumiamo posture che affaticano il collo e causano dolori muscolari. Uno studio americano lancia l'allarme. E offre soluzioni. Ce ne parla: "la Repubblica".

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lunedì 14 gennaio 2019

Siete accumulatori digitali?

Un articolo de: "Il Corriere della Sera" ci fa riflettere sulla nostra mole di e-mail...

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venerdì 11 gennaio 2019

Quando i "modi" vengono al pettine

La cattiva educazione incide sulla produttività. Lo leggiamo su "Economy".

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giovedì 10 gennaio 2019

Le 17 cose che rendono un CV perfetto

Quali sono le 17 cose che rendono perfetto un CV? Lo leggiamo su "Business Insider Italia".

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mercoledì 9 gennaio 2019

15 comportamenti che ci rendono meno simpatici

Quali comportamenti ci rendono meno simpatici? Lo leggiamo su "Business Insider Italia" e ci può tornare utile anche al lavoro.

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martedì 8 gennaio 2019

Barbe e business

All’interno delle imprese la barba ha una storia contrastata, a seconda, generalmente, dalla moda del momento. ce la racconta "Business Insider Italia".

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lunedì 7 gennaio 2019

4 maniere facili per migliorare il vostro CV

Per molti datori di lavoro vedere errori di ortografia e di grammatica sul curriculum di un potenziale candidato è un motivo sufficiente per non proseguire la selezione. Lo leggiamo su "Business Insider Italia".

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venerdì 4 gennaio 2019

I leader migliori danno i feedback peggiori?

Sembra che i leader migliori siano quelli che danno i feedback peggiori (articolo in inglese e traduzione automatica).
Questa affermazione trova riscontro nella vostra esperienza?

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giovedì 3 gennaio 2019

Perché è sbagliato che sia un algoritmo a scegliere il personale

Gli algoritmi di recruiting sono sempre più usati, ma non sfuggono al rischio di pregiudizi razziali e di genere: per questo vanno integrati con l’intervento umano. Lo leggiamo su: "La Stampa".

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mercoledì 2 gennaio 2019

I cellulari distraggono in ufficio

(Fonte: "la Repubblica")

1 ora e 53 minuti il tempo medio speso da ogni italiano su social network
180 secondi il tempo medio che passa tra un'interruzione e l'altra dovuta al telefono 
2 ore il tempo che serve per recuperare quello perso a consultare le notifiche
24 minuti il tempo che si impiega in media per tornare proficuamente al lavoro dopo una notifica
20 cm la distanza massima che riusciamo a mettere tra noi e il telefonino
1 su 3 in Italia controlla il telefono una volta ogni cinque minuti

Gli occhi cercano troppo spesso il telefonino, l'attenzione ne risente e gli errori sul lavoro aumentano. Tanto che le aziende si rivolgono sempre più spesso ai consulenti per scrivere regolamenti stringenti sull'uso del telefono privato. Non sono soltanto provvedimenti di buon senso in ambienti di lavoro in cui una distrazione può causare un incidente grave, o divieti imposti, come nel caso della circolare della ministra della Salute Lorenzin nel 2017 per vietare i selfie in sala operatoria a tutela della privacy dei pazienti. Sono misure ormai indispensabili per arginare l'uso dei social e la distrazione, per evitare che seguire la chat di WhatsApp diventi più importante della mansione in cui si è impegnati. 

A confermare le preoccupazioni crescenti delle aziende è Rosario De Luca, presidente della Fondazione studi consulenti del lavoro: "La richiesta da parte delle aziende di inserire nei regolamenti clausole specifiche sull'uso del telefono personale è aumentata perché sono aumentati a dismisura i casi di distrazione e di errori. Così nei regolamenti aziendali si va da un contingentamento dell'orario di utilizzo a un divieto vero e proprio, a seconda di quanto possa creare rischi per il lavoratore, l'ambiente di lavoro, il ciclo produttivo, la sicurezza in generale". I lavoratori non sempre la prendono bene e nei forum di consulenza del lavoro i quesiti al riguardo sono i più frequenti, per capire se la lettera di richiamo o i provvedimenti disciplinari presi dal datore di lavoro sono legittimi. "In linea di principio è proibito qualsiasi comportamento che implichi distoglimento dalla prestazione e, quindi, inadempimento - osserva De Luca - Le esigenze più diffuse, inerenti l'utilizzo dei social, sono anche legate al tipo di attività svolta dall'azienda. Non deve sfuggire che l'accesso all'esterno tramite computer e rete aziendale potrebbe anche mettere a serio rischio la sicurezza informatica dell'azienda, un'esigenza di protezione in più quindi rispetto a quelle tradizionali".

I dipendenti sui forum lamentano che non si è soltanto lavoratori ma figli, padri e madri e il cellulare è indispensabile per essere sempre raggiungibili. Però, anche in ambienti in cui la disciplina dovrebbe essere un dato acquisito si lamenta che il telefonino a portata di mano è indispensabile. Qualche tempo fa fece discutere la foto di tre carabinieri in servizio con lo sguardo fisso agli smartphone e si diffuse poi la notizia di una circolare emanata in tutta fretta dall'Arma. In realtà tutte le forze armate hanno da sempre regolamenti in proposito e dall'Esercito confermano: "Fa parte delle regole basilari, ma capiamo anche che in momenti particolari si deve essere rintracciabili. Tuttavia ci siamo accorti che quanto era prima scontato, ora va sottolineato negli addestramenti e va creata una coscienza informata".


Per restare in ambito pubblico, c'è chi racconta perché si è arrivati a vietare lo smartphone in ufficio: "Giocavano, erano sempre al telefono con i familiari, spesso si sentivano anche conversazioni inappropriate", dice Ilaria Sannazzaro dell'ufficio stampa dell'Azienda multiservizi di proprietà del comune di Valenza. L'integrazione al regolamento del 2010 è però "stata accolta bene, perché poi ci si è accorti che il clima è migliorato e non c'è stato bisogno di sanzioni". Mario Santoro, cotitolare e responsabile vendite della Santoro Marmi di Trapani, è più esplicito: "Non se ne poteva più dei cellulari - afferma - quando venivano ripresi perché si distraevano, con il rischio di infortuni, si giustificavano dicendo sempre di avere un'emergenza. È chiaro che permettiamo al dipendente che ha la moglie all'ottavo mese di gravidanza di tenere il cellulare in tasca, gli altri lo lasciano nell'armadietto. Sono previste sanzioni, ma non abbiamo mai dovuto applicarle".


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