giovedì 31 marzo 2011

Approfondiamo il concetto di Adhocrazia

Ricordate che, tempo fa, avevamo parlato di Adhocrazia? In questi giorni sto leggendo il libro: "50 grandi idee di management" di Edward Russell-Walling e mi sono imbattuta nell'argomento. Ho trovato alcune rifflessioni interessanti che vorrei proporvi.

Partiamo dalla definizione che l'autore dà di Adhocrazia: "Per quanto riguarda le strutture organizzative, l'adhocrazia è l'opposto della burocrazia - non strutturata, decentrata e, almeno in teoria, capace di dare risposte flessibili. In una burocrazia la struttura è più importante delle persone. Un'adhocrazia, invece, è progettata per valorizzarle al massimo".

Warren G. Bennis, il teorico dell'Adhocrazia (dal latino "ad hoc": per un determinato scopo) descrisse una struttura basata su gruppi di progetto (project teams) agili e flessibili nell'ambito della struttura. Egli previde che ,le aziende per sopravvivere, avrebbero avuto bisogno di strutture più orizzontali, flussi informativi più rapidi e gruppi di progetto che si sciogliessero una volta terminato il loro compito. Direi che non è affatto andato troppo lontano dalla realtà, vero?

Ma vediamo come Russell-Walling descrive la burocrazia: "È contraddistinta da compiti operativi e procedure formali altamente specializzati, da numerose norme e regolamentazioni autoprodotte,
da una comunicazione formale, da unità operative di grandi dimensioni e da un processo decisionale relativamente centralizzato. Dispone inoltre di molte tecnostrutture - plotoni di manager, pianificatori
e contabili. Il meccanismo di coordinamento è la standardizzazione delle procedure e dei prodotti - di cui sono responsabili i tecnocrati. In tal modo, essi detengono un potere considerevole
.

Potrebbe anche esserci una burocrazia povera di tecnostrutture, ma che presenta un'elevata centralizzazione del potere, invariabilmente concentrato nelle mani del fondatore o del direttore generale. In tal modo il meccanismo di coordinamento prende la forma della supervisione e del controllo diretti, e il capo e i manager principali esercitano l'influenza prevalente. La maggior parte delle aziende passa per questo stadio nei primi anni di vita".

Nel caso, invece dell'Adhocrazia, gli specialisti godono di una considerevole autonomia e vengono collocati all'interno di piccoli gruppi di progetto orientati al mercato. Poiché innovazione e creatività sono centrali per l'azienda, il livello di standardizzazione e regolamentazione è basso. 
Il coordinamento deriva dall'aggiustamento reciproco di gruppi ad hoc, in tal modo nessuna unità acquista
un potere sproporzionato.

La maggior parte dell'industria delle tecnologie dell'informazione più recente è organizzata secondo lo schema dell'adhocrazia, come nel caso delle agenzie pubblicitarie e delle nuove imprese delle comunicazioni.

Robert Waterman ha pubblicato un libro nel 1990 intitolato "Adhocrazia: la forza del cambiamento". Nel testo definisce l'Adhocrazia come "qualsiasi tipo di organizzazione che esce dai normali schemi della burocrazia per cogliere opportunità, risolvere problemi ed ottenere risultati".

In un'epoca di rapidi cambiamenti, organizzazioni come queste, con la loro capacità di adattarsi ed adeguarsi,
sono quelle che hanno più probabilità di ottenere successo. Cosa ne pensate? La vostra organizzazione è burocratica o adhocratica?

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mercoledì 30 marzo 2011

La riunione del mattino: come migliorarla?

Chi di voi è abituato a fare una breve riunione mattutina per fare il punto sulla situazione? Molti, crediamo.

Bene, vediamo allora come si può migliorare questa particolare tipologia di incontro.

Una caratteristica che va sicuramente associata al meeting mattutino è la sua brevità (massimo 15-30 minuti) e il fatto di svolgersi vicino alle postazioni di lavoro della maggioranza dei partecipanti in modo da permettere loro di tornare subito al lavoro una volta terminato il meeting.

Nella riunione del mattino è buona regola parlare dei problemi che si sono originati il giorno prima e fissare le azioni per contrastarli (immediatamente, se possibile, o rimandando ad un incontro mirato successivo).
In questa sede è inutile discutere problemi vecchi che non sono stati risolti fino a quel momento. Queste problematiche, all'apperenza di più lunga risoluzione, dovranno essere discusse in incontri dedicati che nulla dovrebbero c'entrare con la rapida riunione mattutina che serve per fare il punto sui lavori in corso e per discutere eventuali modifiche richieste il giorno prima dai clienti.

Se il vostro morning meeting non funziona, fatevi le seguenti domande e cercate di dare loro una risposta:

1) cosa stiamo cercando di fare con questi incontri?
2) le cose sono migliorate da quando facciamo la riunione del mattino? Se la risposta è "no", provate a dare un voto ad ogni incontro che farete (chiedete a tutti i partecipanti di fare la stessa cosa) e vedete quali incontri otterranno il punteggio maggiore, cercando di capire perché hanno funzionato
3) cosa possiamo cambiare perché le riunioni siano più efficaci? Ad esempio potreste pensare di diminuire il numero di partecipanti o la frequenza degli incontri, di prepararvi un ordine del giorno snello, di prendere decisioni votando per alzata di mano, di verbalizzare brevemente ciò che vi dite, ecc.

Chi di voi fa la riunione del mattino? Funziona?

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martedì 29 marzo 2011

I costi di accertamento, valutazione, ispezione

Quali costi di accertamento, valutazione, ispezione vi vengono in mente oltre a quelli indicati nell'apposita sezione del sito? Io inizio ad aggiungere questi:


- audit da parte di clienti o enti esterni
- strumenti di misurazione
- audit su prodotti/servizi
- gestione del processo di misurazione
- valutazione della formazione su campo
- valutazione prodotti speciali

Continuate voi?


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lunedì 28 marzo 2011

10 step per trovare gli indicatori migliori

Forse qualcuno di voi ha già dato un'occhiata all'Approfondimento pubblicato oggi in homepage su QualitiAmo.
Una volta che l'avrete letto, mi piacerebbe completare con voi il discorso sugli indicatori, definendo i 10 step per trovare quelli più adatti a descrivere la nostra realtà:

1) Una volta definiti gli obiettivi strategici, stabilire a quali di essi vogliamo associare degli indicatori

2) Individuare a quali domande dovranno rispondere i nostri indicatori

3) Individuare a chi è utile la risposta alle domande formulate, così da costruire indicatori "tagliati su misura" della parte in causa

4) Stabilire come verranno utilizzati i dati raccolti con gli indicatori

5) Associare ad ogni indicatore un numero in modo da poterli tracciare agevolmente in maniera univoca

6) Stabilire il nome più adatto a descrivere ogni indicatore

7) Decidere chi sarà il responsabile delle performance rilevate con ogni indicatore

8) Decidere quale metodo verrà utilizzato per raccogliere i dati (chi lo farà, ogni quanto, come, ecc.)

9) Individuare le persone interessate a ricevere i report relativi ad ogni indicatore

10) Preventivare i costi di ogni indicatore

Vi vengono in mente altre cose da aggiungere a questa lista?

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venerdì 25 marzo 2011

I costi di prevenzione

Quali costi di prevenzione vi vengono in mente oltre a quelli indicati nell'apposita sezione del sito? Io inizio ad aggiungere questi:

- costi legati all'individuazione del livello di percezione che il cliente ha della nostra Qualità
- revisioni (del contratto, dei documenti, ecc.)
- prove su campo
- progettazione e sviluppo di un sistema di misurazione della Qualità
- audit

Continuate voi?

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giovedì 24 marzo 2011

Di cosa si compone la Qualità? (3)

Eccovi le ultime 3 componenti della Qualità:

4) Gestione dei progetti
5) Gestione della conoscenza
6) Gestione della Qualità e sua progettazione


QUALITA' NELLA GESTIONE DEI PROGETTI


- informazioni progetto (obiettivi, ROI, gestione costi, pianificazione, gestione modifiche, ecc.)
- strumenti per la gestione dei progetti (WBS, PERT/CPM, Gantt, ecc.)
- gestione dei rischi (SWOT, FMEA, ecc.)
- costruzione esperienza (documentare, disseminare)


QUALITA' NELLA GESTIONE DELLA CONOSCENZA



- trasferimento della conoscenza
- valutazione skill ("hard" e "soft" skill)
- formazione e sviluppo



GESTIONE DELLA QUALITA' E SUA PROGETTAZIONE



- modello di business e leadership (pianificazione strategica, sviluppo della strategia)
- gestione audit
- strumenti (SIPOC, PDCA, problem solving, ecc.)
- conformità dei prodotti/servizi e dei processi
- sicurezza prodotti (gestione richiami, etica, conoscenze legali di base, ecc.)

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mercoledì 23 marzo 2011

Di cosa si compone la Qualità? (2)

Di cosa si compone la Qualità?

Dopo ieri, oggi vedremo insieme altre due parti:

2) Gestione delle comunicazioni
3) Gestione del lavoro di gruppo

QUALITA' NELLA GESTIONE DELLE COMUNICAZIONI


- sviluppare le competenze relative all'ascolto
- prestare attenzione alle tipologie di comunicazione (verbale, non verbale)
- protocollo delle comunicazioni (gestione delle informazioni, gestione delle decisioni)
- attenzione alla globalizzazione (differenze culturali, barriere linguistiche)
- sfruttare la tecnologia (videoconferenze, web, condivisione di documenti, ecc.)
- creazione della Qualità (interpretazione, standardizzazione, documentazione)

QUALITA' NELLA GESTIONE DEL LAVORO DI GRUPPO

- studiare la struttura dei gruppi (tipologie, interdipendenze)
- dinamiche dei gruppi
- tecniche di team building (risoluzione dei conflitti, facilitatore, ecc.)
- ruoli e responsabilità (empowerment)
- strumenti decisionali per i team (tecnica del gruppo nominale, ecc.)
- valutazione delle performance dei team



Nei prossimi giorni esamineremo le altre 3 parti. Non mancate!

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martedì 22 marzo 2011

Di cosa si compone la Qualità

Tutti i professionisti della Qualità sono abituati a parlarne come se avessero le idee ben chiare relativamente a cosa comprenda la parola "qualità".

Siamo davvero sicuri, però, di saperlo bene?

Noi abbiamo individuato 6 parti che vanno a comporre la "Qualità" Voi riuscite ad individuarne altre?

1) Gestione dei fornitori
2) Gestione delle comunicazioni
3) Gestione del lavoro di gruppo
4) Gestione dei progetti
5) Gestione della conoscenza
6) Gestione della Qualità e sua progettazione

QUALITA' NELLA GESTIONE DEI FORNITORI

- selezione dei fornitori (TQRDC - Technology tecnologia, Quality Qualità, Responsiveness Capacità di risposta, Delivery spedizioni, Cost costi, valutazione maturità e analisi dei gap)
- comunicazione con i fornitori
- supervisione performance fornitori (ispezioni, gestione delle varianti, ecc.)
- miglioramento dei fornitori (gestione azioni preventive/correttive, eventi Kaizen)
- partnership, alleanze strategiche (accordi sul livello di servizio fornito, piani della qualità)
- logistica (concetto di produzione "pull", gestione spedizioni e distribuzione forniture, specifiche dei clienti)
- concetti "lean" (analisi del flusso del valore, Just In Time, Kanban)

Nei prossimi giorni esamineremo le 5 altre parti. Non mancate!

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lunedì 21 marzo 2011

Migliorare: cosa significa e quanto costa

Se un imprenditore pensa per un attimo al miglioramento della Qualità, subito gli si materializza davanti un mostro che succhia denaro. Alzi la mano chi tra voi ha la fortuna di avere una Direzione illuminata che, quando si parla di miglioramento, non si mette subito la mano sul portafoglio con gli occhi sbarrati per il terrore.

Questa idea errata è spesso frutto di una confusione di termini tra le parole "qualità" e "classe" o "categoria". Per aumentare la classe e la categoria dei nostri prodotti, infatti, dovremo usare materiali migliori (quindi spesso più costosi) o studiare un processo che ne aumenti la qualità intrinseca con un conseguente aumento del costo del prodotto.

Migliorare la Qualità con la "Q" maiuscola, invece, significa - tra le altre cose - abbattere i difetti dei nostri prodotti prevedendo di utilizzare gli stessi mezzi che vengono usati oggi per produrre difettosità.
Questo lavoro, ovviamente, non si può realizzare dall'oggi al domani ma richiede un grande impegno volto non tanto alla verifica di ciò che è stato fatto quanto alla progettazione di attività che siano prive di difettosità.

Il problema è sapere in cosa investire (impianti, tecnologie, persone?) ed è proprio qui che l'imprenditore occidentale sembra smarrirsi. 
La ricerca della chiave verso la Qualità in Occidente va avanti almeno da quando i giapponesi ci hanno fatto sapere che avevamo perso qualcosa per strada. A loro giudizio, infatti, il raggiungimento della Qualità  non dovrebbe essere considerato come un'attività distinta dalla normale realizzazione del prodotto o dall'erogazione del servizio.

Qualche grande organizzazione, nel mondo, sembra aver capito questa lezione giapponese e sta cercando di emulare il successo giapponese nel suo impegno per la Qualità. 
Gli approcci sviluppati da queste aziende possono essere differenti tra loro ma hanno comunque in comune molti elementi simili a quelli diffusi dalla filosofia del Total Quality Management.


Come descrivereste con una frase il miglioramento della Qualità all'interno della vostra organizzazione?



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venerdì 18 marzo 2011

Chi ha potere è meno empatico

Recentemente ho letto un articolo interessante su "Mente & Cervello". Ve lo illustro brevemente.

Non avete mai notato come succeda che chi si percepisce potente, anche solo per un ruolo momentaneo, sia più portato a disumanizzare gli altri, vedendoli come esseri umani meno titolari di dignità e diriti?
Secondo Joris Lammers e Diederick Stapel, dell'Università di Tilburg, nei Paesi Bassi, il meccanismo aiuta chi gestisce un potere a non soccombere emotivamente alle responsabilità di scelte difficili.

I due ricercatori descrivono tre esperienze fatte con 100 studenti che hanno completato un test per misurare il senso di poetere e hanno letto un resoconto su un immaginario Paese povero: Aurelia.

Chi si attestava più in alto nella scala di potere era più propenso a deumanizzare gli aureliani giudicandoli meno civili e più infantili e più restio ad esercitare empatia nei loro confronti.

La deumanizzazione è un meccanismo che favorisce gli abusi, dicono i ricercatori, ma può anche aiutare chi deve prendere decisioni che possono comportare sofferenze altrui.

Mah! Cosa ne pensate?

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mercoledì 16 marzo 2011

Qualità: trovare un lavoro con un curriculum sempre a posto

Quando un Quality manager è alla ricerca di un nuovo lavoro, è importante che si assicuri di avere il curriculum sempre aggiornato e pronto per essere spedito in fretta in modo da sfruttare tutte le occasioni.
Questo pezzo di carta, infatti, spesso è l’unica discriminante che sarà nelle mani di un potenziale datore di lavoro per decidere a chi far fare un colloquio conoscitivo e chi scartare.

Quando si invia un curriculum per e-mail o per fax, inoltre, bisogna assicurarsi che sia il più professionale possibile. Niente errori di battitura, dunque, ma nemmeno un uso improprio delle parole.
Un curriculum vitae dovrà anche essere ben organizzato per fare una buona impressione nel più breve tempo possibile

Da dove iniziare

Un professionista della Qualità alle prime esperienze dovrà cominciare sempre con una lista delle sue capacità. La maggior parte delle persone, molto probabilmente, segue un percorso più classico ma partire dalle caratteristiche positive di una persona crea le basi migliori per indurre il cacciatore di teste a continuare la lettura del curriculum. 

Bene, quindi, citare le competenze adatte al profilo di lavoro del professionista della Qualità ma non dimenticate di inserire anche ciò che avete sviluppato grazie al volontariato, alle notti in bianco accanto al vostro bambino o ad un hobby personale (capacità organizzative, resistenza allo stress, leadership, propensione a lavorare bene con gli altri, ecc.)

Ora che avete elencato tutte le vostre caratteristiche e capacità, cercate di evidenziarle per parole chiave in modo che saltino subito all’occhio dell’esaminatore e completatele con una breve descrizione.

Partire da questa sezione permetterà anche a chi ha poca esperienza di attirare l’attenzione su ciò che sappiamo fare piuttosto che sul periodo di tempo in cui l’abbiamo fatto e questo va spesso a vantaggio delle giovani madri che hanno dovuto sacrificare qualche anno di gavetta lavorativa in nome della famiglia. 

Infine, ricordate che il curriculum è un vero e proprio strumento di marketing. Su un cartellone pubblicitario non trovate lunghe discussioni, giusto? Fate la stessa cosa con il vostro curriculum: poche parole efficaci capaci di attirare l’attenzione di chi legge.

Buona fortuna!

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martedì 15 marzo 2011

La sindrome da nuovo responsabile

Ieri abbiamo imparato come informare di una promozione una risorsa giovane e come spiegarle cosa ci si aspetta da lei.
Oggi esamineremo, invece, cosa fare quando un nuovo responsabile non si comporta come vorremmo. La situazione, come potete immaginare, è molto delicata e va gestita nel migliore dei modi.

Una gestione sbagliata del proprio compito di responsabile può derivare da sensi di colpa nei confronti dei colleghi che non sono stati promossi o dalla percezione dell'invidia altrui.
Tutto questo può provocare gravi danni all'interno di un gruppo e va affrontato sul nascere anche perché una persona appena investita di una nuova responsabilità potrebbe reagire in due modi:

1) mettendo da parte la propria autorità e facendo ciò che faceva prima in modo da "scusarsi" con i colleghi della promozione ricevuta
2) trasformandosi in un responsabile privo di tatto, comprensione, umanità ed empatia nei confronti dei collaboratori

Un discorso con una persona così in difficoltà potrebbe iniziare con queste parole: "Marco, ho bisogno di parlarti a proposito ella tua promozione. Vorrei che mi dicessi sinceramente come va e, soprattutto, come sono i tuoi rapporti con Simone e Lucia".

A questo punto, molto probabilmente, il vostro interlocutore vi racconterà di non avere alcun problema e che tutto procede a meraviglia. Voi potreste rispondere così: "Mi fa piacere sentire che procede tutto per il meglio ma voglio comunque renderti partecipe di quelle che sono le voci di corridoio e anche le mie sensazioni personali.".

Da qui in poi dovrete impostare la discussione sul caso reale che avete davanti. Ad esempio:

"Mi sembra che tu abbia qualche difficoltà ad importi su Simone e Lucia e, se ho ragione, non devi preoccuparti perché sei in buona compagnia. Il tuo problema viene identificato come sindrome del nuovo responsabile e porta la persona che ne soffre a vivere la sua nuova vita lavorativa come se si dovesse continuamente scusare per il livello raggiunto."

In alternativa potreste dire:

"Molte persone pensano che tu sia troppo rigido con Simone e Lucia. Comprendo che ormai stiamo parlando della tua area e che tu devi gestirla come meglio credi ma mi piacerebbe discutere con te proprio di come intendi condurla. Quale cultura vuoi trasmettere alle persone che lavorano con te? Che reputazione vuoi avere tra i tuoi uomini?"

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lunedì 14 marzo 2011

La promozione di un collega giovane

I professionisti della Qualità spesso si trovano a collaborare con i colleghi delle Risorse Umane per portare le persone a lavorare nel miglior modo possibile.

A molti di voi, dunque, sarà capitato di dover gestire al meglio la promozione di un giovane collega ad un posto di responsabilità.
La cosa parrebbe semplice visto che è sempre bello comunicare a qualcuno una promozione ma molte persone non abituate a ricoprire ruoli di responsabilità hanno bisogno di una chiacchierata preventiva che spieghi bene cosa ci si aspetta dal loro nuovo lavoro prima di procedere all'ufficializzazione della posizione.
Perché? Semplicemente perché potrebbero pensare di guadagnare di più e di avere maggiore prestigio facendo ciò che facevano prima o poco di più.

E' importante, dunque, che vena loro spiegato che una promozione si basa sull'acquizione di nuove capacità e sull'applicazione di strategie bene precise. Del resto, se l'azienda decide di investire su un collaboratore, è lecito che gli spieghi ciò che si aspetta da lui e chi si occupa di Qualità è abituato a sviscerare attività, compiti, responsabilità con una visione di sistema, per questo è il candidato ideale per supportare una bella chiacchierata condotta dal collega dell'Ufficio del Personale.

Il colloquio dovrà essere ben bilanciato per mettere a fuoco le performance attuali della risorsa e i nuovi obiettivi che l'azienda si aspetta vengano raggiunti.
Una coversazione tipo potrebbe essere la seguente: "Rossella, vorremmo parlarti per discutere di una tua eventuale promozione. Sono certo che sarai felice di ricevere questa notizia ma prima di ufficializzare la cosa, vorremmo discutere con te in merito a ciò che ci aspettiamo in futuro dal tuo lavoro. 

Fino ad oggi hai lavorato molto bene, impegnandoti in prima persona e facendo tutto ciò che ti è stato affidato con un sorriso sulle labbra. Hai sempre rispettato le scadenze o ci hai informato quando non potevi farlo, spiegandocene i motivi e tutto questo è stato molto apprezzato dal tuo responsabile e da noi. Per questo e per altri motivi, abbiamo deciso di proporre la tua promozione e adesso vogliamo parlare con te di ciò che succederà se procederemo in questa direzione. E' molto importante, però, riuscire ad avere una conversazione franca e diretta in modo da sviscerare subito eventuali problemi. Sei pronta?


Il primo grosso problema che ti troverai ad affrontare è che, in qualità di responsabile, ti troverai a gestire persone che oggi sono tuoi colleghi. Questo potrebbe significare che dovrai essere pronta a gestire eventuali gelosie e a fare un passo indietro rispetto alla grande confidenza che puoi avere con qualche tuo collega perché, in caso contrario, potrebbe essere molto difficile riprenderlo o giudicarlo in modo obiettivo. 

Come seconda cosa, non siamo qui per dirti di chi essere o non essere amica ma devi essere conscia che i colleghi ti giudicheranno anche per le persone con le quali sarai maggiormente in confidenza e che la tua credibilità dipenderà anche da questo. E' tutto chiaro?


L'ultima cosa che vogliamo dirti è che fino ad oggi sei stata un'esecutrice perfetta, potremmo dire che sei stata una bravissima studentessa. Da adesso, però, potresti diventare un'insegnante e le nostre aspettative nei confronti di un'insegnante sono completamente diverse da quelle che abbiamo per gli studenti. Dovrai guidare gli altri, non limitarti a seguire delle regole fissate da terzi.
Ci aspettiamo, dunque, che tu ti prenda qualche rischio calcolato e sempre dopo averne parlato con noi ma che te ne assuma in toto la responsabilità. 
Vogliamo, inoltre, che tu utilizzi l'autorità che vorremmo darti per gestire al meglio il tuo reparto. Dovrà essere chiaro che uscirai dalla zona di sicurezza che hai occupato fino ad oggi. Te la senti?


Ovviamente non vogliamo che tu ci risponda adesso. Dormici su e torna da noi solo quando sarai sicura della tua risposta. 
Sappi che nel tuo cammino verso il nuovo compito non sarai sola e che potrai contare sempre su un nostro consiglio. Deve essere chiaro, però, cosa si aspetta da te l'azienda e dovrai dirci sinceramente se pensi di essere la persona adatta a ricoprire il ruolo che vogliamo affidarti oppure no.

Se deciderai di non accettare la promozione, non ci saranno conseguenze di alcun tipo e tu potrai continuare tranquillamente a fare il lavoro che hai sempre fatto".

Come vi sembra questo discorso? Cosa cambiereste se doveste gestire una situazione come quella che vi ho appena descritto?

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venerdì 11 marzo 2011

I cost driver di processo

Proviamo a mettere giù insieme un elenco di cost driver dei processi?

Inizio io:

- numero di fornitori
- numero audit fornitori
- numero audit clienti
- quantità stock
- numero movimentazioni materiali
- numero ordini
- numero di ispezioni
- numero di spedizioni
- numero di nuovi materiali o parti
- numero di mancanti
- numero di resi/difettosità
- numero approvazioni
- numero richieste di informazioni/dati
- numero di setup
- numero di richieste d'acquisto
- numero di richieste di variare l'ordine

Continuate voi? ;o)

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giovedì 10 marzo 2011

Raccogliere le idee per il colloquio

Visto che continuate a sollecitarci nuovi suggerimenti per gestire al meglio un colloquio di lavoro, vi diamo ancora qualche piccolo consiglio.

Prendete un foglio e appuntatevi tutti gli spunti che potrebbero nascere durante il vostro prossimo colloquio. Tenetelo a portata di mano per "ripassare" i concetti che avete elencato ogni volta che potrete e presentarvi, così, al vostro potenziale futuro datore di lavoro belli rilassati.

Partite, ad esempio, dalla vostra storia professionale:

- appuntatevi le date in cui avete cambiato lavoro o mansioni e preparatevi una risposta intelligente se l'esaminatore dovesse chiedervi perché avete scelto di spostarvi in una nuova realtà
- pensate a come le competenze che avete maturato nel corso degli anni potrebbero aiutarvi nel nuovo lavoro e cercate di spiegarlo a chi vi farà il colloquio
- preparate un elenco degli obiettivi che avete raggiunto. Potrà trattarsi di obiettivi professionali, di formazione o personali (che abbiano, ovviamente, qualche senso per il lavoro per il quale vi siete presentati)

Abituatevi a parlare positivamente delle vostre esperienze professionali con qualcuno (va bene anche un amico):

- riuscite a convincerlo che volete davvero quel lavoro e che siete adatti a svolgerlo?
- riuscite ad essere sintetici ma a sottolineare, nel contempo, tutti gli aspetti che potrebbero tornarvi utili per avere il nuovo lavoro al quale aspirate (con quali funzioni siete abituati a lavorare, se avete gestito collaboratori, come reagite nei momenti difficili, quali responsabilità avete avuto, ecc)?

Ricordate che la prima impressione che darete conterà un buon 70% nella scelta che farà il nostro esaminatore. Presentatevi dunque:

- vestiti in maniera sobria (nessun abbigliamento di tendenza) ma elegante. Prestate attenzione ai particolari: vestiti ben stirati e scarpe lucide
- sorridete, vi aiuterà a iniziare il colloquio nella maniera giusta. Potreste trovare un esaminatore che farà apposta a mettervi a disagio per testare la vostra resistenza allo stress: non perdete calma e concentrazione e cercate di rilassarvi e di mantenervi sereni. Non raccogliete le provocazioni.
- mantenete un contatto visivo con il vostro interlocutore. I candidati che parlano guardandosi la punta delle scarpe o fissando un oggetto nella stanza non raccolgono pareri favorevoli
- ricordatevi che chi siede davanti a voi vi giudicherà anche dal vostro linguaggio corporeo. Cercate di non stare a braccia incrociate e di non sedere sul bordo della sedia. Occupate lo spazio che vi viene messo a disposizione senza apparire preoccupati.

Prima di fare il colloquio:

- rileggetevi la lettera di presentazione che avete inviato all'esaminatore e il vostro curriculum. Dovete sapere alla perfezione come vi siete presentati
- per mantenere un'attitudine positiva, fate finta di avere già in tasca il nuovo lavoro proprio come certi atleti immaginano di aver già vinto una gara. Pensare positivo vi aiuterà a rilassarvi

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mercoledì 9 marzo 2011

Gli elementi della Lean manufacturing (2)

Completiamo il discorso iniziato ieri vedendo gli ultimi due elementi che contribuiscono ad implementare la Produzione snella all'interno di un'organizzazione:

Il controllo dei processi

- Total Productive Maintenance
- Poka-Yoke
- SMED (Single Minute Exchange of Die)
- istruzioni di lavoro grafiche
- controlli visuali
- miglioramento continuo
- gestione stop linea
- controllo statistico di processo
- 5S

Le misurazioni

- spedizioni in linea con le previsioni
- controllo del lead-time
- costi totali
- livello qualitativo
- utilizzo spazio
- distanze
- produttività


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martedì 8 marzo 2011

Gli elementi della Lean manufacturing

Per sviluppare al meglio la cultura della Lean manufacturing all'interno delle nostre organizzazioni occorre concentrarsi su 4 elementi:

- i flussi
- le relazioni tra le persone (ruoli, funzioni, comunicazione)
- il controllo dei processi (monitoraggio, controllo, stabilizzazione, miglioramento)
- le misurazioni (obiettivi da raggiungere, riconoscimento per chi ci riesce, risultati visibili a tutti e misurabili)


Per impostare un ragionamento sui questi 4 elementi possiamo partire da uno schema personalizzato per ognuno:

I flussi

- valutazione dei prodotti e delle loro quantità
- mappatura dei processi
- calcolo del takt time
- bilanciamento dei carichi di lavoro
- applicazione del kanban
- layout pensato a celle produttive
- standardizzazione del lavoro
- flusso "un pezzo alla volta" (one-piece flow)

Le relazioni tra le persone

- team multidisciplinari
- sviluppo di figure formate secondo i principi "lean"
- formazione degli operatori
- piani per una comunicazione efficace ed efficiente
- definizione univoca di ruoli e responsabilità

Domani vedremo insieme gli altri due elementi: il controllo dei processi e le misurazioni. Nel frattempo, se volete ampliare questi primi elenchi ne sarò felice.

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lunedì 7 marzo 2011

Cosa vi serve per crescere?

Le risorse umane sono la base di qualunque progetto della Qualità. Perché collaborino al meglio, però, devono essere soddisfatte di ciò che fanno.

Sul forum molti di voi scrivono che vogliono cambiare lavoro perché non si sentono realizzati in quello attuale. Ci siamo, dunque, chiesti, cosa bisogna fare perché le persone lavorino bene e siano felici di fare quello che fanno.
Voi avete qualche idea in proposito?

A noi sono venute in mente queste cose:

- possibilità di poter decidere in maniera autonoma le principali cose del proprio lavoro

- possibilità di imparare qualcosa ogni giorno

- avere un lavoro vario che permetta di mantenere un certo interesse per esso

- avere supporto e rispetto da colleghi e superiori

- pensare che il proprio lavoro abbia un significato più ampio all'interno di un disegno generale

- avere un lavoro che permetta di pensare al futuro e di progettarlo comprendendo nel proprio disegno anche l'azienda

Cosa aggiungereste a questo elenco?

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venerdì 4 marzo 2011

Controllo Qualità: la check list è ok ma la fornitura non va bene. Come mai?

Vi è mai capitato di ricevere una fornitura contenente prodotti difettosi nonostante si fosse effettuato un Controllo della Qualità accurato che non aveva evidenziato anomalie? 
Alcuni affezionati lettori di QualitiAmo ci hanno proposto di affrontare il problema perché sembra che la cosa capiti abbastanza frequentemente quando si importano prodotti da alcuni Paesi, nonostante il fatto che le agenzie locali esercitino controlli all'apparenza stringenti.  
Com'è possibile?
La prima cosa da dire è che il Controllo Qualità di una spedizione non è infallibile al 100%. Anche con una squadra di ispettori eccellente una piccola parte di problemi può comunque sfuggire.  

Proviamo a vedere quali sono le sei spiegazioni più frequenti in questi casi:

1)
l'acquirente non invia specifiche chiare e non manda campioni di riferimento.  


2)
il cliente non legge tutta la relazione inviata dall'ispettore che ha svolto il controllo. In alcuni casi, l'ispettore nota qualcosa sospetto e scrive una nota per segnalare un'anomalia ma non invia un rapporto negativo perché non è chiaro se ciò che ha individuato è conforme o meno alle specifiche del cliente. 


3)
le fabbriche e le navi non aspettano che il cliente riceva il rapporto e prenda una decisione. Quando i prodotti sono nel magazzino dello spedizioniere o su un aereo o nave, il cliente
per fermare l'intero processo ha bisogno di prove inconfutabili che la merce ha problemi di qualità. 

4)
l'ispettore non fa bene il proprio lavoro e qui i motivi possono essere molteplici. Nella maggior parte delle società di Controllo della Qualità, gli ispettori non ricevono nemmeno una telefonata da parte dei loro supervisori e alcuni finiscono inevitabilmente per accelerare le ispezioni in modo da andare da altri clienti.


5)
l'agenzia invia un ispettore che non è qualificato per una certa categoria di prodotti. 

 

6) in ultimo esiste il problema della corruzione e ci possono essere fabbriche che pagano gli ispettori per chiudere un occhio e non segnalare alcuni problemi.

Qualcuno di voi ha degli esempi di Controlli Qualità effettuati da terzi che non sono andati a buon fine? Se sì, siete riusciti ad individuare le motivazioni?

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giovedì 3 marzo 2011

Migliorare la nostra memoria (2)

Periodicamente, qui su QualitiAmo torniamo sul discorso del miglioramento della memoria perché crediamo sia fondamentale per fare al meglio il nostro lavoro.
Ricordare la frase giusta al momento giusto, sapere dove reperire alcune informazioni, concentrarsi per ritrovare tutte le nozioni apprese relative all'utilizzo di un particolare strumento, infatti, potrà facilitare moltissimo il nostro lavoro.

Per consolidare  le  informazioni  e fissarle per sempre nella nostra memoria  a  lungo  termine,  il modo migliore di agire è quello di utilizzare più volte le informazioni appena apprese.
Fare  un  uso  cosciente  di ciò che si è appreso, infatti, aiuta ad attivare un'area cerebrale più vasta nel processo di memorizzazione e ci supporta nel fissare i concetti che vogliamo ricordare.

Se, ad  esempio,  vogliamo ricordare un  nuovo  vocabolo straniero appena appreso, dovremo provare ad utilizzarlo in diverse frasi che lo contengono, favorendo, così, il consolidamento nella nostra memoria della parola appresa.

Non vi siete mai chiesti perché attività come guidare la macchina o andare  in  bicicletta  si  ricordano  per  tutta  la  vita? Proprio perché le abbiamo messe in pratica e le abbiamo legate a tanti, tanti esercizi.

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mercoledì 2 marzo 2011

Progettare un sistema d'ascolto

Come si fa a progettare un sistema di ascolto che ci permetta di avere le idee chiare su ciò che pensano i nostri clienti di noi? Quali sono le caratteristiche che dovrebbero definirlo?

Noi abbiamo provato a raccoglierne qualcuna. Riuscite ad aggiungerne altre?

Caratteristiche di un sistema di ascolto

1) dimensionato alle capacità e all'interesse aziendali a gestire informazioni
2) con obiettivi allineati alloe priorità strategiche
3) sistematicità e continuità
4) composto da canali multipli, complementari per delineare un quadro d'insieme
5) non ridondante
6) coerente con la tipologia di settore e di clienti
7) che consenta la raccolta degli stimoli "a caldo"
8) che serva ad individuare eventuali problemi
9) capace di esplorare tutti gli aspetti della relazione con il cliente

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martedì 1 marzo 2011

I clienti fedeli rendono di più

I clienti fedeli sono disposti a pagare prezzi più elevati anche perché passare alla concorrenza significa spiegare da capo le loro esigenze che la vecchia azienda già conosce e soddisfa.

I clienti fedeli raccomandano il prodotto/servizio a parenti, amici, conoscenti. Il potere del passaparola è immenso, ricordatevelo...e usatelo con QualitiAmo! ;o)

Un altro vantaggio che deriva dai clienti fedeli è che sanno già cosa comprare e come utilizzare i servizi e quindi fanno spendere meno tempo e meno risorse per servirli.

In ultimo, un cliente fedele tende a comprare nel tempo sempre più prodotti/servizi con una netta crescita dei ricavi.

Avete ancora dei dubbi sul fatto che la fedeltà paghi? ;o)

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