venerdì 29 marzo 2019

Lo studio sulle donne in carriera sentenzia che troppo belle fa apparire poco affidabili

Essere troppo avvenenti può portare i colleghi a maturare pregiudizi? Ce ne parla "Io Donna".

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giovedì 28 marzo 2019

Le nostre imprese non apprezzano i giovani manager

(Fonte: "Affari&Finanza")

"Sì, è vero, in generale i dirigenti italiani sono più vecchi di quelli di altri Paesi, ma ciò non è legato né a fattori genetici né alla mentalità del Paese, ma ad altri elementi". Difende a spada tratta i manager Mario Mantovani, il nuovo presidente della Cida, la confederazione dei dirigenti pubblici e privati.

(...)

Dottor Mantovani, allora perché i dirigenti italiani sono tra i più vecchi del mondo? In altri Paesi si diventa dirigenti anche prima dei 30 anni, qui da noi non prima dei 40, quando va bene.

"Non è che in Italia manchino aziende dove si diventa dirigenti prima dei 30 anni. Si tratta, in genere, di imprese in forte crescita, innovative e con una proiezione globale. Ma nel sistema italiano queste imprese sono poche. Prevale invece un genere di aziende con strutture più antiche e consolidate dove c'è meno bisogno di manager giovani. E' un Paese dove l'esperienza vale molto di più di altri fattori e lo dimostra il fatto che quest'anno è cresciuta l'occupazione degli over 50 e degli over 60. Ma non è che l'esperienza del passato sia sempre e in ogni caso utile: a volte il non sapere è un vantaggio, però è vero che le aree produttive in cui questo accade in Italia sono relativamente poche".

In quali settori operano le società più innovative in Italia?

"Sono imprese dei settori più variegati: consulenza, finanza, tecnologia, luxury. E' in questo genere di aziende che si diventa dirigenti a 30 anni".

(...)

Parliamo del ruolo del manager: è cambiato qualcosa nel loro stile di comando rispetto a qualche anno fa?

"Sì, oggi si lavora di più per obiettivi. Il dirigente non è più ai vertici di una piramide, ma è colui che ha la capacità di far raggiungere risultati ai dipendenti e quindi all'azienda. La gerarchia conta meno".

(...)

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mercoledì 27 marzo 2019

State seduti più di 6 ore al giorno? Attenzione, la vostra salute è a repentaglio

"La Stampa" ci spiega perché faccia male stare seduti tanto tempo di seguito. Direi che ci riguarda un po' tutti, no?

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martedì 26 marzo 2019

Fare carriera senza cambiare lavoro

Come si fa a fare carriera senza cambiare lavoro? Ce lo racconta "Business People".

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lunedì 25 marzo 2019

Cosa limita l'iniziativa?

Quali sono gli ostacoli che limitano l'iniziativa nell'ambiente di lavoro? Ce ne parla "Business People".

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venerdì 22 marzo 2019

Congedo di paternità

E' ancora qualcosa che viene lasciato al buon cuore delle singole organizzazioni ma, fortunatamente, se ne parla sempre di più. "L'Economia" ci racconta la realtà di un'azienda che ha deciso di concedere otto settimane di congedo ai neo papà. 

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giovedì 21 marzo 2019

Come gestisci le email ci dice che manager sei

Come gestite le vostre email? E che relazione c'è con l'essere un buon manager? Leggiamolo insieme!

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mercoledì 20 marzo 2019

Colloquio di lavoro? Fai le tue ricerche!

Come fare le ricerche necessarie prima di presentarsi a un colloquio di lavoro? Eccovi qualche dritta!

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martedì 19 marzo 2019

La vera sfida di oggi: rilassarsi

E' vero che rilassarsi ha poco a che fare col lavoro ma abbiamo voluto comunque portare alla vostra attenzione l'argomento perché, quando non si è rilassati, la vita si complica notevolmente e ci sono forti ripercussioni anche nell'ambiente lavorativo.
Come fare, dunque, a rilassarsi un po' di più? Ce ne parla "Business Insider Italia".

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lunedì 18 marzo 2019

Colloquio di lavoro, come prepararsi: i sei errori da non fare

"L'Economia" ci illustra quali errori occorre evitare durante i colloqui di lavoro.

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venerdì 15 marzo 2019

Vita in ufficio, si può essere davvero amici sul luogo di lavoro?

Come si conciliano i sentimenti, l’affetto, la maturità con la gestione dei conflitti e le ambizioni professionali? Che succede quando in ballo, oltre ai sentimenti e alle emozioni, ci sono obiettivi, risultati e soldi? Ce ne parla "Il Corriere della Sera".
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giovedì 14 marzo 2019

Burnout, come riconoscere in tempo l’«esaurimento da lavoro»

L’esaurimento emotivo colpisce più spesso le persone che lavorano nelle professioni di aiuto (come medici o poliziotti), ma è tipico anche di chi si ritrova schiacciato tra mille impegni di lavoro e familiare (le donne risultano più a rischio). I segnali? Ridotta produttività, tendenza a considerare le persone come oggetti e sensazione di perdita di significato della propria attività. Ce ne parla "Il Corriere della Sera".

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mercoledì 13 marzo 2019

Social network in ufficio: aumentano o rallentano la produttività?

Sempre i soliti sociali utilizzati in ambito lavorativo. Il male o il bene assoluto? 
Ce ne parla "Il Corriere della Sera".

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martedì 12 marzo 2019

Mini-esercizi ogni 45 minuti

Facile, gratis, alla portata di tutti: fare movimento è semplice e un toccasana per la nostra salute. Bisogna solo decidersi ad alzarsi dalla sedia. L’esempio pratico di una giornata lavorativa in «esercizio». Ce ne parla "Il Corriere della Sera".

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lunedì 11 marzo 2019

Etica d'impresa? La guarda solo il 2% di chi cerca lavoro

(Fonte: "Il Corriere della Sera")


Tra chi cerca lavoro, solo i più sprovveduti non sanno che le aziende, prima di prendere in considerazione qualcuno, si fanno un bel giro sui social per scovare le tracce della personalità dei candidati lasciate nel web. Molte imprese, invece, ancora non hanno presente che succede anche il contrario e cioè che i candidati vanno a caccia di "indiscrezioni" e "pettegolezzi" su di loro, soprattutto se provengono direttamente da chi è già dipendente dell'azienda. Lo si capisce da un'indagine di InfoJobs (...) che ha sondato un campione di 2700 candidati, evidenziando come, l'86% di loro, soprattutto i più giovani, cerchi informazioni sulla reputazione aziendale prima di rispondere a un'offerta di lavoro. 

Diventa così centrale, per le imprese che vogliano accaparrarsi i migliori talenti, realizzare programmi di marketing che diano attrattività al proprio brand come datore di lavoro. (...) Non basta quindi un buon sito aziendale e un'attenta gestione dei propri canali social (...) occorre prestare attenzione all'intera web reputation, ovvero a cosa si dice online dell'azienda. L'indagine infatti evidenzia che solo il 19% dei candidati guarda il sito corporate o i canali social dell'impresa, mentre il 67% si affida alla ricerca libera sul web, a caccia di qualcosa che vada oltre le informazioni fornite dall'azienda. 

(...)

Nella graduatoria degli elementi che vengono presi in considerazione dai giovani talenti quando valutano la proposta di assunzione di un'azienda, al primo posto (50% dei rispondenti) si colloca il "clima aziendale" e più precisamente come lavorano nel quotidiano i dipendenti, con quali ritmi e in quale ambiente. Un elemento considerato più importante persino dell'andamento economico dell'azienda, considerato solo dal 44% degli intervistati. Seguono la mission e i valori aziendali (42%), l'offerta formativa e i percorsi di carriera (entrambi al 41%).
Sembra infine prevalere una visione egoistica del proprio potenziale rapporto di lavoro, visto che solo pochissimi candidati (2%) sono interessati agli aspetti più etici del business, dalle attività di responsabilità sociale messe in piedi dal datore di lavoro al volontariato aziendale.

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venerdì 8 marzo 2019

Enigma robot sull'occupazione

(Fonte: "Affari&Finanza")

(...) Intelligenza artificiale, autonomazione e robotica sono alcune delle innovazioni tecnologiche che avranno nei prossimi anni un forte impatto sul mondo del lavoro.
Uno scenario che preoccupa, visto da alcuni come una minaccia per via della disoccupazione che potrebbe scaturirne, considerato che le macchine andranno in molti casi a sostituire gli esseri umani. Mentre altri guardano a questa evoluzione come a un'opportunità: diversi studi evidenziano infatti come queste innovazioni potrebbero creare nuove prospettive professionali, a patto di saperle sfruttare aggiornando le proprie competenze e continuando a formarsi. 

Una recente indagine Ocse sottolinea come nei paesi industrializzati un posto di lavoro su due potrebbe essere presto sostituito dall'intelligenza artificiale; quasi certamente uno su sei. Mentre secondo uno studio del World Economic Forum (...) entro il 2025 i robot potranno gestire il 52% dei compiti attualmente svolti dagli esseri umani, ossia quasi il doppio rispetto a oggi. 

Riqualificando il personale e aggiornandone le competenze, alla fine però il bilancio potrebbe essere positivo, con la creazione di più posti rispetto a quelli che verranno cancellati. Infatti, a fronte dei 75 milioni di posti di lavoro in via di estinzione fino al 2022, secondo lo studio l'affermarsi delle nuove tecnologie potrebbe creare 133 milioni di nuovi ruoli. I più interessati dalla sotituzione dei robot saranno i settori industriale, della contabilità, della gestione clienti, postale e di segreteria. Si salveranno i lavori in cui sono fondamentali le "abilità umane" come vendite, marketing e servizio clienti, insieme all'e-commerce e alla gestione dei social media. 

Guardando all'Italia, secondo l'organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, il 15% dei posti è "a rischio automazione" mentre il 35,5% presenta un "rischio significativo".

(...)

Gli italiani si mostrano positivi verso le nuove tecnologie. Non temono, infatti, l'intelligenza artificiale, ma guardano a questa innovazione come a un'opportunità. Due terzi dei dipendenti coinvolti nell'indagine ritiene che automazione, robotica e intelligenza artificiale influenzeranno positivamente il proprio lavoro nei prossimi cinque o dieci anni e l'80% considera positivamente il crescente impatto della tecnologia sul mondo del lavoro. 

(...)

Solo il 9% delle aziende prevede, nei prossimi due anni, di ridurre il numero dei suoi dipendenti grazie alle funzioni di automazione. La maggior parte (69%) ritiene che il numero dei dipendenti complessivamente non cambierà. Inoltre il 18% sostiene addirittura che la forza lavoro aumenterà proprio grazie all'automazione. Su quest'ultimo fronte, i maggiori incrementi di personale sono previsti nei dipartimenti It. Mentre torna anche in questo caso con forza il ruolo centrale della formazione: la maggior parte del campione coinvolto (...) intende infatti formare e aumentare le competenze dei dipendenti che già sono in azienda per orientarli verso percorsi di crescita, piuttosto che cercare all'esterno nuovi talenti.

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giovedì 7 marzo 2019

In ufficio senza posto fisso

Cosa ne pensate? Si lavora meglio o peggio impostando le cose in questo modo?

(Fonte: "Il Corriere della Sera")

Da un certo punto di vista è meglio di Tinder. Vedi sul cellulare dove si metterà seduto il collega che ti piace, prenoti il posto di fronte a lui e il gioco è fatto. Viceversa, potrà capitare di trovarsi accanto un rompiscatole. Ma in quel caso ci si potrà rifugiare nelle «Quiet Room» o nelle «Focus Room», salette che si possono occupare al momento del bisogno, come le «Phone Booth», riservate alle telefonate. Si scherza, naturalmente, ma la prenotazione della scrivania tramite app aziendale è una delle novità che più saltano all’occhio nella nuova sede Fastweb di piazza Adriano Olivetti a Milano, con vista sulla Fondazione Prada nel lato Nord, e sul cantiere Symbiosis nel lato Sud. In entrambi i casi, orizzonti aperti che riposano la vista. «Oggi ho prenotato sul lato Sud perché stasera voglio fotografare il tramonto», dice Luciana De Laurentiis, 52 anni, la manager della comunicazione interna che per un anno e mezzo ha lavorato alla preparazione di questo grande trasloco destinato a un migliaio di dipendenti e cominciato un mese fa. «Era importante che si sentissero tutti coinvolti: al workshop con cui abbiamo creato la newtiquette, le nuove regole di convivenza, hanno partecipato in 140».

Fastweb è l’ultima multinazionale ad aver scelto di creare spazi che mettono in primo piano il dipendente e lo smart working, il lavoro intelligente. Basti pensare al Gruppo Generali, che si è trasferito l’anno scorso nella Torre progettata da Zaha Hadid a CityLife. Anche lì le scrivanie non sono fisse, ma ognuno si siede dove c’è posto: sono duemila, per 2.050 dipendenti, con un indice di occupazione tra lo 0,9 e l’uno, perché tiene conto del fatto che due volte alla settimana si può lavorare da casa. Nella Microsoft House di viale Pasubio, sempre a Milano, che ospita due terzi degli 830 dipendenti italiani, prevalgono le sale riunioni e in alcune c’è pure l’amaca! Le scrivanie libere si possono occupare giorno per giorno, le sale vanno prenotate al computer. Il flexible seating era stato adottato già nel 2011 da Vodafone, dopo il trasloco nel «Village» di via Lorenteggio.

Sta cambiando la percezione del prestigio. «Il modello di leadership è molto più moderno, adesso», spiega Marco Pennarola, capo del Go to Market Enterprise&Wholesale di Fastweb, 52 anni. Lui nel trasferimento ha perso una meravigliosa pothos sempreverde, che mostra con nostalgia sullo smartphone, nell’ex ufficio all’undicesimo piano di viale Fulvio Testi con vista sulle montagne. «Più che per me è stato difficile per i miei collaboratori — ammette Barbara Mascheroni, 47 anni, direttrice acquisti —: sono ancora a disagio se lavorano nelle scrivanie vicino a me. Certo, non nego che in certi momenti sarebbe molto comodo avere un ufficio di rappresentanza dove accogliere i clienti. In quei casi prenoto una sala meeting».

Altra bizzarria nell’azienda di telecomunicazioni: da Fastweb non ci sono telefoni fissi, tutti lavorano con il cellulare e le cuffie bluetooth. E non è inverosimile trovare qualcuno sdraiato nelle chaise longue con il portatile sulle ginocchia. Così come può capitare di incrociare chi rientra dalla corsa e si è appena fatto la doccia nel seminterrato. «Per me è comodissimo», racconta Concetta Di Vincenzo, 43 anni e due figli di 9 e 7. «Anche mio marito lavora qui e solo in pausa pranzo riusciamo a fare running insieme: quando siamo a casa uno di noi deve restare con i bimbi». «Il nostro obiettivo era passare dallo smart working al working smart», chiude Luciana De Laurentiis. Il modo più intelligente di lavorare lo trova il dipendente in base alle sue esigenze. Più è felice, più produce.

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mercoledì 6 marzo 2019

Robo: dopo gli operai a essere minacciata sarà la classe media

Un libro dell’economista Richard Baldwin sulla globotica spiega i pericoli tecnologici dietro l’angolo. Ce ne parla "La Stampa".

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martedì 5 marzo 2019

Sfruttare meglio il proprio tempo? Ecco le regole!

Come si può sfruttare meglio il tempo che abbiamo a disposizione? Eccovi nove regole che ci possono dare qualche spunto in merito.

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lunedì 4 marzo 2019

Cosa chiedono i lavoratori di domani

(Fonte: "Il Corriere della Sera")


I millennial? Ex giovanissimi sorpassati dai nuovi giovani della “Generazione Z”. Quelli della Y, i millennial, ormai sono ben conosciuti dalle aziende, mentre gli Z, che cominciano a entrare nel mondo del lavoro, rubano la scena delle indagini sociologiche. Perché il problema è sapere come inserire al meglio gli Z nelle organizzazioni aziendali, visto che gli imprenditori non possono rischiare di sprecare questi nuovi talenti poco più che ventenni. 

A capire le aspettative dei nativi digitali che incontrano il mercato del lavoro ci ha provato Sodexo, multinazionale francese di servizi a imprese e privati, che ha condotto lo studio “Workplace Trend”. Il centro dell’indagine riguarda proprio “i nativi digitali” della Generazione Z, composta dai nati tra il 1995 e il 2012, che sono già 2 miliardi in tutto il mondo e che tra soli sei anni rappresenteranno il 30% della forza lavoro globale. 

Lo studio cita diversi contributi, a partire da quello della Varkey Foundation di Londra che ha intervistato 20 mila Z di 20 paesi del mondo e ha certificato che l’84% di loro crede che “la tecnologia possa contribuire a costruire un domani migliore”.
Secondo poi Bank of America quasi la metà degli Z (46%) anche sul lavoro predilige i social media come forma di comunicazione. Addirittura il 94%, poi, dà gran peso all’etica di impresa, visto che considera la “promozione della responsabilità sociale” un aspetto prioritario nella scelta dell’azienda in cui lavorare. 

Le imprese, per attrarre e trattenere i nuovi talenti della Z, devono sostenere la loro ambizione di lavorare e vivere a ritmi veloci ma ciò non deve significare trascurare il loro benessere psico-fisico, preteso dal 94% del campione. Sodexo cita anche “l’esperto generazionale” David Stillman che, in una recente indagine, la “Gen Z @ Work”, conclude che i nativi digitali «sono competitivi perché hanno ben chiaro che non tutti possono essere vincitori. Vogliono quindi vincere per se stessi ma non rifiutano di lavorare con gli altri». Ciò deve spingere le aziende a sfruttare la disponibilità dei millennial che, in sei casi su dieci, «sono pronti a dare il loro supporto alle nuove generazione che si affacciano al mondo del lavoro».

In definitiva, sostiene Sodexo, sono cinque gli ambiti su cui devono concentrarsi le aziende per attirare il potenziale della Generazione Z: investire nelle nuove tecnologie e nello smart working; sviluppare iniziative di coaching per aumentare le loro capacità trasversali; spingere sull’equilibrio vita-lavoro riducendo lo stress; favorire la comunicazione con i superiori; dare peso alla responsabilità sociale e ambientale.

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venerdì 1 marzo 2019

Come ci si mantiene energici quando si è stanchi morti?

Essere sempre al massimo anche quando si è molto stanchi non è per niente facile. Questo medico che lavora al pronto Soccorso ci offre qualche trucco che forse possiamo provare a riprodurre nella nostra vita qaotidiana ogni volta che ci servirà.
Cosa ne pensate?

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