Una
partita di rugby per imparare a muoversi in blocco, una giornata
passata all’interno
di un resort per raccogliere consigli su nuovi servizi per il benessere
dei dipendenti, un giro a cavallo per imparare a interagire con uno
sconosciuto. Sono sempre più numerose le aziende che scelgono iniziative
outdoor per costruire e cementare lo spirito
di squadra all’interno dell’organizzazione. «Lo sport
è un ottimo strumento di formazione manageriale perché consente di
riprodurre, in un contesto divertente, le dinamiche tipiche di una
giornata in ufficio, tra problematiche da superare e imprevisti da
fronteggiar», spiega Carlo Romanelli, fondatore e presidente di Net
Working, società di consulenza e formazione aziendale.
Qualche esempio?
«Il golf negli Stati Uniti spesso viene utilizzato
come strumento di assessment (valutazione) per capire se una persona ha
le caratteristiche giuste per ambire a una determinata posizione in
azienda, dal rispetto delle regole alla capacità di resistere alle
tensioni. Questa disciplina crea occasioni di socializzazione,
per cui può essere utilizzata quando si vuole creare maggiore empatia
all’interno di un gruppo». Diverso il discorso per il rugby, che aiuta a
pensare a muoversi tutti insieme. Questo
sport
è focalizzato sulla logica del sostegno al portatore di palla: «Una
dinamica non dissimile da quelle che spesso si vedono in azienda quando
c’è un progetto da realizzare in tempi brevi
e non basta il lavoro di uno solo», aggiunge Romanelli. Che nel suo
lavoro adotta anche altri
sport
come il basket (“Collaborare per liberare un uomo al tiro”) e il volley
(“Ogni palla che arriva nel proprio campo può essere un’opportunità”)
per favorire il teambuilding.
«Le iniziative
per costruire e fare squadra, per il management stanno diventando un
importante strumento per competere», sottolinea Roberto Beccari,
presidente di Manageritalia Milano. «Infatti, per migliorare
l’organizzazione del lavoro servono engagement (impegno) benessere,
fiducia e collaborazione. Per questo può risultare utile uscire
dall’azienda e vivere momenti conviviali in situazioni ludiche,
esperienziali o di wellness».
Le esperienze di numerose aziende – a dire il vero quasi esclusivamente
quelle di una certa dimensione, che hanno budget, ma soprattutto
un’organizzazione risorse umane adeguati – vanno in questa direzione.
«Siamo partiti dalla convinzione che essere felici
sul posto del lavoro renda migliore la qualità di ciò che facciamo»,
racconta Walter Bucelli, direttore generale di Enegan (fornitura di luce
e gas). «Tra le iniziative adottate segnalo un week-end trascorso in un
resort toscano, durante il quale tra momenti
ludici e riflessioni di gruppo, sono stati raccolti suggerimenti su
come migliorare la vita in ufficio, che hanno portato la direzione ad
adottare iniziative come convenzioni bancarie e assicurative e di
benessere aziendale».
Sirti (reti di telecomunicazioni)
realizza da tempo iniziative di outdoor training per i percorsi di
inserimento dei giovani neolaureati, ad esempio attraverso la scherma,
«come metafora sportiva dei concetti di gestione della relazione,
leadership non gerarchica e capacità di influenza»,
racconta il responsabile risorse umane Clemente Perrone. «Altre volte
ricorriamo all’orienteering culturale come metafora per rafforzare il
team working e sviluppare le capacità di gestione del lavoro per
obiettivi e di ottimizzazione nell’uso del tempo»,
aggiunge. Due approcci differenti, accomunati dalla volontà di testare
non solo il sapere, ma anche il saper fare.
Le iniziative fuori azienda variano sensibilmente in base agli obiettivi
prefissati. Così se Sb Italia ha organizzato una caccia al tesoro,
coinvolgendo i dipendenti a tutti i livelli per festeggiare i buoni
risultati del business e dar vita a un momento di
condivisione del team allargato, Favini (stampi utilizzati nella
produzione di ecopelle e di altri materiali sintetici) partecipa a “Win
Win”, torneo interaziendale che coinvolge ogni anno le più importanti
aziende del bassanese, tra
sport,
degustazioni culinarie e gare artistiche. «È un’occasione per dare
sfogo alle proprie capacità», racconta l’ad Eugenio Eger. «Non solo.
Nell’ultima edizione della manifestazione una
band composta da dipendenti di varie divisioni della nostra azienda ha
preso parte alla competizione musicale, riscontrando poi benefici in
termini di affiatamento».Tommaso Concina, country manager di Dupont
Italia (chimica), ricorda una giornata trascorsa
con tutto il team della Penisola sui cavalli a Versailles. «Anche chi
non aveva mai fatto questa esperienza è stato chiamato a interagire dopo
una brevissima formazione e questo ha consentito di affrontare alcune
situazioni tipiche della vita aziendale: affrontare
e superare la paura per le sfide che si presentano, imparare a
interagire con gli sconosciuti, infine costruire un percorso di fiducia
reciproca con i colleghi che lavorano al medesimo progetto».
Tutte
esperienze indirizzate in definitiva a migliorare l’efficienza
dei processi e accelerare sul fronte della produttività, un terreno che
vede il nostro Paese arrancare rispetto ai concorrenti internazionali.
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