martedì 6 settembre 2016

Senza un colpo di fortuna il merito non si esalta

(Fonte: "Il Venerdì")

La fortuna conta. Gli scettici si mettano l'animo in pace. 
Se venite al mondo negli Stati Uniti, anziché nella Repubblica del Congo, i vostri guadagni si moltiplicheranno per 93.

Certo, ci sono diversi livelli di fortuna, fortune naturali, occasionali o procurate: ma è essenziale essere al riparo della buona sorte, per vivere come si deve.

All'argomento, riconoscibile per ciascuno di noi e vagamente irritante, dedica un saggio di spessore Robert H. Frank, docente di economia alla Cornell University.

(...)

Mettetevi l'anima in pace, perché per quanto pretendiate che le vostre capacità vengano riconosciute, se non avrete una consistente dose di fortuna, la questione si rivelerà più spinosa del previsto.

(...)

La meritocrazia, (...), è un valore "passivo", invocabile, ma travolto da successi e fallimenti provocati invece da fattori incontrollabili. Per esempio, nascere in un posto anziché in un altro, in una famiglia anziché in un'altra, venir educati in un certo modo, fare certi incontri (o mancarli per una frazione di secondo): la fortuna è essenziale. E l'importante (...) è decifrare il suo peso e collocarlo nella nostra storia. Saperlo riconoscere, quando lo s'intravede all'orizzonte. Metterci del nostro, non limitarsi a contemplarlo.

Non è vero che siamo tutti uguali, almeno ai blocchi di partenza e, la fortuna forse è cieca, forse è dispettosa. Non va lasciato nulla di intentato per acchiapparla, karma o non karma. E questo, davvero, è un modo di ragionare da americani: gente ostinata, impossibile da smontare.
Appropriatevi di questa attitudine, dice Frank. E darete una spintarella nella giusta direzione alla partita imprevedibile chiamata vita.

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