venerdì 22 aprile 2011

Quali sono i miei punti di forza?

Conoscere i propri punti di forza è importante QUASI come conoscere le debolezze.
Non ci credete? Leggete un po' cosa scrive Peter Drucker.

Molti credono di sapere quali sono le cose in cui eccellono, ma di solito si sbagliano. È più frequente
che le persone conoscano le proprie debolezze, e anche qui il più delle volte sono in errore.
Eppure, la performance del singolo dipende dai suoi punti di forza: non si possono conseguire risultati
a partire dalle proprie debolezze, e meno che mai da ciò che non si è in grado di fare.


Una volta non era necessario conoscere i propri punti di forza. L'individuo nasceva già destinato a una posizione e a un lavoro ben definiti: il figlio del contadino diventava anch'egli un contadino,la
figlia dell'artigiano sposava un artigiano, e così via.
Ma oggi è possibile scegliere: dobbiamo conoscere i nostri punti di forza per capire qual è il nostro
posto nella società.
 

L'unico modo di scoprire il proprio potenziale è tramite I'analisi del feedback.
Quando si prende una decisione o si intraprende un'azione cruciale, è buona norrna scrivere da qualche parte il risultato atteso, e poi, nove o dodici mesi dopo, confrontare i risultati effettivi con quelli previsti. 


(...)

Praticato con costanza, questo semplice metodo vi mostra in tempi ragionevolmente brevi, forse due
o tre anni, quali sono i vostri punti di forza, che è poi la cosa più importante da sapere. In particolare,
permette di individuare le azioni o le mancate azioni che vi impediscono di godere appieno dei benefici dei vostri punti di forza; vi mostra le aree in cui non siete particolarmente competenti, e infine quelle in cui non avete alcuna abilità e dove, dunque, non potete conseguire risultati.


Dall'analisi del feedback emergono diverse implicazioni pratiche.
Prima di tutto, concentratevi sui vostri punti di forza, ponendovi laddove le vostre potenzialità possono produrre risultati.
In secondo luogo, impegnatevi a migliorare i vostri punti di forza. L'analisi mostra rapidamente dove
dovrete migliorare le vostre abilità o acquisirne di nuove, evidenziando anche le lacune nella vostra conoscenza, che di solito potrete colmare. Matematici si nasce, ma tutti possono imparare la trigonometria.
In terzo luogo, scoprite dove I'arroganza intellettuale si traduce in un'ignoranza paralizzante, e
superatela. 

Moltissime persone, specialmente quelle specializzate in una data area, disprezzano le cognizioni in altri campi oppure pensano che essere intelligenti sia una buona alternativa alla conoscenza. Per esempio, i migliori ingegneri vanno spesso orgogliosi di non sapere nulla sulle persone; gli esseri umani, pensano sono troppo disordinati per la mentalità di un bravo ingegnere. Dal canto loro, i professionisti delle risorse umane spesso si vantano della propria ignoranza dei principi fondamentali della contabilità e dei metodi quantitativi. Ma andare orgogliosi di tale ignoranza è controproducente:
datevi da fare per acquisire le abilità e le conoscenze di cui avete bisogno per realizzare appieno
il vostro potenziale.
 

E altrettanto essenziale porre rimedio alle cattive abitudini, cioè alle azioni (o alle omissioni) che
ostacolano I'efficacia e la performance.



(...)

Mettendo a confronto le aspettative con i risultati, si impara anche a capire cosa è meglio non fare. Abbiamo tutti un gran numero di aree nelle quali non possediamo né talento né abilità e dove abbiamo
solo una minima probabilità di diventare a malapena mediocri. Un individuo non dovrebbe mai accettare lavoro, occupazioni e incarichi in queste aree, specialmente se è un lavoratore della conoscenza.
Bisognerebbe dedicare il minor tempo possibile a migliorare le aree di scarsa competenza;
occorrono molta più energia e impegno per passare dall'incompetenza alla mediocrità che per
passare da un'ottim a performance all'eccellenza.
Eppure, moltissime persone - soprattutto la maggior parte degli insegnanti e delle organizzazioni
- si concentrano sul trasformare un individuo dalle performance incompetenti in uno dalle performance mediocri, quando invece I'energia, le risorse e il tempo dovrebbero essere dedicati a
trasformare una persona competente in un campione d'eccellenza.



(...)

Per i lavoratori della conoscenza "qual è il mio modo di performare?" potrebbe essere una domanda ancora più importante di "quali sono i miei punti di forza?".
Ciascuno di noi ha una propria maniera di performare, così come ha i propri punti di forza; tutto
dipende dalla personalità. Sia essa una questione di natura o di educazione, quel che è certo è che la
personalità si forma molto prima che I'individuo vada a lavorare. E il modo di performare di una
persona è dato, così come lo sono le cose che sa o non sa fare. Un individuo può modificare leggermente il proprio modo di performare, ma è improbabile che riesca a cambiarlo radicalmente, e
di certo non con facilità. Gli individui possono conseguire risultati facendo ciò che sono capaci di
fare, ma anche lavorando nei modi in cui ottengono le performance migliori.


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