mercoledì 16 ottobre 2013

Le priorità dei manager nel XXI secolo

Sull'ultimo numero della rivista: "The European Business Review" ho letto un articolo interessante che ha per tema ciò che debbano fare i manager nel ventunesimo secolo per essere considerati professionisti validi.

La risposta, ovviamente, non è né facile né immediata perché i manager si differenziano enormemente uno dall'altro a seconda delle loro responsabilità, dello stile che decidono di adottare, del tipo di problemi che si trovano a dover fronteggiare, del settore nel quale operano, della strategia adottata dalle organizzazioni per cui lavorano, delle caratteristiche delle loro aziende, ecc.
Ci sono così tante variabili da considerare che generalizzare è estremamente difficile e anche fuorviante.

Anche ricorrere alla vasta letteratura tecnica che ha trattato l'argomento non ci aiuta particolarmente. Peter Drucker, ad esempio, si focalizza su tre aree:
  1. prendersi al responsabilità dei risultati economici dell'organizzazione
  2. gestire la struttura e le competenze
  3. organizzare le attività e il lavoro per massimizzare l'efficienza
Per fare tutto questo, un manager deve fissare obiettivi, organizzare, motivare, comunicare, misurare e gestire le persone.

Mintzberg affronta alcuni miti relativi al lavoro dei manager spiegando che queste persone sono spesso molto meno prevedibili di quanto i modelli vorrebbero far apparire, meno sistematiche nel loro agire e, soprattutto, portate spesso a decidere con pochissime informazioni a loro disposizione. Per fare il manager, dunque, conta spesso più l'esperienza della conoscenza perché il management non può essere limitato ad una competenza che si possa imparare sui libri.

Kotter sostiene, invece, che i bravi manager abbiano una visione chiara di ciò che occorre fare in futuro e una buona rete di conoscenze (interne ed esterne) che possono aiutarli a raggiungere gli obiettivi che si sono posti.

Più di recente, Barlett e Ghoshal hanno spiegato che strategia, struttura e sistemi sono stati sostituiti da scopo, processi e persone.

Come vedete, non esiste una risposta univoca alla nostra domanda ed è per questo che la rivista ha deciso di rivolgerla direttamente ai manager di oggi, sperando di avere risposte più organiche e riconducibili a un modello.

Ciò che ne è derivato è che oggi, per essere considerati buoni manager, occorre fare fondamentalmente quattro cose che inizieremo a considerare a partire da domani.
Non mancate!

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