martedì 31 ottobre 2017

Una rivoluzione per i manager delle risorse umane

(Fonte: "Affari&Finanza")

Nel 2020 il manager delle Risorse  umane (human resourcese, Hr) non avrà più un ruolo “amministrativo”, ma diventerà  il  leader  del  cambiamento  in  azienda.  Conoscerà bene il mondo digitale e meno quello legale. Preferirà la gestione della diversità, alle relazioni industriali. Ad anticipare il futuro  dei  dirigenti  delle  risorse umane è un’indagine di Aidp e dell’Università Cattolica di Milano: «L’Hr manager si troverà ad affrontare  uno  scenario  molto complesso e sarà sempre più un generatore di intelligenza interna  all’azienda, diventerà un crocevia  di  informazioni,  colui  che promuove lo sviluppo del sapere dell’azienda e affianca i singoli manager nella loro crescita».
La  prospettiva è  stimolante, gli obiettivi sono ambiziosi, ma la strada è ancora lunga. Sempre secondo l’indagine, il ruolo attuale dell’Hr manager continua ad essere più operativo che
strategico, mentre gli stessi direttori del personale chiedono un maggiore coinvolgimento nelle
attività aziendali.
In realtà anche qui l’Italia si divide in due: ci sono le Pmi, ancora legate al ruolo tradizionale
dell’Hr manager, e le multinazionali dove il futuro è già una realtà.  Pino  Mercuri,  direttore
delle Risorse Umane di Microsoft  Italia,  racconta,  ad  esempio, uno scenario Hr modificato
profondamente  dal  maggiore impatto  della  tecnologia:  «Il 50% del tempo di un uomo di
azienda  si  spende  davanti  a smartphone, tablet o strumenti come  le  videoconferenze.
L’85% delle ‘top 500’ aziende statunitensi usano strumenti di social networking per la comunicazione, il co-design e la co-creazione e per la ricerca dei talenti.
Oggi abbiamo a disposizione sistemi che permettono di analizzare una mole infinita di informazioni  dando  intelligenza  ai dati. Molte aziende sfruttano efficacemente la ricchezza offerta dalla tecnologia per fare corsi in mobilità, per gestire online il piano delle ferie e le note spese. Tutto questo modifica radicalmente il lavoro dell’Hr manager».
Stiamo parlando di una figura che aiuta l’azienda a vivere nel mondo digitale. E’ un abilitatore del cambiamento. Attiva le funzioni di digital recruiting per una parte del personale,  crea  delle  learning community, utilizza software simili  all’intelligenza  artificiale per la selezione iniziale ma anche  per  i  processi  di  carriera all’interno delle aziende. Insomma, è un interlocutore privilegiato che interpreta le nuove aspettative e trova le soluzioni.
Ad esempio, si utilizzano già strumenti di intelligenza artificiale in fase di selezione. I candidati neolaureati registrano  delle video interviste, un algoritmo le classifica e valuta le risposte e
questo è un esempio di integrazione tra uomo e macchina per ottenere risultati migliori. 


L’Hr manager deve pensare anche ai nuovi modelli di lavoro, come lo smart working. Smart working
significa pensare e organizzare gli spazi sulla base delle attività da svolgere. Ovvero, non esiste
più la postazione della persona singola, ma uno spazio dove si lavora insieme, un altro dove potersi isolare per fare una telefonata,  e  un’area  che  ricorda  il concetto della casa, per rilassarsi, condividere idee, e agevolare la creatività. Molte multinazionali lo hanno già implementato,
anche se per ora ha una veste solo sperimentale. Ma siamo ancora all’inizio: l’utilizzo di strumenti tecnologici e lo smart working  sono  solo  alcuni  degli esempi di come si può anticipare il cambiamento in azienda. Per  farlo  abbiamo  bisogno  di HR manager illuminati e innovatori.


E i vostri responsabili del personale come sono? Pronti per questo cambiamento?

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