lunedì 18 dicembre 2017

L'ufficio del futuro

(Fonte: "Affari&Finanza")

«Il futuro entra in noi ancor prima che accada», è un aforismo di Rainer Maria Rilke. E sembra adattarsi perfettamente a quello che si sta verificando negli uffici del 2017. Open space e spazi
condivisi? La rivoluzione è già avvenuta. Di più. Sono già in molti a fare un passo indietro. Il nuovo
mantra sono spazi open space, per condividere idee ed esperienze, ma accompagnati da ambienti
più piccoli dove concentrarsi e raccogliere i pensieri.
(...) Se in principio sembrava che l’open office sarebbe stata l’opzione migliore per un risultato eccezionale, oggi si sta già imponendo un nuovo modello. Questa nuova organizzazione includerà una parte open space, ma anche aree riservate per una massima concentrazione, e quelle per attività che prevedono processi di collaborazione. Se l’ufficio open plan può promuovere una migliore interazione tra i componenti del team, è vero che gli impiegati sono più esposti a rumori e
interruzioni. Pertanto le stanze speciali, che garantiscono silenzio e lunghe ore di concentrazione, saranno sempre più diffuse.
 

(...) La cosa fondamentale prima di immaginare come saranno gli uffici del futuro è capire che
lavoro faremo nel futuro. L’impatto dell’innovazione tecnologica è riferito alla tecnologia della rete e
arriva dalla genetica. In questo senso l’innovazione sta consumando rapidamente i mestieri legati a tecnologie obsolete e spesso l’uomo sarà sostituito dalla macchina. Molte banche hanno già un robot al posto dello sportello e ci sono società di consulenza che hanno macchine in grado di rivedere i contratti. Tutto ciò è un’opportunità perché si creano nuove professionalità in uno scenario in rapida evoluzione. Come diceva Zygmunt Bauman ci troviamo di fronte ad “aziende liquide” che crescono e decrescono in base alla domanda del mercato. Mentre Frederick Laloux, nel suo libro Reinventare le organizzazioni, definisce le aziende future come “Fluide e con una missione collettiva: saranno porose e non più in connessione tra loro mentre le persone lavoreranno secondo modalità libere”. Risultato? (...) C’è una necessità delle aziende di essere molto flessibili e lo spazio che corrisponde a questo modello deve evolversi in modo rapido. Cosa dobbiamo aspettarci in pratica? Un grande hub che diventi il luogo della relazione mentre tutto ciò che non va fatto in team si può svolgere ovunque, da casa o in movimento. Altro problema spinoso è quello delle scrivanie condivise: quando bisogna svolgere attività in luoghi diversi e c’è flessibilità allora la scrivania personalizzata non serve, ma non è così per tutti. Insomma, bisogna declinare gli spazi basandosi sulla singola tipologia del lavoro. (...) Il modello fisico del futuro ancora non lo abbiamo visto: ora c’è un ibrido in cui l’utente
trova a disposizione la sua scrivania, la stanza per le conference call, la sala riunione. Sono importanti aree collaborative con nicchie relax in cui c’è bisogno di appropriarsi del proprio spazio.
E allora s’impone una nuova via: l’importanza di un “modello adattivo” fatto di oggetti fisici in
grado di muoversi assieme alle persone. Lo spazio si muove con noi e anche gli oggetti possono
spostarsi in modo che l’ambiente può essere riconfigurato e si adatta alle nostre esigenze. 

(...) Il singolo può costruire su misura la sua esperienza ma non c’è una ricetta per tutti uguale, la verità è che bisogna ascoltare le persone prima di progettare.
(...) Oggi c’è la moda della rimozione della postazione fissa ma il tema da indagare è l’articolazione
del luogo di lavoro. Rispetto alla contrapposizione open space o uffici individuali vale insomma una
terza ipotesi che è quella in cui convivono diverse forme spaziali, in cui accanto agli spazi condivisi
e ai sempre più rari uffici individuali ci sia una terza categoria, gli spazi chiamati della
“collisione” ovvero per incontri informali, per piccole riunioni, per incontri occasionali ma potenziali. A questi vanno ad aggiungersi le isole della socialità: cucine, bar, aree per giocare. L’ufficio del futuro è quindi una rete di spazi diversi e articolati capaci di rispondere
alle diverse esigenze, una rete flessibile nello spazio e nel tempo.


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