martedì 10 marzo 2009

Applichiamo i principi della produzione snella ai processi industriali

La parola “lean” ha dato l'assalto al nostro vocabolario quotidiano nello stesso modo in cui la metodologia che si cela sotto questo nome dà, normalmente, l'assalto agli sprechi che si possono rilevare in un'azienda o in un processo.

Da “lean thinking” a “impresa lean” e “lean manufacturing,” la parola ha creato, ormai, molti modi di dire di uso quotidiano. Ma cosa significa, davvero, essere “lean”?
Significa, essenzialmente, individuare e ridurre gli sprechi in modo da ridurre i costi e aumentare la competitività di un'organizzazione.

Sono due i grandi movimenti di pensiero che hanno mosso i primi passi da questi concetti e, precisamente, la Lean manufacturing e il Six Sigma nati, rispettivamente, in Toyota e in Motorola, entrambe aziende che lavorano su lotti.
E' naturale, dunque, che questi metodi siano stati applicati, per lo più, in aziende che lavorano nello stesso modo.

Ognuna di queste metodologie ha un focus centrale che diviene la base per lo sviluppo della sua struttura e dei suoi strumenti.
Per la produzione snella si tratta della fornitura di valore aggiunto al cliente, mediante l'eliminazione degli sprechi.
Per il Six Sigma si tratta, piuttosto, dell'eliminazione dei difetti cioè di quei prodotti o servizi che non sono conformi alle specifiche del cliente.

Come possiamo, dunque, applicare questi concetti alla produzione industriale di processo, diversa da quella che si basa su una produzione per batch?

Ne parleremo domani e vedremo di chiarirci tutti i dubbi.

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