giovedì 31 marzo 2011

Approfondiamo il concetto di Adhocrazia

Ricordate che, tempo fa, avevamo parlato di Adhocrazia? In questi giorni sto leggendo il libro: "50 grandi idee di management" di Edward Russell-Walling e mi sono imbattuta nell'argomento. Ho trovato alcune rifflessioni interessanti che vorrei proporvi.

Partiamo dalla definizione che l'autore dà di Adhocrazia: "Per quanto riguarda le strutture organizzative, l'adhocrazia è l'opposto della burocrazia - non strutturata, decentrata e, almeno in teoria, capace di dare risposte flessibili. In una burocrazia la struttura è più importante delle persone. Un'adhocrazia, invece, è progettata per valorizzarle al massimo".

Warren G. Bennis, il teorico dell'Adhocrazia (dal latino "ad hoc": per un determinato scopo) descrisse una struttura basata su gruppi di progetto (project teams) agili e flessibili nell'ambito della struttura. Egli previde che ,le aziende per sopravvivere, avrebbero avuto bisogno di strutture più orizzontali, flussi informativi più rapidi e gruppi di progetto che si sciogliessero una volta terminato il loro compito. Direi che non è affatto andato troppo lontano dalla realtà, vero?

Ma vediamo come Russell-Walling descrive la burocrazia: "È contraddistinta da compiti operativi e procedure formali altamente specializzati, da numerose norme e regolamentazioni autoprodotte,
da una comunicazione formale, da unità operative di grandi dimensioni e da un processo decisionale relativamente centralizzato. Dispone inoltre di molte tecnostrutture - plotoni di manager, pianificatori
e contabili. Il meccanismo di coordinamento è la standardizzazione delle procedure e dei prodotti - di cui sono responsabili i tecnocrati. In tal modo, essi detengono un potere considerevole
.

Potrebbe anche esserci una burocrazia povera di tecnostrutture, ma che presenta un'elevata centralizzazione del potere, invariabilmente concentrato nelle mani del fondatore o del direttore generale. In tal modo il meccanismo di coordinamento prende la forma della supervisione e del controllo diretti, e il capo e i manager principali esercitano l'influenza prevalente. La maggior parte delle aziende passa per questo stadio nei primi anni di vita".

Nel caso, invece dell'Adhocrazia, gli specialisti godono di una considerevole autonomia e vengono collocati all'interno di piccoli gruppi di progetto orientati al mercato. Poiché innovazione e creatività sono centrali per l'azienda, il livello di standardizzazione e regolamentazione è basso. 
Il coordinamento deriva dall'aggiustamento reciproco di gruppi ad hoc, in tal modo nessuna unità acquista
un potere sproporzionato.

La maggior parte dell'industria delle tecnologie dell'informazione più recente è organizzata secondo lo schema dell'adhocrazia, come nel caso delle agenzie pubblicitarie e delle nuove imprese delle comunicazioni.

Robert Waterman ha pubblicato un libro nel 1990 intitolato "Adhocrazia: la forza del cambiamento". Nel testo definisce l'Adhocrazia come "qualsiasi tipo di organizzazione che esce dai normali schemi della burocrazia per cogliere opportunità, risolvere problemi ed ottenere risultati".

In un'epoca di rapidi cambiamenti, organizzazioni come queste, con la loro capacità di adattarsi ed adeguarsi,
sono quelle che hanno più probabilità di ottenere successo. Cosa ne pensate? La vostra organizzazione è burocratica o adhocratica?

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1 commento:

alberto ferrari ha detto...

Francamente più che a Warren G. Bennis, penserei a Minzberg dove l'organizzazione adhocratica è molto ben tratteggiata non tanto in alternativa ad altre modalità organizzative, ma come più idonea di altre in determinati contesti ed ambiti di lavoro come la scuola, l'università, la ricerca. Ossia la dove i processi non sono facilmente standardizzabili e dove la professionalità e diretto coinvolgimento dei singoli operatori diviene, proprio per la non standardizzazione dei processi, fondamentali per il successo dell'"azienda".