martedì 13 dicembre 2016

La mia scrivania è un caos dunque farò carriera

(Fonte: "Il Venerdì")

Grande è la confusione sulla scrivania, la situazione è eccellente. Si può parafrasare così Mao Zedong per riassumere il contenuto di un nuovo saggio dell'economista e giornalista Tim Harford: "Messy. The power of disorder to transform our lives" (...).

Per Harford una delle più insospettabili ma potenzialmente dirompenti chiavi del successo può proprio essere una certa quantità di caos e imprevedibilità: nel lavoro come negli affari.

Mister Harford, ma davvero il disordine rende più produttivi?
"E' proprio così, ma capisco la sua sorpresa perché è anche la mia: io, ad esempio, provo piacere a riordinare la mia scrivania perché - inutile nasconderselo - siamo fatti così, abbiamo questo feticcio per tenere le cose al loro posto. Ma dopo averla sistemata, scopro che mi è più difficile lavorare, almeno fino a quando non è di nuovo in disordine.
Però non è una questione soggettiva: esistono studi che dimostrano questo effetto."

Come si può spiegare?
"Ci aiutano gli esperimenti dello psicologo Steven Whittaker. Studiando il modo in cui lavoriamo in ufficio, ha trovato che quanto più si cerca di organizzare i propri documenti, sia di carta che digitali, tanto più si perde il controllo delle informazioni su cui si lavora. Invece chi lascia che i documenti si accumulino in una pila sulla scrivania, sembra essere più efficiente al momento di ritrovare ciò che serve. La spiegazione sta nella difficoltà di prevedere il futuro, a meno che non si facciano lavori molto prevedibili, come la contabilità. Quando organizziamo le informazioni in cartelle seguiamo un ordine che ha senso in quel momento, ma può non corrispondere più ai nostri bisogni futuri: non sappiamo in anticipo quali saranno le cartelle più appropriate per i messaggi che arriveranno tra un mese o tra sei mesi. 
L'ordine impostato ieri, oggi può ostacolarmi, perché nel frattempo le cose cambiano." 

Vale anche per la scrivania?
"Sulla scrivania dei disordinati, in realtà, le cose si ordinano da sole: ogni volta che prendiamo un documento per usarlo e lo rimettiamo in cima alla pila, è come se la pila stessa si organizzasse. Perché le ultime cose con cui abbiamo lavorato, quelle che probabilmente ci serviranno di più anche dopo, saranno salite in cima. E quelle meno usate sprofonderanno verso la base della pila. 
Quello che sembra un mucchio di documenti riposti a caso, in realtà, non ha nulla di casuale".

(...)

Nel saggio lei non parla solo di scrivanie, ma di creatività, strategia, genio imprenditoriale come quello di Steve Jobs e di Jeff Bezos.
"C'è una strategia che accomuna, in un certo senso, anche Jeff Bezos e Donald Trump. Ed è proprio la strategia che ha portato Trump alla presidenza: scombussolare, creare una situazione confusa e disordinata - mi riferisco alle continue provocazioni verbali di Trump e al suo continuo cambiare argomento politico costringendo gli altri a rincorrere la sua sparata del giorno - sapendo di essere la persona più pronta a reagire al trambusto, creato ad arte, per avvantaggiarsene.

Besoz ha applicato una versione più seria, e del tutto imprenditoriale, di questa strategia impostata prima sul rompere gli equilibri - ad esempio irrompendo a sorpresa nel settore della vendita di giocattoli senza averne in deposito - e poi sul reagire prima di tutti, magari riducendosi a comprare dai concorrenti i beni ordinati, pur di soddisfare i clienti e imprimersi nella loro mente come servizio rapidissimo.

(...)

Steve Jobs invece apprezzava la virtù del disordine come stimolo alla creatività interna all'azienda: confidava nel potere degli incontri casuali tra dipendenti di reparti diversi perché dai loro scambi di vedute potessero scaturire nuove idee e soluzioni impreviste.
Per questo fece progettare gli edifici della Pixar con soltando due - ma molto grandi - toilette, dove tutti incrociavano tutti gli altri.

(...)

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