lunedì 9 dicembre 2013

Imparare a dire "no"

Vi riporto alcuni stralci di un articolo interessante pubblicato su "D" che spiega perché il "no" sia sempre stato meno popolare del "sì" e come liberarsi dalla schiavitù del sentirsi costretti a pensarla sempre in positivo.

Buona lettura!

C'è chi dice no. Ma è un'eccezione. Perlomeno oggi, per tutta una serie di ragioni, tendiamo a dire di sì.

(...)

Non ci sarebbe nulla di male. Se non fosse che troppo spesso diciamo sì ma vorremmo dire no.

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Raramente si celebra il no, questa specie di grata di metallo con cui muriamo la finestra tra noi e l'influenza degli altri.

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Il sì ha, per così dire, un ufficio stampa migliore: passa per la risposta di chi rischia, di chi vanta coraggio e un cuore buono, Mentre il no viene confuso con la negatività.
Ma è un errore. E' vero, a volte no e negatività sono sinomini: di impotenza, scontetezza petulante, paura inforndata. Ma il no può essere anche altro: è un momento di scelta chiara, sa annunciare, seppure indirettamente, qualcosa di positivo che è in noi.

(...)

Il no dice: "Io sono questo, ecco i miei valori".
Definisce il limite tra noi e gli altri, e rappresenta una consapevolezza potente, solitaria e adulta, che protegge dagli abusi altrui.

(...)

Il no sembra essere uno strumento che allontana le persone e impedisce di consolidare i rapporti (...) invece è il modo adeguato per incontrare gli altri, sostanziare i rapporti ed esercitare in modo sano la propria disponibilità.
Siamo vittime del mito del sì, di una presunta disponibilità totale.

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La maggior parte delle persone ricorda quanto sia stato importante dire sempre sì all'inizio della carriera. Ma oggi viviamo una fase dominata da internet e dai social media, entrare in contatto è più facile, siamo bombardati da richieste e proposte, ed è fondamentale sapere scegliere le più importanti.
Fateci caso, chi ha successo, chi è al vertice di una società, non è che ha meno cose da fare...è che sa scegliere meglio a quante e quali cose dedicarsi.

Domani leggeremo insieme la seconda parte di questo articolo che ci spiega perché siamo così abituati a dire sì.
Nel frattempo, mi piacerebbe che interveniste sull'argomento. Cosa ne pensate?

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