martedì 17 dicembre 2013

Perché la cultura è utile, anche quando non sembra

Ho terminato di leggere il bel libro di Nuccio Ordine "L'utilità dell'inutile" che è stato scritto per spiegarci come non sia vero che le cose utili sono solamente quelle che producono un profitto.

Il libro raccoglie citazioni e pensieri di autori famosi che servono a farci comprendere "l'utile inutilità della letteratura e gli effetti disastrosi prodotti dalla logica del profitto nel campo dell'insegnamento, della ricerca e delle attività culturali in generale".

Ve ne riporto qualche stralcio, sperando di fornire qualche input utile alla discussione.

(...)

"(...) considero utile tutto ciò che ci aiuta a diventare migliori.

Ma la logica del profitto mina alle basi quelle istituzioni (...) e quelle discipline (...) il cui valore dovrebbe coincidere con il sapere in sé, indipendentemente dalla capcità di produrre guadagni immediati o benefici pratici."

(...)

"In questo brutale contesto, l'utilità dei saperi inutili si contrappone radicalmente all'utilità dominante che, in nome di un esclusivo interesse economico, sta progressivamente uccidendo la memoria del passato, le discipline umanistiche, le lingue classiche, l'istruzione, la libera ricerca, la fantasia, l'arte, il pensiero critico e l'orizzonte civile che dovrebbe ispirare ogni attività umana.
Nell'universo dell'utilitarismo, infatti, un martello vale più di una sinfonia, un coltello più di una poesia, una chiave inglese più di un quadro: perché è facile capire l'efficacia di un utensile mentre è sempre più difficile comprendere a cosa possano servire la musica, la letteratura o l'arte".

(...)

Vi lascio con due splendide frasi tra le tantissime riportate dall'autore nelle pagine del suo libro:

"Osservate la gente correre indaffarata, nelle strade. Non guardano né a destra, né a sinistra, preoccupati, con gli occhi fissi a terra, come cani. Tirano diritto, ma sempre senza guardare davanti a sé, poiché coprono un percorso, già risaputo, macchinalmente. In tutte le grandi città del mondo le cose stanno così. L'uomo moderno, universale, è l'uomo indaffarato, che non ha tempo, che è prigioniero della necessità, che non comprende come una cosa possa non essere utile; che non comprende neppure come, in realtà, proprio l'utile possa essere un peso inutile, opprimente. Se non si comprende l'utilità dell'inutile, l'inutilità dell'utile, non si comprende l'arte; e un paese dove non si comprende l'arte è un paese di schiavi o di robot, un paese di persone infelici, di persone che non ridono né sorridono, un paese senza spirito; dove non c'è umorismo, non c'è il riso, c'è la collera e l'odio" (Eugène Ionesco)

"Quando intuì l'uso che si poteva fare dell'inutile, l'uomo fece il suo ingresso nel regno dell'arte" (Kakuzo Okakura)

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